mercoledì 24 dicembre 2008

E arriva Natale...

Eccoci qua, anche quest’anno Natale sta arrivando. Per me, che sono cattolica, ha un significato del tutto particolare, ma di solito anche per chi non lo è questo periodo assume un carattere speciale. Guardo fuori dalla mia finestra, guardo il cupo cielo invernale che tanto mi piace, e istintivamente ripenso a tutto ciò che è accaduto quest’anno a me e al mondo. Già, perché subito dopo il Natale sarà prossimo il 2009…
E allora penso agli amici sparsi in giro per il mondo che non riuscirò a vedere a quattr’occhi: penso a Julivan, a São Paulo, in Brazil, che con enorme coraggio porta avanti in modo straordinario una vita non facile, fatta di mille difficoltà…penso a Manu, sorridente, nel suo piccolo villaggio in Madagscar, che cura persone su persone, bambini su bambini, ora dopo ora, e mi domando se lì una fetta di pandoro riuscirà mai a procurarsela…penso a Yasu e al suo amore per l’Italia, alla sua scuola di canto là in Giappone, ai suoi concerti, alle prove…penso ad Arastu, a lottare nel suo Bangladesh con un libro di Gramsci in mano…e poi in questo periodo penso a Betlemme, alla canzone a lei dedicata da De Gregori… “Signore lo vedi /il panorama di Betlemme /questo cielo senza riparo /questo sipario di fiamme”…
Il mondo non è un posto facile dove vivere ed essere gioiosi a Natale non mi è facile: potrei scrivervi pagine e pagine di guerre, malattie, violenze. Ma permettetemi una fuoriuscita di ottimistica e determinata volontà: le cose possono cambiare e anche se il mio, o il nostro, contributo sarà piccolo, sarà sempre qualcosa. Non voglio cedere al pessimismo, non voglio.
Amiche e amici di blog, voi che magari siete capitati qui per la prima volta, e tu, che non sei più qui con me, ma di certo dentro di me, mi auguro che possiate passare questo periodo in gran serenità, in tranquillità o in gioiosa ribellione, a secondo del vostro carattere^^ Spero solo che possiate sentirvi bene, fisicamente e moralmente.
Sia che siate cattolici, ortodossi, musulmani, atei, buddisti, ebrei… vi auguro Buon Natale!
Merry Christmas! Joyeux Noel! Froehliche Weihnachten! Feliz Navidad! I'd milad said oua sana saida! Shinnen omedeto. Kurisumasu! Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan! Noeliniz Ve Yeni Yiliniz Kutlu Olsun! Chung Mung Giang Sinh! Sretan Bozic! Shub Naya Baras! Hyvaa joulua! Maligayan Pasko! Sarbatori vesele! God Jul! Selamat Hari Natal! Natale hilare et Annum Faustum!

lunedì 22 dicembre 2008

Assurdità natalizie bosniache

Scritto da: Azra Nuhefendić
Quest'anno Babbo Natale non porterà i suoi regali ai bambini di Sarajevo.
Così ha deciso la direttrice dei 25 asili nido della città, Arzia Mahmutović. La signora Mahmutović ha dato corso alla decisione presa dai vertici del partito musulmano SDA (Stranka Demokratske Akcije), di cui è membro.
Dopo aver introdotto nei nidi le lezioni di religione musulmana (invano le proteste e le petizioni dei genitori, che non volevano che i bambini si dividessero già da piccoli), le autorità di Sarajevo, dove il partito SDA ha la maggioranza, hanno deciso che "Babbo Natale non appartiene alla tradizione dei bosgnacchi (bosniaco musulmani)". Già negli anni precedenti avevano preso misure per ridurre o almeno ostacolare la celebrazione del Capodanno. Non è proibito farlo, ma si trovano scuse o si ostacolano i festeggiamenti nei locali pubblici. Si sta realizzando così quello che l'ex presidente bosniaco Alija Izetbegović prometteva nel 1996. Il presidente domandava ai media "di non imporre vari Babbi Natali e altri simboli strani al nostro popolo… Noi certamente non insisteremo su censure o divieti, ma prenderemo misure perché il nostro popolo, con disprezzo, respinga i valori sospetti".

venerdì 12 dicembre 2008

Abbiamo vinto !

