domenica 23 dicembre 2012

¿ESCUCHARON? Es el sonido de su mundo derrumbándose

MEXICO - CHIAPAS
Dopo un'assenza durata oltre un anno, è riapparso sulla scena politica messicana l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Con manifestazioni massicce e silenziose nelle principali localitá del Chiapas ed uno scarno quanto incisivo comunicato, gli indigeni ribelli sono tornati a prendere la parola dando un'importante dimostrazione di forza e di organizzazione che zittisce quanti, sia a destra che a sinistra, li davano per finiti o politicamente ininfluenti.
In conincidenza con la fine del tredicesimo Baktún e l'inizio del nuovo ciclo del calendario maya, gli zapatisti, eredi viventi di quella millenaria civiltá, hanno occupato pacificamente le cittá di San Cristobal, Palenque, Ocosingo, Las Margaritas e Altamirano. A partire dalle prime ore della giornata, circa 50 mila basi d'appoggio della guerriglia, con il volto coperto dal passamontagna o dal caratteristico pallacate, sono scese dai cinque Caracol dando vita alla piú grande mobilitazione pubblica del movimento dai tempi dell'insurrezione del '94.
Un fiume nero di passamontagna, formato dalle decine di contingenti zapatisti, ha inondato i centri delle cittá del sudest messicano con moltitudinarie marce silenziose che sono terminate davanti ai palazzi di governo presi militarmente dai ribelli 18 anni fa. A San Cristobal si é svolta l'iniziativa piú partecipata. Oltre 20 mila indigeni provenienti dal Caracol di Oventik hanno attraversato la cittá sotto una pioggia insistente. Una volta raggiunto il centro, dove sono stati accolti dagli applausi e dalle grida di sostegno di turisti e passanti, hanno chiuso l'iniziativa con un forte gesto simbolico che ha sorpreso coloro che si aspettavano il classico comizio finale.
Alle parole di un solo portavoce, gli indigeni tzeltales, tzotziles, choles, tojolabales, mam e zoques che conformano il movimento hanno preferito un atto collettivo altamente emblematico ed emotivo. Invece di leggere l'atteso comunicato della Comandancia, gli zapatisti e le zapatiste, marciando in ordinatissime file da quattro e mantenendo un rigoroso silenzio, sono sfilati sul piccolo palco posto al centro della piazza alzando il pugno sinistro al cielo, per poi riaggrupparsi e riprendere il cammino verso le loro comunitá.
La stessa dinamica, semplice ma molto significativa, si é data in tutte le cittá occupate pacificamente. Il segnale, per quanto silenzioso, é arrivato forte e chiaro. Gli zapatisti ci sono ancora e sono piú numerosi, forti e organizzati di prima. Nonostante i violenti e ripetuti attacchi paramilitari degli ultimi mesi, la loro lotta per la costruzione dell'autonomia continua. Come sostiene giustamente Hernandez Navarro, quanto visto ieri non rappresenta il ritorno dell'Ezln, che in realtá non se n'é mai andato ma ha continuato a lavorare a livello comunitario e fuori dai riflettori, ma la riaffermazione della sua presenza e della sua vitalitá, un nuovo ¡Ya Basta!, un rinnovato "aquí estamos" a quasi due decadi di distanza.
In serata, infine, é arrivato l'atteso comunicato firmato dal Subcomandante Marcos a nome della Comandancia. Molto piú sintetico del previsto, fa riferimento al rumoroso silenzio delle mobilitazioni matutine: "L'avete sentito? E' il rumore del vostro mondo che crolla. É quello del nostro che risorge. Il giorno in cui fece giorno, fu notte; e sarà notte il giorno in cui farà giorno. Democrazia! Libertà! Giustizia!" - "¿ESCUCHARON? Es el sonido de su mundo derrumbándose. Es el del nuestro resurgiendo. El día que fue el día, era noche. Y noche será el día que será el día. ¡DEMOCRACIA¡ ¡LIBERTAD¡ ¡JUSTICIA¡"
Dopo mesi di silenzio, il "ritorno" degli zapatisti ha spiazzato quanti si aspettavano un intervento piú tradizionale da parte della Comandancia. Tuttavia, il suono dei passi delle migliaia di indigeni e indigene ribelli che a pugno chiuso hanno ribadito la forza della loro resistenza hanno riempito di significato il silenzio della mobilitazione: siamo quí e continuiamo il nostro cammino di lotta, potrebbe infatti il messaggio che sintetizza la giornata.
Oltre ad aver a che fare con la nuova era maya, le mobilitazioni di ieri, ricordavano la strage di Acteal compiuta quindici anni or sono da un gruppo di paramilitari, che, nel municipio di Chenalhó, massacró 45 indigeni tzotziles, donne incinta e bambini inclusi, mentre stavano pregando all'interno di una chiesa. Questo tragico attacco fu portato avanti con l'appoggio dell'allora Presidente Zedillo, il quale, coaudivato dal governo statunitense (che recentemente gli ha garantito l'immunitá), puntava a costituire una strategia della tensione nelle zone di conflitto per giustificare l'intervento repressivo dell'esercito.
Negli ultimi mesi, diverse agressioni paramilitari contro le basi d'appoggio zapatista sono state denunciate in piú occasioni dalle Giunte del Buon Governo, di conseguenza, le manifestazioni di ieri possono essere lette anche come una risposta al tentativo di spogliare le comunitá zapatiste dei territori riconquistati dopo il sollevamento.
Dopo mesi di guerra a bassa intensitá portata avanti contro la lotta per l'autonomia comunitaria, la risposta delle basi d'appoggio zapatiste, che hanno messo in campo una potente dimostrazione di forza e disciplina, ponendo al centro, contro i leaderismi e i personalismi tipici della politica istituzionale, la natura collettiva e comunitaria dello zapatismo, rappresenta senz'altro un segnale importante e una buona notizia per i movimenenti messicani e non solo.
(Andrea Spotti)

