giovedì 5 settembre 2013

No War

"Si alzi forte in tutta la Terra il grido della pace". Con queste parole papa Francesco è tornato a invitare tutti a unirsi alla giornata di preghiera e digiuno per la pace di sabato prossimo, 7 settembre.
"Rinnovo - ha detto - l'invito a tutta la Chiesa a vivere intensamente questo giorno, e, sin d'ora, esprimo riconoscenza agli altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei modi loro propri, a questo momento. Esorto in particolare i fedeli romani e i pellegrini a partecipare alla veglia di preghiera, qui, in Piazza San Pietro alle ore 19.00, per invocare dal Signore il grande dono della pace".

"Let a cry of peace rise from the whole Earth," Pope Francis said as called on everyone to join him in a day of prayer and fasting for peace next Saturday, 7 September.
"I renew," he said, "the invitation to the whole Church to live this day intensely, and even now I express gratitude to the other Christian brethren, to the brethren of other religions and to the men and women of good will who desire to join in this initiative, in places and ways of their own. I especially urge the Roman faithful and pilgrims to participate in the prayer vigil here in St. Peter's Square at 7.00 pm, in order to ask the Lord for the great gift of peace."

"愿全人类共同高呼和平"。由此,教宗方济各再次邀请全世界信众积极参加九月七日为和平祈祷、守斋日活动。
教宗表示,"我再次邀请全体教会虔诚善度这一天。现在,我就向那些愿意在各自的生活地点加入这一祈祷时刻的基督徒和其它宗教信仰的兄弟姐妹们、所有善心人士表示感谢。我特别激励罗马的教友和朝圣者们参加晚十九时在梵蒂冈圣伯多禄广场上举行的祈祷,再次向上主祈求和平的恩典"。


domenica 2 giugno 2013

Educazione Siberiana

"C'è chi la vita la gode, chi la subisce, noi la combattiamo"
"Some people enjoy the life, the ones who suffer the life, we fight the life "
(motto Urka siberiani)

C'è da dire subito che la trama del film è diversa dal libro e in parte ciò mi ha un pò deluso. Meglio il libro. Ma non disdegnerei un'occhiata al film, fatto molto bene.
E poco mi importa se la storia (in teoria un'autobiografia romanzata) sia vera, in parte vera o tutta falsa. Vale la pena leggerla, penso, scorre bene e fa riflettere.


domenica 28 aprile 2013

The recruits to Al-Qaida

In addition to worrying political instability and worsening economic and social situation in the Middle East / North Africa following the so-called "Arab spring", there is an alarming fact, and it is the re-emergence of religious extremism in a virulent matrix directly or indirectly attributable to the Islamic organization Al-Qaeda. To facilitate this triumphant return of militarism jihadist has been the emergence of Islamist movements to power after the fall of the dictatorial Arab regimes "laity."