Una battaglia, una battaglia è stata vinta.
Ieri sera ho riletto almeno cinque volte incredula la notizia.
Ieri sera s'è dimostrato che non si può decidere da Dux, che i diretti interessati vogliono partecipare alle decisioni perchè se no non sarebbe democrazia. Ci siamo mobilitati in massa, abbiamo riempito piazze, fatto corteii affollatissimi, occupato, autogestito, scioperato, abbiamo raccolto firme su firme. E alla fine la maggioranza ha vinto. Una vittoria, certo, di tutti coloro che si sono mobilitati, ricordando però che alcuni si sono mobilitati più di altri: non voglio dare un solo ed unico colore a questa vittoria, perchè c'era molta gente di centro-destra che ha firmato e manifestato, però è dato di fatto lampante che i militanti (siano stati studenti, genitori, insegnati o professori) che si sono "fatti il culo", che si sono sbattuti all'inverosimile, sono stati quelli di Sinistra. Non ho paura ad ammettere la verità.
"(...) Sul tempo pieno, si garantisce prioritariamente il tempo di 40 ore con l'assegnazione di due insegnanti per sezione e, solo come residuale lo svolgimento delle attività didattiche nella fascia antimeridiana, sulla base della esplicita richiesta delle famiglie. Prevista, inoltre, l'attivazione del modello a 24 ore (che comporta il cosiddetto "maestro unico") solo nelle prime classi e solo su esplicita richiesta delle famiglie."
Il maestro unico sarà facoltativo.
Uno dei passi indietro nell'istruzione pubblica italiana è stato fermato. Da noi, da noi tutti che ci siamo attivati e ci siamo fatti sentire, da noi che eravamo sì la vera maggioranza, da noi che avevamo dalla nostra ragioni pedagogiche, psicologiche, ma anche umane, in quanto ricordiamo che l'obbligo del maestro unico avrebbe comportato mobilità e licenziamenti di massa, verso persone anche loro con una famiglia da mantenere e col mutuo da pagare!
Oggi, giorno dello sciopero generale proclamato dalla CGIL, al quale hanno aderito alcuni Sindacati di Base, oltre che Unione degli Studenti, Unione degli Universitari, Coministi Italiani, Rifondazione Comunista e Verdi, oggi possiamo esultare che una battaglia è stata vinta.
Inoltre, non meno importante, le incandescenti proteste hanno fatto tremare la Gelmini che ha dichiarato "(...) La riforma del secondo ciclo scolastico, cioè le scuole superiori, è stata rinviata di un anno al 1 settembre del 2010."
Questa è democrazia. Quando dall'alto non ascoltano, quando dall'alto non dialogano con una maggioranza popolare evidente che grida "Non ci stiamo!", allora è pieno diritto attuare tutte le forme di protesta possibili. Sono stati costretti a guardarci loro, là dall'alto, e hanno avuto seriamente paura.
I nostri nonni, i nostri genitori, così fecero importanti conquiste nel passato. Noi oggi non siamo stati da meno.
Certo, la guerra è ancora lì, tutta da combattere.
Ma una importante battaglia è stata vinta.