sabato 17 novembre 2012

Welcome to hell

Jihad Masharawi, BBC journalist, weeps while he holds the body of his 11-month old son, Ahmad, at Shifa hospital following an Israeli air strike on their family house, in Gaza City.

Jihad Masharawi, periodista de la BBC, llora mientras sostiene el cuerpo de su hijo de 11 meses de edad, Ahmad, en el hospital de Shifa tras un ataque aéreo israelí contra su casa familiar, en la ciudad de Gaza.

הג'יהאד משהראווי, עיתונאי ה-BBC, בוכה בזמן שהוא מחזיק את גופו של בנו בן 11-החודש, אחמד, בבית החולים שיפא בעקבות תקיפה ישראלית אוויר על בית משפחתם, בעיר עזה.

Jihad Misharawi, giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi, Ahmad, (oltre alla cognata) a causa di un attacco israeliano che ha colpito la sua abitazione nella Striscia di Gaza.
L'uomo è stato subito raggiunto dal responsabile della redazione del Medio Oriente della BBC che ha espresso la sua rabbia via Twitter: "La domanda è: se Israele può colpire una persona che viaggia a bordo di una motocicletta (come hanno fatto il mese scorso) com'è possibile che il figlio di Jihad sia stato ucciso?".
giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi

Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTmQAXsF
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Jihad Misharawi, un giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi: un attacco aereo israeliano ha colpito la sua abitazione nella striscia di Gaza, uccidendo il piccolo Omar, sua cognata e ferendo suo fratello. Per il piccolo le condizioni sono apparse da subito grave e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. L’immagine straziante dell’uomo con in braccio il corpo del figlioletto è stata pubblicata in prima pagina dal Washington Post e ha fatto il giro del mondo.

Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTmBJ2aX
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Jihad Misharawi, un giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi: un attacco aereo israeliano ha colpito la sua abitazione nella striscia di Gaza, uccidendo il piccolo Omar, sua cognata e ferendo suo fratello. Per il piccolo le condizioni sono apparse da subito grave e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. L’immagine straziante dell’uomo con in braccio il corpo del figlioletto è stata pubblicata in prima pagina dal Washington Post e ha fatto il giro del mondo.

Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTmBJ2aX
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Jihad Misharawi, un giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi: un attacco aereo israeliano ha colpito la sua abitazione nella striscia di Gaza, uccidendo il piccolo Omar, sua cognata e ferendo suo fratello. Per il piccolo le condizioni sono apparse da subito grave e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. L’immagine straziante dell’uomo con in braccio il corpo del figlioletto è stata pubblicata in prima pagina dal Washington Post e ha fatto il giro del mondo.
Un attacco che è solo la conseguenza della minaccia perpetrata pochi giorni fa da Israele: lo Stato Ebraico ha aperto le “porte dell’inferno”, ha annunciato uccidendo un capo militare di Hamas. Israele ha avvertito che era solo l’inizio di un’operazione mirata di gruppi militanti a Gaza e in vista delle elezioni di gennaio la situazione non può che peggiorare.
Mishrawi è stato immediatamente raggiunto da Paul Danahar, responsabile della redazione del Medio Oriente della BBC, che ha espresso la sua rabbia via Twitter: “La domanda è: se Israele può colpire una persona che viaggia a bordo di una motocicletta (come hanno fatto il mese scorso) com’è possibile che il figlio di Jihad sia stato ucciso?”


Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTm7HlRA
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Jihad Misharawi, un giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi: un attacco aereo israeliano ha colpito la sua abitazione nella striscia di Gaza, uccidendo il piccolo Omar, sua cognata e ferendo suo fratello. Per il piccolo le condizioni sono apparse da subito grave e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. L’immagine straziante dell’uomo con in braccio il corpo del figlioletto è stata pubblicata in prima pagina dal Washington Post e ha fatto il giro del mondo.
Un attacco che è solo la conseguenza della minaccia perpetrata pochi giorni fa da Israele: lo Stato Ebraico ha aperto le “porte dell’inferno”, ha annunciato uccidendo un capo militare di Hamas. Israele ha avvertito che era solo l’inizio di un’operazione mirata di gruppi militanti a Gaza e in vista delle elezioni di gennaio la situazione non può che peggiorare.
Mishrawi è stato immediatamente raggiunto da Paul Danahar, responsabile della redazione del Medio Oriente della BBC, che ha espresso la sua rabbia via Twitter: “La domanda è: se Israele può colpire una persona che viaggia a bordo di una motocicletta (come hanno fatto il mese scorso) com’è possibile che il figlio di Jihad sia stato ucciso?”.


Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTltKcKR
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!
Jihad Misharawi, un giornalista della BBC che ha perso il figlio di 11 mesi: un attacco aereo israeliano ha colpito la sua abitazione nella striscia di Gaza, uccidendo il piccolo Omar, sua cognata e ferendo suo fratello. Per il piccolo le condizioni sono apparse da subito grave e non c’è stato nulla da fare per salvarlo. L’immagine straziante dell’uomo con in braccio il corpo del figlioletto è stata pubblicata in prima pagina dal Washington Post e ha fatto il giro del mondo.
Un attacco che è solo la conseguenza della minaccia perpetrata pochi giorni fa da Israele: lo Stato Ebraico ha aperto le “porte dell’inferno”, ha annunciato uccidendo un capo militare di Hamas. Israele ha avvertito che era solo l’inizio di un’operazione mirata di gruppi militanti a Gaza e in vista delle elezioni di gennaio la situazione non può che peggiorare.
Mishrawi è stato immediatamente raggiunto da Paul Danahar, responsabile della redazione del Medio Oriente della BBC, che ha espresso la sua rabbia via Twitter: “La domanda è: se Israele può colpire una persona che viaggia a bordo di una motocicletta (come hanno fatto il mese scorso) com’è possibile che il figlio di Jihad sia stato ucciso?”.


Tratto da: La foto che sta straziando il mondo | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2012/11/17/la-foto-che-sta-straziando-il-mondo/#ixzz2CTltKcKR
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!

giovedì 18 ottobre 2012

Experts warn China's fifth Mekong dam will have a "devastating" impact

Allarme degli studiosi: impatti “devastanti” per la quinta diga cinese sul Mekong

Per la traduzione in italiano clicca qui

Click here for Chinese translation

China has secretly built d its fifth mega hydroelectric dam (Nọa Trác Độ) on the Upper Mekong. 
The project was set to be completed by the year. However, environmentalists fear it will further upset the region's environment and affect the lives of some 60 million people and their descendants.
The warning comes from the Washington-based Stimson Center, which noted that the Nuozhadu Dam in China's Yunnan province, together with four dams built previously, has already altered the hydrology as well as the plant and animal life of the 5,000-km river.
Once it becomes operational, the dam will generate about 24,000 GW of electricity per year, a godsend for Beijing, which has been seeking new sources of power to fuel its industrial production. Some 50,000 people were forced from their homes to give way to the project. At the same time, the environment and the communities in various nations living downstream from the dam, as far as the Mekong Delta in Vietnam, are under a serious threat.
The study by the Stimson Center indicates that the dam will cause "huge damages" to Myanmar, Laos, Thailand, Cambodia and even Vietnam. For experts, it will change the river's flow, with a huge negative impact on agriculture downstream. This will be the case especially for the Lower Mekong region, in Vietnam, where seawater will invade ever-larger areas of the delta.
Milton Osborne, an Australian expert at the Lowy Institute, said that the impact of China's fifth dam on the Mekong would indeed be "devastating" despite Beijing's claims that "only 13.5 per cent" of the water in the Mekong as a whole flows through China. However, during the dry season, that goes up to "40 per cent" of the river's volume overall, according to Osborne.
Discussions over the consequences of existing and future dams on the Mekong have gone on for years since millions of people depend on the river for fish, water and transportation.
Some 12 hydroelectric dams are planned for the lower Mekong, which flows through Thailand, Laos and Cambodia. However, China's existing and future dams are the most worrisome since the Mekong originates in that country and covers a long stretch in it.
What is more, when it comes to its dams, Beijing has been accused of lack of transparency, even though international law requires that it provide information about its dams to all the countries that could be impacted.

Paul N. Hung

mercoledì 26 settembre 2012

With the Spanish people - Con el pueblo español

Madrid - La rivolta degli indignados: feriti e arresti.
Migliaia di persone (oltre 10mila) hanno marciato verso il Parlamento, blindato dagli agenti come una fortezza, per esigere le dimissioni del governo.
La polizia ha caricato e sparato proiettili di gomma. Almeno 64 persone sono rimaste ferite, tra le quali due agenti.