lunedì 1 dicembre 2008

Una storia italiana

Qui l’inverno è ormai arrivato. Spruzzi di neve qua e là, veri e propri metri di neve sulle montagne lombarde, pioggia, clima freddo. Per uscire di casa ormai di prassi va la roba pesante: felpe o maglioni, giubbotto invernale, sciarpa, guanti, a volte ci sta bene anche un bel cappello caldo. I caloriferi sono accesi, i camini emettono fumo. Il pomeriggio una cioccolata bollente ci sta divinamente, e poi minestrone, polenta e funghi, pizzoccheri, vin Brulè…piatti che in casa mia si vedono spesso d’inverno.
E’ proprio adesso, entrati nel mese di Dicembre, che ripenso alle chiaccherate con un amico fatte l’anno scorso…
Fermata Duomo, metro rossa, Milano.
Anto è lì seduto per terra, gambe incrociate, a leggere il Metro. Di fianco a lui, accucciato e buonissimo, un pastore tedesco di un’umanità mai vista. M’avvicino e Anto mi saluta, ricambio. Il suo cane mi porge il muso e non posso non strapazzarmelo per un po’, è dolcissimo e mansueto. Poi mi siedo anch’io e inizio la chiaccherata con il mio amico.
Anto mi dice che il freddo quest’anno è micidiale, entra nelle ossa e si rende insopportabile. Dove vive lui non c’è acqua calda né riscaldamento e gli spifferi sono ovunque. La sua casa, uno dei tanti vecchi stabilimenti decadenti alla periferia di Milano.
“Tra un po’ ce ne dovremo andare” mi dice, accarezzando il suo cane che s’è rimesso accucciato di fianco a lui “Ci hanno detto che devono farci sgomberare”
Gli domando, un po’ stupidamente, se non conosce un altro posto dove stare.
Accenna un sorriso “Boh, si vedrà…”
Fa una pausa, poi riprende con tono quasi allegro “Sai, in questi giorni ero tentato anch’io di occupare, il freddo era terribile ma, sfigato come sono, il giorno che lo faccio è l’unico giorno che faranno una retata e m’arrestarebbero”
Sorrido anch’io e gli dico che se dovesse occupare farebbe benissimo. Occupare vorrebbe dire entrare in uno dei tantissimi appartamenti comunali milanesi non ancora assegnati. Parliamo ancora un po’ del più e del meno, mi dice che spera presto di poter trovare un lavoro, uno qualsiasi, perché così “Tutto pian piano si sistemerebbe. Con un lavoro tutto cambia, posso cominciare a pensare ad una vita diversa…perché io non voglio stare per sempre così”. E se le cose qui, a Milano, non migliorano “Allora penso che ce ne andiamo (lui e il suo fedele cane) a Roma. Sono stato lì per qualche mese e sono più attrezzati per quelli nella mia situazione rispetto a qui”
Gli domando se non torna per un po’ (giusto per non congelare in questo glaciale inverno e ammalarsi) a casa sua. Abbassa un po’ la testa, lo sguardo si fa triste, perso nel vuoto, in immagini che solo lui può vedere, e io mi mordo la lingua perché certe cose non dovrei domandarle. Però Anto mi risponde.
“Quest’estate ci ho fatto un salto…però voglio tornarci il meno possibile”
Anto viene dalla Sardegna, eppure non lo si direbbe perché ha perso del tutto l’accento tipico sardo. La sua è una delle tante storie di famiglie italiane sfasciate che ci sono ancora. Chissà perché, ma nella mia ingenuità non pensavo che anche in Sardegna ci fossero realtà familiari così degradate, così al limite.
Anto oggi ha 26 anni e, senza volerlo, ha la mia stassa data di nascita (a parte l’anno). Ha fatto per un po’ il militare “volontario”, è stato in Serbia, ne è uscito perché la rigidità di quella vita non riusciva più a reggerla; si pente di non aver continuato gli studi dopo la terza media.
“Oggi avrei un’occasione in più se avessi un titolo di studio…io sono disposto a fare qualunque lavoro ma spesso, quando chiedo, mi dicono che preferiscono i clandestini a me perché sono più ricattabili”
Sgrano gli occhi “E te lo dicono così apertamente?”
Abbozza un sorriso “Sì, me lo dicono così…poi altri lavori non posso farli…non so, il cameriere…non ho la possibilità di farmi sempre la doccia, di avere vestiti eleganti e puliti…capisci?”
Faccio di sì con la testa, consapevole, amareggiata.
Troppo giovane Anto, troppo “solo”, troppo bloccato dalla burocrazia per poter anche solo sperare d’avere un appoggio comunale; la lista di quelli prima di lui è lunghissima. Anto non è stupido, non ci sta a quella vita per sempre.
“Un lavoro, con un lavoro tutto si sistemerebbe” mi ripete come se fosse una preghiera.
Lui ha sì il diritto, tutto il diritto, di dirmi “Perché lo Stato non mi aiuta? Io non voglio la carità, voglio solo lavorare” … “La politica non risolve certi problemi, non ci tengo neanche ad andare a votare”: questi discorsi da lui li accetto in pieno, perché non sono i classici discorsi qualunquisti di chi fa d’un erba un fascio, di chi oltre che criticare non sa fare altro, di chi pensa che solo lui avrebbe la soluzione giusta, di chi non si mette in gioco per migliorare le cose ma sa però parlare tanto…no, Anto non è tra questi. Da lui ho imparato molto. Grazie a lui ho ragionato sul “mio” modo di fare politica, su certi aspetti…mi ha dato davvero tanto. E allora mi chiedo cosa io ho dato a lui. A parte un po’ di compagnia, io non ho potuto fare nulla. Sono in debito con Anto.
Ed oggi, entrati in Dicembre, non posso che ripensare a lui ed alle nostre chiaccherate…
La sua storia merita molto più spazio. Per oggi mi fermo qui. Magari in un altro post continuerò il racconto.
A presto Anto, a presto…

martedì 18 novembre 2008

En ce jour, le soleil se lève, et notre Congo resplendit - 2°parte


Le milizie di Nkunda tengono sotto scacco le forze governative e i peacekeepers Onu che resistono intorno a Goma