"Si chiama Alberto Casillas e fino a ieri non avrebbe mai immaginato di diventare una delle icone degli Indignados e un argomento centrale in vari siti e blog spagnoli.
La sua Cafetería Prado, situata in Paseo del Prado 16 e utilizzata dai manifestanti per rifugiarsi dalle cariche della polizia, è  arrivata nei Trend Topic su Twitter e le foto scattate da Javi Julio stanno facendo il giro del web.
E’ proprio Javi Julio, sul suo blog, a raccontare lo svolgimento dei fatti (in parte disponibili anche in un filmato apparso su YouTube, a partire dal minuto 4): «Quando sono arrivato, c’erano molti fotografi e Alberto, così si chiama il cameriere, stava all’entrata del bar, con le braccia aperte gridando: “Non potete passare, c’è solo gente innocente!”». 
Ma Alberto, diventato una vera e propria star, non ci sta a farsi definire «eroe» perché, spiega, «era solo un atto umano, qualsiasi cittadino avrebbe fatto lo stesso». «E’ successo intorno alle 22 – racconta – nel momento in cui una moltitudine di giovani si rifugiarono nel bar mentre stavano fuggendo dalla Polizia. Otto agenti si avvicinarono».
Eppure Alberto non è un estremista, anzi: «Riconosco che ho votato per il Partito Popolare, ma questi non sono modi: quando un Governo si nasconde dietro le pistole crea un terreno che non è per nulla buono»."
(di P. Videtta)

martedì 4 settembre 2012

France opens investigation into Arafat's death by Polonium-210

Per la traduzione in italiano cliccare qui

French prosecutors have opened a murder inquiry into the death of Palestinian leader Yasser Arafat in 2004. They made the decision after the latter's family presented a suit last month over claims that he was poisoned with polonium-210, a radioactive element. Investigators appointed by a court in Nanterre will conduct the inquiry since the Palestinian leader died at a French military hospital in Clamart, which is within the court's jurisdiction. The case has been filed against person or persons unknown.
According to medical records, made public a year after his death by The New York Times, Arafat died of a haemorrhagic cerebrovascular accident caused by a blood disorder. He died after dominating Palestinian politics for 40 years, using every means, peaceful and lethal, to have the world listen to the Palestinian cry for rights and recognition on the international scene, failing however in his lifelong ambition, the creation of a Palestinian state.
Charges of murder, which the Arafat family believes to be true, came to the fore in July when a group of Swiss scientists with the Institute of Radiation Physics at the University of Lausanne found traces of Polonium-210 on Arafat's personal belongings, which were given to his widow after his death.
Last week, the Swiss received permission from Mrs Arafat and the Palestinian Authority to travel to Ramallah to analyse her late husband's remains, which are stored in a mausoleum. The Palestinian Authority had said last month that it was willing to order the exhumation of Arafat's body. President Mahmoud Abbas also requested the help of French President Francois Hollande in the investigation.
Polonium-210 is a highly radioactive and toxic element. It is present in food in low doses, and small amounts are created naturally in the body. It is not dangerous for humans if touched but it is lethal if ingested in large quantities.
Speaking to AsiaNews, Samir Qumsieh, journalist and director of a Catholic TV station, Al-Mahed Nativity TV in Bethlehem, said, "This case is a mystery that is still waiting for a solution. It is certain that Arafat was poisoned. His death was not natural. Everyone is convinced of that. We are surprised that the Palestinian Authority did not open before an investigation into the matter."
For Palestinians, Qumsieh noted, "there was a plot. It is clear who benefitted from it: the Israeli government. But we believe that it [Israel] acted with the complicity of some Palestinians, perhaps someone from Arafat's inner circle."
In other words, for the journalist, "it is clear that he was killed. But who actually did it? That is the big question. I fear that no investigation will be able to find an answer.

sabato 14 luglio 2012

Slowly, there is a massacre ...

Lentamente, qui è una strage ...
"Qui Sud Sudan, qui Sud Sudan, mi ricevete?"
Mi spiace, ma qui sono pochi a ricevervi.
 
Sud Sudan (Republic of South Sudan, جمهورية جنوب السودان Jumhuriyat Janub Al-Sudan): Stato africano indipendente dal 9 luglio 2011 dal Sudan; in precedenza regione autonoma sudanese garantita dall'accordo di pace di Naivasha del 2005, quindi, dopo un referendum regionale, indipendente sotto ogni aspetto. Distrutto da anni ed anni di guerra civile, scatenata da Khartum e dal signor Omar Hasan Ahmad al-Bashir.