Il leader dei ribelli tutsi Laurent Nkunda si è reso disponibile ad avviare un negoziato di pace con il governo e si impegna a rispettare il cessate-il-fuoco proposto dalle Nazioni Unite se anche Kinshasa farà lo stesso. Lo ha riferito l'ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, inviato speciale dell'Onu, al termine di un incontro con Nkunda.
Nella regione del Nord Kivu però i combattimenti non cessano.
Il mondo sta fallendo nel suo compito di assistere i civili innocenti nella Repubblica Democratica del Congo.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno portato in Consiglio di Sicurezza le richieste di Alan Doss, il capo della Missione Onu (Monuc) per un'implementazione delle forze di peacekeeping: altri 3mila uomini dovrebbero raggiungere i 17mila già presenti nel paese centrafricano.
Ma il tempo passa...
Due cadaveri putridi messi di traverso sulla strada che porta a Kibati rappresentano la macabra "linea di confine" che dà inizio alla zona controllata dagli uomini di Laurent Nkunda. Sono i corpi di due soldati dell'esercito regolare di Kinshasa, uccisi negli scontri di mercoledì alle porte della città che si trova a pochi chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu, obiettivo di conquista dei ribelli tutsi. Si tratta di un monito che, tradotto in parole, suona: "Venite, vi aspettiamo. Ma questa sarà la vostra fine".
Le milizie Cndp (National Congress for the Defence of People) sono vicinissime a Kanyabayonga e Nkunda vorrà prenderla a tutti i costi. Kanyaboyonga si trova a circa 170 chilometri da Goma e la sua importanza strategica è nota anche agli uomini dell'Onu e a quelli di Kinshasa che hanno rafforzato il loro contingente. Chiunque controlli la città, crocevia fondamentale per la regione, controlla i rifornimenti, le comunicazioni e il commercio del Nord Kivu. Sebbene il portavoce dei Caschi blu assicura che la città sia ben protetta, voci provenienti dalle fila del Cndp fanno sapere di aver già raggiunto la città senza incontrare alcuna resistenza. Anzi, secondo Bertrand Bisimwa - fedelissimo di Nkunda - molti soldati regolari sarebbero scappati all'avanzata delle milizie tutsi.
Intorno a Goma, invece, l'esercito guadagna terreno ai danni dei ribelli, respingendoli 5 chilometri più a nord. Adesso la linea del fronte è appena a nord della città, giusto dietro due colline strategiche occupate dall'artiglieria e dai cecchini dell'esercito. L'Alto Commissariato per i Rifugiati Onu (Unchr), da giorni ormai, sta chiedendo che i rifugiati del campo di Kibati vengano trasferiti altrove. L'estrema vicinanza al fronte comporta continue incursioni da parte dei soldati dell'esercito che saccheggiano e derubano i pochi beni di cui sono in possesso i profughi rifugiati all'interno del campo. Da quando il conflitto si è riacceso, in agosto, centinaia di civili sono morti durante gli scontri a fuoco. E 250mila sono gli sfollati costretti a lasciare le loro case.
Nonostante lo squilibrio delle forze in campo, i circa 6mila uomini del generale Nkunda riescono a tenere in scacco le forze di Kinshasa, le milizie filogovernative e gli uomini dell'Onu. Il presidente Joseph Kabila ha accusato diverse volte il presidente del Ruanda Paul Kagame di sostenere le truppe ribelli. Anche se a Kigali hanno sempre rispedito le accuse al mittente, sono in molti a sostenerlo, anche in Occidente. Laurent Nkunda non sarebbe altro che il terminale di multinazionali (per lo più di paesi anglofoni, Usa, Gb, Sudafrica) usato, per il tramite ruandese appunto, per prendere il controllo delle diverse miniere sparse nel ricchissimo sottosuolo del Nord Kivu: oro e diamanti, ma soprattutto niobio, coltan e cassiterite.
Altro effetto collaterale di questa guerra subdola, con interessi economici e commerciali fortissimi, è l'impennata di sequestri di giovani tra i 15 e i 18 anni per costringerli a combattere. La cifra dei 3 mila bambini soldati presentata da Save the Children prima di quest'ultima crisi è destinata a essere drammaticamente aggiornata. Diverse sono le testimonianze di ragazzini presi davanti alle scuole e abbandonati in fosse scavate nel terreno fino a quando non avessero indossato l'uniforme e imbracciato le armi.
"Se ti rifiuti di combattere, ti sparano. Se tenti di fuggire, ti sparano. Quando ero nelle loro mani non facevo altro che aspettare di morire e che tutto fosse finito". L'autore di questa testimonianza ha solo 15 anni. Ed è riuscito a scappare, per fortuna.

Tratto da Peace Reporter

sabato 8 novembre 2008

En ce jour, le soleil se lève, et notre Congo resplendit

La République démocratique du Congo è molto bella.
Vi sono ben 5 parchi nazionali, compresi nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO: Garamb National Park, Kahuzi-Biega National Park, Salonga National Park, Virunga National Park, Okapi Wildlife Reserve. Il parco nazionale di Virunga, per esempio, vicino alla città di Goma, copre 12.000 km². Si tratta di un’ampia pianura fiancheggiata da due versanti montagnosi che fungono da recinto naturale per gli animali selvaggi della riserva. Vi sono leoni, bufali, antilopi, facoceri, elefanti, ippopotami, scimpanze, gorilla, giraffe, zebre e una grande varietà di uccelli acquatici. Le due cime vulcaniche di Nyamuragira (3.055 m) e di Nyiragongo (3.470 m) possono essere addirittura scalate. Nell’est vi sono colline di terra vulcanica coperte di pascoli, mentre nel nord-est si estende una foresta equatoriale densa, uno degli ultimi habitat dei pigmei. La frontiera est del Congo è costeggiata da una serie di laghi che si susseguono da nord a sud; il lago Mobutu Sese Seko è quello che contiene la maggiore quantità di pesci in Africa.
Ma cosa realmente sta accadendo a questo potenziale paradiso? Cosa c'entrano Nokia e Sony in tutto questo?

LA GUERRA DEL COLTAN
Che sta succedendo nel Nord Kivu? Si sta consumando una guerra più sporca di altre? O stiamo assistendo a un secondo atto della guerra etnica di hutu contro tutsi scoppiata tredici anni fa nel troppo vicino Ruanda?
Gli ultimi aggiornamenti. Dopo due giorni di combattimenti le forze ribelli guidate dal generale Nkunda hanno conquistato la città di Kiwanja e sconfitto le milizie filo-governative dei Pareco Mai-Mai. I cittadini, circa 35mila persone, sono stati costretti a lasciare le loro case e così i ribelli hanno avuto campo libero per saccheggiare, con tutta calma, le poche cose rimaste. Secondo testimonianze di caschi blu e reporters sul luogo, diverse decine di corpi sarebbero riversi nelle strade. Kiwanja è a soli 80 chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu. I combattimenti intorno alla città e a Rutshuru hanno costretto gli operatori umanitari a sospendere le loro attività. Il primo convoglio con il cibo era arrivato solo ieri e l'equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) aveva ripreso a operare nei campi profughi. Nkunda ha accusato il governo di aver rotto il cessate-il-fuoco proclamato unilateralmente dal generale la settimana scorsa. Il generale tutsi sostiene, infatti, che le milizie Pareco Mai-Mai, costituite per lo più da hutu, siano sostenute direttamente dal governo di Joseph Kabila. Stessa sorte è toccata nel pomeriggio alla città di Nyanzale. Anche lì stesso copione: evacuazioni e saccheggi. Intanto, i mezzi corazzati del dell'Onu si sono schierati intorno a Kikuku e i soldati hanno l'ordine di sparare, se necessario. La possibilità di arrivare a una trattativa è sempre più remota.
Un conflitto esportato. Stiamo rischiando di assistere alla continuazione degli scontri etnici tra hutu e tutsi? Stando a quanto dichiarato a Radio Popolare Salento da Chiara Castellani, un chirurgo volontario che vive nella regione da diciotto anni, non dobbiamo farci ingannare. Quella che si sta combattendo è una guerra più sporca di tante altre, non si tratta solo di un conflitto etnico "esportato" dal Ruanda. Ma, leggendo tra le righe, è facile capire che diverse potenze "anglofone", nascoste dietro le spalle del presidente ruandese Paul Kagame e le sue mire espansionistiche, stanno facendo guerra alla Repubblica Democratica del Congo (DR Congo), colpevole di essere ricchissima di risorse del sottosuolo e di superficie. Diamanti, uranio, cobalto, un consistente patrimonio idroelettrico e coltan. Il coltan... tutti noi abbiamo una piccola quantità di coltan nelle nostre tasche: senza questo minerale i telefoni cellulari non potrebbero funzionare. Il suo prezzo è di poco superiore all'oro e l'ottanta percento dei giacimenti scoperti si trova proprio nella DR Congo, nel Nord Kivu a voler essere precisi.
Il Ruanda e le multinazionali. Nkunda ha cominciato a provocare disordini nel Kivu già da prima delle elezioni. Dietro alla supposta necessità di sostenere la minoranza tutsi dei Banyamulenge, ci sono gli interessi del Ruanda. Secondo Chiara Castellani, non c'era nessuna esigenza di proteggere un gruppo, quello dei Banyamulenge, abbastanza integrato nella società congolese. Nessuno ha interesse ad attaccare i tutsi, ma adesso, dopo le provocazioni del generale Nkunda e del suo gruppo armato, il rischio più grosso è che la minoranza tutsi attiri su di sé, incolpevole, l'odio della popolazione. "La vera ragione di questa guerra - continua la dottoressa Castellani - va ricercata nella difesa degli interessi delle multinazionali. Una difesa sponsorizzata da Kagame, che riceve il suo tornaconto".

martedì 4 novembre 2008

If Obama wins... Se vince Obama...

Occhi puntati sugli United States of America...
Non credo certo che Obama sia un Santo, intendiamoci. E non mi piace il modo di fare politica, di condurre una campagna elettorale negli U.S.A.
Ma ora il mio tifo è tutto per lui.
Go Obama! Go! Yes, we can!
Come intitolava Liberazione "If Obama wins, the son of slaves..."






venerdì 31 ottobre 2008

Bem vindo a Pouso Alegre

Vogliate scusarmi se mi stacco dai caldi problemi italiani.
Vogliate scusarmi se con questo post vi porterò in un posto preciso, da persone precise, che voi non conoscete.