A guardare la mappa di Medici Senza Frontiere, sembra una nazione a maggioranza di campi profughi: Jamam Camp con 35.000 rifugiati, Doro Camp con 45.000 rifugiati, New Batil Camp con  30.000 rifugiati e Yida Camp con 63.500 rifugiati.
La situazione è ovunque uno specchio di immane tragedia e morte. Nonostante tutto l'impegno degli operatori di Medici Senza Frontiere, la situazione rasenta ovunque il disastro umanitario.
Per arrivare in questi campi le persone camminano ininterrottamente per giorni e giorni, kilometri su kilometri. E vedono morire chi tra loro non ce la fa: genitori, fratelli, figli, amici... Ma nel dolore immenso della perdita dei propri cari, la marcia non s'arresta e va avanti, avanti, tra malattie, fatiche, privazioni.
Nei campi quasi tutto è al collasso: l'acqua potabile sta finendo o si inquina e diventa fonte di morte, imperversano malnutrizione, diarrea, febbre, infezioni, polmonite. Tutte cose facilmente curabili qui da noi, si lascia scappare con un'incredulità piena di rabbia un'operatrice in uno dei campi. Ma lì no.
Il tuo stomaco non mangia da giorni e la tua gola è arsa dalla sete, dal caldo, e davanti a te c'è una larghissa pozza d'acqua. Sai che è inquinata dalla latrine che hanno straripato. Che fai? Morire di sete o di qualche malattia che quel liquido ti porterà? La certezza è che comunque andrà, l'agonia sarà lunga.

"Qui Sud Sudan! Qui Sud Sudan! Mi ricevete?"
No, non riceviamo.
Il silenzio è assordante, quelle vite umane probabilmente valgono meno di zero, quelle migliaia di persone non esistono, il loro straziante spegnersi non conta nulla.
E intanto che scrivo, lì si muore.
Ma non di una morte rapida, veloce, indolore. Verrà la morte, verrà, ma te l'assaporerai per giorni, settimane. La sentirai in ogni parte del corpo, di quel corpo ancora in parte vivo.

Lentamente, lì è una strage ...

[ For information: http://www.msf.org/msf/ ; http://www.medicisenzafrontiere.it/ ]

domenica 10 giugno 2012

UN monitors reach Qubair massacre site but find no sign of who did it

Per la versione in italiano clicca qui
For the Chinese version click here

UN observers have reached Qubair where signs of a massacre are everywhere. However, there are no telltale signs of who might have carried it out, how and what the number of victims is.
The group of 25 UN observers reached the village mid-afternoon yesterday, along with a BBC reporter who described a "remarkably appalling scene" of burned homes containing pools of blood and bits of human flesh.
According to the anti-Assad opposition, Syrian troops and pro-Assad Shabiba militias were responsible for the killing of 78 people, including women and children.
The government has said instead that nine people were killed by "terrorists", the term it uses for all regime opponents.
Few bodies were found in the village. For a local man, military lorries came in after the slaughter and took them away.
"We found burned homes, and at least one burnt with bodies inside," Sausan Ghosheh, spokeswoman for the UN observers, said in her account posted yesterday on the mission's website.
"Residents from neighbouring villages came to speak to us, but none of them were witness to the killings on Wednesday," Ghosheh said. "The circumstances surrounding this incident are yet not clear, and we have not yet been able to verify the numbers."
The Qubair attack follows the massacre of 108 people in Houla on 25 May.
Syria's opposition also blamed this massacre on army soldiers and Shabiba militias. The government blamed "terrorists" trying to sink the peace plan brokered by Kofi Annan, the United Nations-Arab League special envoy.
Other observers like Chandra Muzaffar, president of International Movement for a Just World, doubt that Assad is behind these massacres. For the latter, the Annan plan is the only way for Assad to stay in power.
Many in the international community are pushing for Assad's removal. Saudi Arabia and Qatar and, according to the Washington Post, the United States want Assad out, and are arming the opposition as well as extremist groups linked to al-Qaeda and Salafis.
Three car bombs exploded yesterday in Idlib, Rif Dimashq and Qudssaya, near Damascus, killing police, security forces and civilians.
The United States and Great Britain are putting also pressure on China and Russia, Syria's allies, to topple Assad.
Former British Foreign Secretary Lord Owen has urged Turkey to lead a NATO threat to intervene in Syria as a way of ending the "devastating" impotence of the international community.
For Kofi Annan, "Syria can quickly go from a tipping point to a breaking point. The danger of a full-scale civil war is imminent and real, with catastrophic consequences for Syria and the region".

domenica 6 maggio 2012

Ciao Mister ...