Venite un attimo con me, salite con me su un ipotetico aereo con destinazione São Paulo e appena atterrati andate su quell'auto dove quelle persone v'attendono già da un pò. Ci vorranno 4, 5 ore prima di giungere a Pouso Alegre (Minas Gerais), ancora mezz'oretta per arrivare al Bairro São Cristóvão.
Lì sarete l'attrazione del luogo, da subito. Meta non turistica, meta dove in fondo non c'è nulla di storico da vedere. Solo strade polverose, casette basse e gente perennemente in ciabatte che vi osserva, sorride e vi dice "Oì!".
E' lì che una parte di me s'è fermata in eterno, in quella Comunidade piena di bambini di tutte le età, piena di gente cordiale. Tanti volti, tanti nomi, tante di quelle storie che un blog non mi basterebbe per raccontarvele.
Solo oggi m'è giunta la notizia, solo oggi...e gli occhi mi s'offuscano, e non è la mia miopia questa volta...

L'hanno ammazzato.

Ucciso, brutalmente...

Cerco d'immaginare cosa deve avere provato in quel momento, in quegli istanti eterni mentre poliziotti Made in Brazil lo picchiavano, s'accanivano su di lui con ferocia, mentre sentiva che da lì non ne sarebbe uscito vivo. Bastardos. E penso a Irma Leila che l'aveva cresciuto come un figlio, facendogli da madre, quella madre che lui non ebbe, e che se anche era un pò uno scansafatiche gli voleva un casino di bene.
Il suo nome era lungo e non lo tenevo mai a mente, così l'avevo abbreviato alla meglio: Ed.
Ed è morto.
In un modo che in Sud America non è poi così raro.
Avrà mai giustizia?
No, fermate tutto, vi prego, non può essere vero, non a lui, non lui, Ed non possono averlo ammazzato, in quel modo, ditemi che è una bugia...per favore...
Riguardo continuamente questa immagine, appesa anche in camera, dove io e lui siamo in posa per la foto.
Non riesco ancora a crederci...non riesco proprio...e le parole mi sono d'un tratto mute, la mano non sa più che scrivervi...solo tristeza, raiva, incredulidade...

giovedì 23 ottobre 2008

Viaggio nelle scuole italiane

No, non abbiamo proprio paura.
E sai perchè? Perchè sappiamo bene per cosa ci stiamo battendo, che cosa stiamo difendendo. E ancor più bene cosa perderemmo se questa sciagurata "Riforma" passasse.
Mandaci la polizia, mandaci l'esercito, mandaci chi vuoi.
Noi siamo in tanti, da Nord a Sud, da Est a Ovest, guardaci: ci stiamo muovendo in tutta Italia. Perchè la Scuola è vita. Perchè noi stimiamo e ci rendiamo conto di quanto l'Istruzione sia importante.
Hai studiato un pò di storia? Sai che i colonizzatori inglesi, quando s'imposessarono dell'Egitto, la prima cosa che fecero fu chiudere le scuole? Un popolo ingnorante lo si governava molto meglio. Noi non siamo una massa stolta, noi siamo consapevoli che la Scuola Pubblica e Statale italiana è un diritto, non lasceremo che ce la smonti e che ce la deturpi. Parli di tagli inevitabili? Eppure le banche le avete salvate...noi invece non si può?
Non combattiamo solo per noi, ma anche per le future generazioni.
Ma nel tuo egoismo sfrenato, nelle tue logiche di profitto immorali, ora sai solo minacciare, come fanno i più impauriti dei dittatori. Ci fai pena.
...Verrai, oh sì, verrai giudicato un giorno, forse è questo che non calcoli...
Tratto da Liberazione :
"Che difenderà la riforma Gelmini "in armi"? Ieri a Roma si sono svolti i funerali di Vittorio Foa, uno dei più grandi protagonisti del movimento operaio dell'ultimo secolo (aveva 98 anni). Ricordando la sua figura, Pietro Marcernaro (sindacalista e uomo politico torinese, allievo di Foa) ha raccontato un aneddoto fantastico della vita di Foa. Successe che non so bene chi stava preparando un libro di testimonianze, intitolato "perseguitati dal fascismo", e chiese a Foa un ricordo personale (avendo Vittorio passato in un carcere fascista gli 8 anni più belli della sua gioventù, dai 25 ai 33 anni). Vittorio Foa rispose stupìto alla richiesta. Disse: «Ci deve essere un equivoco, io non sono stato perseguitato dal fascismo, io ho perseguitato il fascismo. E lo ho perseguitato così tenacemente che alla fine loro, impauriti, sono stati costretti a mettermi in prigione...».
La mobilitazione degli studenti sta davvero mettendo in crisi la politica e la sua agenda. L'opposizione alla riforma Gelmini, innanzitutto, è formidabile. Difficilissima da aggirare. E per il governo Berlusconi il rischio di perdere la riforma Gelmini (o addirittura di vedere il ministro costretto alle dimissioni) è un vero incubo. (...) Come andrà a finire? Dipenderà tutto da quel misterioso "teorema di Foa". E cioè dalla domanda: E' Berlusconi che sta perseguitando gli studenti o gli studenti che perseguitano lui?"

martedì 14 ottobre 2008

Che le stelle ti guidino sempre

Il rombo d'un aereo che sorvola il cielo, lasciando una scia bianca fra l'azzurro.
I miei occhiali che s'appannano; li tolgo, li pulisco, m'asciugo gli occhi.

Manu è partita, ieri.
E il vuoto dentro di me è palpabile.

E' partita per il Madagascar ma non per vacanza, non per lavoro. Per una sorta di "missione", con una ONLUS, Amici di Ampasilava; e non starà via 2, 3 settimane, 1 mese, no...
Sarà lungo Manu, sarà lunghissimo 1 anno senza corrispondere con te, senza le tue parole sempre così profonde, mai scontate. Ricordi cosa ti scrissi? Quelle parole di Kerouac, nelle queli io ti vedevo un sacco: "Le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto e subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi d'artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno «Oooooh!»". Così è Manu per me. Anche lei viaggiatrice insaziabile, con quella voglia di andare, di andare sempre oltre, di aiutare, di scoprire.
Risuonano ancora in me le parole di una sua ultima e-mail: "Io vado, vado anche per te e per voi tutti che non potete, per un motivo o per l'altro...perché siete in tanti davvero a trovare quello che voglio fare una grande cosa...e questo mi da forza per andare avanti (...) E così vado, vado per chi non può perché ha famiglia, per chi ha fatto altre scelte, per chi é malato e non può più farlo, e per chi vorrebbe aiutare ma non ha il coraggio di una scelta così drastica (...) Vado anche per chi pensa che tanto non cambierà niente se vado (...) E poi vado anche per chi non c'é più e non ha più la possibilità d'andare da nessuna parte, perché ci ha lasciato troppo presto...e non ha fatto in tempo a vedere tante cose di questo mondo"
L'incontro con Manu fu un pò insolito: ci incontrammo in Brasile, a Pouso Alegre, in una "missione", un Centro formato da asilo nido, asilo, scuola, dormitorio e oratorio, costruito da un missionario italiano, di quelli che si rimboccano le maniche e scelgono di stare con gli ultimi. Kiki ed io appena arrivate, lei già sulla via del ritorno: 3-4 giorni ancora e poi partì per la sua Svizzera.
Ritornata anch'io a casa, cominciammo la nostra corrispondenza che, nonostante siano passati gli anni, non è ancora terminata. Anche se non ci siamo più viste (solo un'altra volta che, sfiga vuole, lei era qui nelle mie zone ed io ero in Ospedale..>.>..) ci siamo scoperte via lettera, ci siamo conosciute e abbiamo notato come fossimo sulla stessa linea d'onda.
Non è stata la distanza ad impederci un'amicizia.
E anche ora, non saranno certo Km e Km di lontananza a farmi dimenticare di te, Manu, non sarà il non poterci più scrivere per un anno...che poi, conoscendoti, non mi stupirei certo se 1 anno diventassero 2 ^^
Ma hai fatto bene Manu, te lo dissi, vai, vai e ancora vai, perchè il viaggio è un qualcosa di magnifico, di unico, una ricchezza fantastica e preziosa...
"– Dobbiamo andare e non fermarci mai finché non arriviamo.
– Per andare dove, amico?
– Non lo so, ma dobbiamo andare."
Vai Manu, con quella tua solarità che ti distinge, con la tua allegria, con la tua voglia di fare e anche con quella tristezza che ti porti dentro (come penso ognuno di noi...) ma che non ti ferma.
Per parlarci l'abbiam detto, guarderemo il cielo e lasceremo che i pensieri vadano liberi.
Tu, sotto il cielo del Madagascar, sotto un cielo che m'immagino d'un blu intenso; io, sotto il cielo dell'Italia, della Brianza, sotto un cielo forse violentato troppo dalle luci artificiali.
Scrutando il cielo, ci parleremo, come sempre.
E ti saluto, ti saluto Manu, con le parole dei Modena City Ramblers che mi sembrano le più adatte:
"Buon viaggio hermano querido!/E buon cammino ovunque tu vada/forse un giorno potremo incontrarci di nuovo/lungo la strada".
A presto Manu.

martedì 7 ottobre 2008

Stop Columbus Day

Conoscete il Columbus Day?