Ciao Mister ... sì, Mister, perchè era così che ti chiamavo e che ho continuato a chiamarti. Allenatore, coach, gli altri nomi, ma Mister era quello da me più usato, quello che incarnava la tua persona.
Quanti anni insieme? Tanti, eppure troppo pochi. Più che una squadra di basket eravamo una famiglia, o almeno io l'ho sempre vista così, con le nostre gioie, le nostre rabbie, le nostre tristezze, i nostri scazzi, ma sempre una famiglia. Abbiamo fatto un sacco di cose, ricordi Mister? Quanti allenamenti a sudare e sudare ancora e quando sbagliavamo partivano di certi paroloni...ricordi?
"Come si fa a sbagliare un canestro da lì?!" quante volte ce l'hai, o me l'hai, gridato? Sento ancora la tua voce nelle orecchie. E quelle partite punto a punto, dove o era la gioia o era il pianto, il nostro; tu al massimo t'incazzavi o ci rassicuravi. E quelle dove l'arbitraggio era palesemente contro di noi e tu ti beccavi una marea di falli tecnici ed espulsioni... E questi ricordi mi strappano un sorriso perchè, in fondo, ci divertivamo tanto, con tutta quella grinta che ci mettevi e con quei progressi enormi che ci hai fatto fare.
Te li ricordi, eh Mister, i due tornei all'estero? Ore su ore massacranti di pullman per arrivare in Bretagna e giocare con squadre di mezza europa... La gioia, più grande, quando sconfiggemmo la squadra della Repubblica Ceca... Quelle ragazze che arrivavano da una selezione "interna", serissime, altissime, bravissime, con le divise strafighe, con quel saluto solenne prima dell'inizio della partita e il loro allenatore che sembrava un comandante di un esercito. Noi, al loro confronto, eravamo l'armata brancaleone: un pò più basse della media, le divise che per me risalivano agli anni '80, una bravura nella norma, fatta esclusione per un playmaker fenomenale, nessuna selezione alle spalle, solo una squadra di un certo paese che era in Italia. Ma vincemmo. La gioia che esplose come dei fuochi d'artificio...
Anni bellissimi, sai Mister? Anche quando mi sgridavi, anche quando stavo in panchina, sei entrato con tutta la squadra in un pezzo indelebile della mia vita.
E ora... ... ... e ora ti saluto, un ciao che non è un addio, è solo un ciao, un ciao Mister, il solito saluto che t'ho sempre fatto quando ti vedevo, perchè di fondo io credo che un giorno ci rivedremo.
L'unico piccolo rimpianto è che avrei ancora voluto giocare, almeno una volta, con le mie compagne, con te come allenatore... ma non si vive di rimpianti, gioisco per tutto ciò che di bello e divertente e impegnativo  abbiamo fatto insieme.
Ciao Mister...

lunedì 26 marzo 2012

Naxalite

Dopo il rapimento di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, tutto il mondo si interroga sull'esistenza dei guerriglieri maoisti (Naxal), peraltro già molto noti alle autorità indiane, che da anni cercano, senza alcun successo, di debellarli. I due italiani sarebbero stati sequestrati nel distretto di Orissa mentre realizzavano quelle che sono state chiamate "riprovevoli fotografie" a donne che facevano il bagno in un fiume. Il leader dei maoisti di Orissa, Sabyasachi Panda,ha immediatamente chiesto di aprire una trattativa che tenga conto del rilascio di prigionieri politici da parte delle autorità di Nuova Delhi, e la sospensione dell'Operazione Greenhunt, un'offensiva militare su larga scala lanciata dal governo indiano contro la guerriglia maoista. Ma chi sono questi misteriosi guerriglieri maoisti che osano sfidare le istituzioni indiane arrivando persino al rapimento di cittadini stranieri?

ORIGINI DEL MOVIMENTO- I Maoisti sono in realtà un movimento antico, ormai radicatosi nel corso dei decenni all'interno del tessuto sociale indiano. Le loro origini risalgono addisrittura ai tempi del colonialismo, quando gli inglesi lasciarono l'India e gli Stati del nord-est rifiutarono sdegnatamente l'invito di Nehru a entrare nell'Unione Indiana. All'epoca i maoisti erano attivi negli Stati di Assam, Nagaland, Manipur e Mizoram. All'epoca ricevevano fondi direttamente da Cina e Pakistan, ma col tempo sono sempre di più diventati i difensori dei diritti dei poveri e delle caste basse nelle zone rurali. La rivoluzione maoista però subì un durissimo colpo ai tempi di Indira Gandhi, quando il governo indiano mise al bhando tutti i gruppi rivoluzionari, dichiarando loro guerr aperta. I maoisti subirono duri rovesci ma seppero aspettare nell'ombra, riorganizzandosi negli anni Ottanta presso la città di Naxalbari (da qui il nome naxaliti), nella regione del Darjeeling

FINI E OBIETTIVI-I cosidettetti maoisti si prepongono ufficialmente di instaurare il governo del popolo nella Repubblica indiana. La loro attività consiste principalmente nel fornire appoggio alle rivendicazioni di contadini e gruppi tribali all'interno degli Stati in cui si trovano a operare. Ovunque ci sia miseria e povertà, i maoisti sono riusciti a radicarsi, facendo leva sui sentimenti di riscatto della popolazione. Le sopraffazioni dei ricchi e dei latifondisti ha fatto il resto, al punto che oggi i maoisti possono contare su decine di migliaia di guerriglieri armati. Nel distretto del Bihar, una delle regioni più povere di tutta l'India, i maoisti contrastano efficacemente i cosiddetti "Thakur sena", temibili eserciti al soldo dei latifondisti, e organizzano una vera e propria lotta culturale contro i privilegi di casta, in India ancora molto sentiti. Nel Bihar ben presto i maoisti si sono spinti al punto di fondare un governo parallelo che nel giro di pochi mesi è riuscito a consegnare il controllo pressochè totale delle zone rurali della regione ai guerriglieri. Anche a Orissa i Naxaliti soono riusciti a ritagliarsi ampi consensi, e nel confinante Madhya Pradesh, dove negli anni Ottanta i maoisti promisero a contadini tribali e fuoricasta giustizia e fine del loro sfruttamento. Insomma un vero e proprio ribellismo rurale che ha fatto scricchiolare il potere di Nuova Delhi, costretto a venire incontro alle loro rivendicazioni per arginare il fuoco della rivolta. Anche per questo motivo Nuova Delhi fu ben lesta a ordinare un risanamento rurale su vasta scala da 7,35 miliardi di rupie, nel tentativo di togliere il terreno alla rivolta. Ma il governo indiano, come spesso succede, si rimangiò ben presto la parola data, e i guerriglieri maoisti, difensori dei poveri, ottennero l'appoggio incondizionato dei guerriglieri dell'Andhra Pradesh. Fu un gravissimo errore per le autorità indiane sottovalutare i gruppi di guerriglieri maoisti (sono più di 40 in tutto il paese). cercando di presentarli all'opinione pubblica internazionale come semplici banditi assetati di bottino. In realtà un approccio così superficiale ha sempre messo in secondo piano quelle che erano le reali ragioni dell'infiammarsi delle rivolte, e questo per Nuova Delhi fu un errore fatale.

GOVERNI OMBRA- I Naxaliti sono riusciti con il passare del tempo a creare dei veri e propri governi-ombra all'interno degli Stati dove si sono trovati ad operare. Nel 2004 il Maoist Communist Centre of India (Mcc), e il Communist Party of India People's war si sono uniti formando il Communist Party of India-Maoist (Cpi-M). un vero e proprio salto di qualità indotto dalle pressanti operazioni anti-guerriglia condotta in grande stile dalla polizia indiana a partire dal 2000. Leader indiscusso del nuovo partito è stato nominato Muppala Laxman Rao detto Ganapati, il quale pubblicò subito dopo un manifesto ideologico che rappresenta a tutt'oggi la bandiera del movimento. In sostanza secondo i maoisti l'India sarebbe definita un paese ancora "semi-medievale" che necessiterebbe di una autentica rivoluzione democratrica. I guerriglieri del popolo che hanno deciso di combattere per questo fine sono, secondo le ultime stime, almeno 10.000 e sarebbero tutti muniti di armi efficaci e moderne. Il reale obiettivo del Cpi-M attualmente sarebbe quello di estendere le proprie attività anche alle regioni settentrionali dell'India per creare una Compact Revolutionary Zone (Crz), che dal Nepal, tagliando il Bihar, permetta di passare in mezzo all'India centrale fino all'Andhra Pradesh nel Sud. Una volta che la Crz sarà diventata realtà, allora Nuova Delhi si troverà di fronte a una sfida vera e propria alla sua sovranità. Qualora si realizzasse il Crz infatti, i maoisti potrebbero rinsaldare i legami con i "cugini" maoisti del Nepal, attualmente al governo con il Communist Party of Bhutan-Maoist. Il Cpi-M infatti non è solamente un gruppo guerrigliero indiano e localista, dispone infatti al suo interno di intellettuali e scienziati in grado di dare al movimento un respiro internazionalista. I maoisti indiani infatti intrattegono legami stretto con il Liberation Army of Perù, e con il Kurdistan Workers Party. Vi è poi un altro aspetto da tenere in considerazione: se negli anni Ottanta erano quasi tutti contadini maschi adulti coloro che sceglievano di schierarsi con la rivoluzione, oggi ci sono anche donne, borghesi, laureati e intellettuali, segno evidente di una maturazione del movimento che sta portando i maoisti a sfidare direttamente il potere centrale.

LE ORIGINI DEL SUCCESSO- Quali sono dunque i motivi di tanto successo? innanzitutto la povertà, la rabbia, l'insoddisfazione e la frustrazione di ampie porzioni della popolazione rurale e più disagiata, nelle campagne come nei centri urbani. Spesso i poveri indiani sono costretti a vivere in condizioni disumane, privi anche della speranza di un riscatto sociale; è proprio a costoro che si rivolge l'ideologia maoista, promettendo loro un futuro di lotta nei confronti delle disuguaglianze sociali ed economiche della popolazione. Spesso inoltre nelle regioni in questione le istituzioni dello Stato sono pressochè assenti, consentendo ancora una volta ai Naxaliti di riuscire facilmente a sostitursi ad esse diventando un punto di riferimento per la gente.Come se non bastasse i maoisti indiani non lascerebbero nulla all'improvvisazione e avrebbero da tempo messo a punto dei piani progressivi da realizzare anno dopo anno, sulla stessa falsariga della lotta vittoriosa portata avanti in Nepal.