E' una festa che si celebra in America per ricordare l'arrivo di Cristoforo Colombo nel "Nuovo Mondo" nel 1942; a partire dal 1971 fu proclamata festa nazionale degli Stati Uniti.
Non ho nulla contro la scoperta di Colombo, fatto storico immodificabile, ma ho qualcosa da dire contro questa celebrazione.
Prima di tutto sarebbe bene ricordare che la "scoperta", in realtà scoperta non fu: i primi a sbarcare sulle coste canadesi furoni i Vichinghi nel 1100 d.C. e le prove si possono vedere in quanto permangono i resti del loro primo villaggio chiamato l'Anse aux Meadows (riconosciuto dall'UNESCO).
Ma andando oltre a ciò, c'è da dire che anche i Nativi Americani festeggiano questo giorno, come un giorno di lutto.
Perchè per loro fu l'inizio della fine.
Non ci fu tolleranza, non ci fu integrazione, non ci fu dialogo, non ci furono scambi culturali e civili: ci fu solo un genocidio da parte di arroganti colonizzatori. Distruzione fisica e culturale, riserve ed alienazione per i superstiti. Celebrare il Columbus Day vorrebbe dire dimenticare tutto questo, dimenticare quegli orrori mai del tutto ammessi, che attualmente anche sui libri di storia americani non vengono proprio ricordati, vorrebbe dire dimenticare il loro inquadramento dentro schemi occidentali che non appartenevano loro: obbligati dentro a certi vestiti, obbligati dentro certe case, obbligati a una certa religione, obbligati a certe scuole. Non ci fu un'arricchimento (e quanto poteva essercene!) reciproco. No. Solo annientamento da parte di quegli uomini che venivano dal mare.
Ma c'è di più: la violenza verso i Nativi è continuata, anno dopo anno, anche tutt'oggi. Oggi che i Nativi e varie Associazioni protestano distribuendo volantini dove spiegano le ragioni del loro dissenso, dove fanno sit in di protesta, e vengono arrestati in massa. Festeggiare il Columbus Day equivarrebbe a dire "Va tutto bene, W gli Usa!".
No, non va tutto bene.
Permettetemi d'essere arrabbiata, permettetemi di avere il sangue che ribolle.
I Nativi sono stati schiavizzati, torturati, violentati, oggi vivono nelle riserve, in mezzo al deserto, chissà perchè hanno meno diritti rispetto agli altri.

Ora spiegatemi, cosa c'è da festeggiare?

Per firmare la petizione "Stop Columbus Day" vi invito a questo sito:
http://www.nativiamericani.it/


giovedì 2 ottobre 2008

Giornata internazionale della Non-Violenza

Il 2 Ottobre è il giorno in cui nacque Mahatma Gandhi. Il 2 Ottobre è stato scelto come data per proclamare la Giornata internazionale della NonViolenza (International day of NonViolence - أيام الدولية لا عنف - Международное дней нет насилие - 国际餐厅 天 否 暴力). Voglio essere sincera: in alcune situazioni per me è molto difficile appoggiare o attuare questo principio. Ma grande è la stima che ho per tutti coloro che riescono a metterlo in pratica, pagando, spesso, sulla propria pelle. Da Gandhi ad Aldo Capitini a Martin Luther King a Ibrahim Rugova alle numerose Comunidade de Paz colombiane.
In questo video, un tributo a tutti loro e a tutti i non-violenti che la storia non ha ricordato.


lunedì 29 settembre 2008

Ecuador: aplastante triunfo de proyecto de Correa!

El presidente Rafael Correa aseguró que "Ecuador ha decidio un nuevo país!", al darle un contundente a la nueva Constitución impulsada por su gobierno. Los ecuatorianos aprobaron ayer por una sólida mayoría la nueva Constitución.

http://www.telegrafo.com.ec

sabato 27 settembre 2008

Ecuador: il referendum della speranza

Domenica 28 settembre.
Una data che difficilmente si dimenticherà in Ecuador.
Sul tavolo c'è l'approvazione della nuova Carta Costituzionale: riconquista della sovranità nazionale (da decenni minacciata da interessi economici di multinazionali senza scrupoli), installazione di basi egualitarie per avviarsi verso uno sviluppo sostenibile, rafforzamento delle regole ambientali per lo svolgimento delle attività produttive, principio di non discriminazione, della parità di genere e riconoscimento della plurinazionalità di uno Stato, suffragio universale; come ha spiegato Franklin Ramirez Gallegos, di Le Monde Diplomatique "In gioco domenica c’è la continuità della trasformazione della matrice del potere sociale, in una direzione in cui le forze sociali popolari possano sostenere politicamente la propria esperienza organizzativa, riempire di contenuti democratici le loro proposte costituzionali e continuare nella lotta in nome del desiderio di cambiamento". Ricordiamo che l'attuale Costituzione dell'Ecuador nacque nel 1998 sotto uno stato militare, senza l'opinione del popolo.
Adelante Rafael Correa !!! Faccio il tifo per te!!!