ORISSA-Torniamo ora allo Stato di Orissa, il teatro del rapimento dei due italiani. Orissa è uno stato federato dell'India orientale e conta una popolazione di circa 38 milioni di abitanti . La sua capitale si chiama Bhubaneswar, e ad Orissa, secondo stime del governo, sarebbero attivi qualcosa come 20.000 guerriglieri maoisti. Nel 2009 i maoisti hanno lanciato in tutta la regione pesanti attacchi contro obiettivi governativi che hanno causato qualcosa come 600 morti. Mai prima d'ora i maoisti avevano sequestrato turisti o cittadini stranieri, per questo a Nuova Delhi stanno seguendo il rapimento dei due italiani con viva preoccupazione. L'Orissa è uno Stato che possiede ben il 70% delle riserve di bauxite, il 90% di quelle di cromo e nichel, e il 24% di carbone dell'interna India, di conseguenza in molti iniziano a pensare che dietro i maoisti si nasconda la longa manus di Pechino, che finanzierebbe il movimento per motivi strategici. Cina o no, fin quando Nuova Delhi continuerà a tenere escluse dal progresso porzioni enormi della popolazione, soprattutto nelle campagne e nelle regioni periferiche, i maoisti troveranno sempre nuovo materiale umano per finanziare e foraggiare la propria lotta. In molti iniziano a temere che, senza una svolta in un senso o nell'altro, nei prossimi anni i Naxaliti potrebbero persino arrivare a dichiarare una secessione da Nuova Delhi, che come prevedibile potrebbe affere conseguenze imprevedibili, e potenzialmente devastanti.

UNA GUERRA CIVILE- Attualmente comunque, Nuova Delhi sembra aver finalmente compreso la proporzione della minaccia rappresentata dai maoisti. Il premier Manmohan Singh ha recentemente dichiarato che i maoisti "rappresentano la più grave minaccia alla sicurezza interna mai affrontata dal paese". Oggi il Pci-M sarebbe in controllo, grazie ai suoi governi ombra, di oltre un terzo dei distretti della federazione indiana (220 su 600), e forte del consenso di milioni di diseredati che vedono nei combattenti "rossi" la sola arma contro il governo, che da tempo utilizza il pugno di ferro per scacciarli dalle loro terre in nome del progresso. Nuova Delhi ha comunque risposto ai maoisti scatenando quella che possiamo tranquillamente chiamare come "una guerra civile" in piena regola. Le autorità indiane hanno infatti dato avvio negli scorsi anni all'operazione GreenHunt, la stessa di cui i maoisti hanno chiesto l'interruzione con il rapimento dei due italiani ad Orissa. Nell'operazione Nuova Delhi ha impiegato qualcosa come 75.000 soldati in quella che è stata definita come una vera e propria guerra di conquista dato che si preponeva di riportare il controllo indiano su regioni che sono cadute ormai sotto il completo controllo del Pci-M. Si è scatenata quindi negli scorsi anni una autentica guerra tra eserciti ben organizzati e ben armati, che ha provocato centinaia di morti senza che però i media si interessassero minimamente alla vicenda. Oggi, a distanza di qualche anno, si può tranquillamente sostenere che l'operazione GreenHunt abbia fallito nel suo intento di soffocare la rivolta.

(Tratto da: Articolo Tre)

domenica 15 gennaio 2012

Long live the revolution - ¡Viva la revolución



Esta noche por la calle suena mi tambor
Puoi chiamarmi partigiano, bandito oppure illuso
Soldato di una guerra persa prima del suo inizio
Sono la tua coscienza sporca, sono un vecchio contadino
Sono l'indio, il mendicante, sono l'ortica nel tuo giardino
I miei compagni sono già morti o marciscono in prigione
Eppure sono ancora qui a gridare al mondo
"Viva la rivoluzione!"
Gli anni passano, i miti invecchiano, i muri son crollati
Le bandiere di una volta sono appese negli stadi
I giapponesi e i gringos arrivano a fare affari
E il paese ormai è venduto alle multinazionali
Con quei dollari i generali organizzano la repressione
Eppure sono ancora qui a gridare al mondo
"Viva la rivoluzione!"
Esta noche por la calle suena mi tambor
Con una taglia sulla testa tra i villagi sono andato
Molte case si sono aperte, molte volte si è ricordato
Della leggenda di Paddy Garcia, di chi non smette di sognare
Nell'utopia della rivolta e non è stanco di lottare
Per chi si unito c'è la vittoria o il plotone d'esecuzione
Eppure siamo ancora qui a gridare al mondo
"Viva la rivoluzione!"
Esta noche por la calle suena mi tambor
Ora puoi chiamarmi Aureliano, Don Chisciotte o Pancho Villa
Ma sono un fuoco ancora acceso, sono l'urlo della guerriglia
Non combatto i mulini a vento e ho il nemico sul mio sentiero
E stasera offro un ballo davanti al mondo intero
Le campane danno il segnale, tutt'intorno c'è confusione
E adesso posso urlare al mondo "Per sempre che
Viva la rivoluzione!"
Esta noche por la calle suena mi tambor
Tonight through streets my drum sounds