Oltre alla preoccupante instabilità politica e all’aggravarsi della situazione economica e sociale nei paesi del Medio Oriente/Maghreb in seguito alle cosiddette “primavere arabe”, vi è un dato ancor più allarmante ed è il riemergere in maniera virulenta dell’estremismo religioso di matrice islamica direttamente o indirettamente riconducibile alla nebulosa organizzazione Al-Qaida.
A favorire questo ritorno trionfale del militarismo jihadista è stato l’affermarsi al potere di movimenti islamisti dopo la caduta
di alcuni regimi dittatoriali arabi “laici”. I più coinvolti nelle rivolte – spontanee in alcuni casi ed eterodirette in altri – sono stati i paesi del Nordafrica. Questa regione è diventata la base operativa del movimento transnazionale guidato fino a due anni fa da Osama Bin Laden. Tale base in passato era collocata in Afghanistan e Pakistan. Il centro di potere decisionale, tuttavia, era ed è rimasto la Penisola arabica, dove fu ideato il movimento ai tempi della guerra fredda.
Oggi il ramo nordafricano di questo movimento jihadista, ovvero Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), è il più attivo. E ha ormai costituito le sue basi “indigene” in Mali, Somalia e Nigeria. E agisce soprattutto in Medio Oriente, specie in Siria.
Dopo la caduta di Gheddafi, con il contributo di Aqmi attraverso la sua filiale libica, la Libia è diventata il centro di reclutamento di formazione e smistamento dei jihadisti verso la Siria. Secondo diverse stime, i combattenti jihadisti presenti oggi sul territorio siriano sono oltre 60mila, di cui più di un terzo è costituito da nordafricani. I più numerosi sono i libici (circa 15 mila) che dopo la “liberazione” di Tripoli si sono trasferiti armi e bagagli in Siria passando soprattutto per la Turchia.
L’altro paese africano che fornisce manovalanza alle organizzazioni jihadiste in Siria è la Tunisia. Il numero dei combattenti tunisini varia da 5 a 10 mila unità. Il sito maghribia.com riferisce che il 14 febbraio scorso, in uno scontro con i soldati siriani nella periferia di Aleppo, sono morti un centinaio di jihadisti provenienti quasi tutti dalla zona di Sidi Bouzid dove è nata la rivoluzione tunisina.
Ma qual è il profilo di questi tunisini che lasciano dietro di loro un paese dove si muore ancora per le proprie idee politiche, vedi il caso del militante Chokri Belaïd ucciso il 6 febbraio scorso? E come finiscono nella rete di Aqmi? La maggioranza delle reclute per il jihad sono giovani appartenenti ai ceti poveri, senza lavoro e senza speranza per il futuro. C’è chi si arruola perché crede nel martirio come mezzo per accedere all’Eden e c’è invece – e sono molti – chi lo fa per i soldi: di fronte ai petrodollari di paesi arabi del Golfo, offerti dagli intermediari libici, persino i non credenti diventano dei pii musulmani pronti a partire per il fronte al grido di Allah'o akbar!
In Tunisia, come altrove, le tante moschee controllate dai salafiti e dagli altri gruppi qaidisti sono spesso luoghi di indottrinamento per il jihad e il martirio. I tanti e seguiti canali tv via satellite in chiaro, popolati da telepredicatori islamisti, sono un altro strumento per avvicinare potenziali jihadisti. I siti web sono anch’essi utilizzati per incitare i giovani a seguire la via del jihad “sulla via di Allah”. Molti blog diffondono fatwa che incitano ad andare a combattere l’alawita Bashar al Assad, “in  nome di Dio”! Fatwa che riguardano persino le donne: circola nella rete una sentenza teologica, attribuita a un predicatore salafita di origine saudita, che invita le donne di età superiore a 14 anni, divorziate o vedove, a recarsi in Siria per compiere il jihad attraverso il rapporto sessuale con i combattenti islamisti, costretti da una “causa nobile” a stare lontano dalle loro spose.
Il sito Algerie1.com ha pubblicato il 26 febbraio scorso il video che denuncia la scomparsa di una sedicenne. I suoi familiari accusano i salafiti di aver fatto il lavaggio del cervello alla ragazza e di averla portata in Siria per «prostituirsi» per i jihadisti. Ricordiamo che i salafiti in Arabia praticano la lapidazione nei confronti delle donne che vanno a letto con un uomo che non sia il marito e in Siria invece rendono halal (leciti) i rapporti sessuali extra coniugali. Quindi in nome di quale islam sentenziano le loro fatwa?
Attraverso Aqmi, il cancro jihadista rischia di contaminare gravemente l’Africa e potrebbe anche raggiungere la sponda nord del Mediterraneo e propagarsi in Europa. Oggi, come ha ricordato di recente la presidente dell’agenzia europea Eurojust, Michelle Coninsx, centinaia di giovani europei di origine maghrebina combattono nelle file dei gruppi estremisti in Siria. Un giorno questi giovani faranno rientro a casa e, forti della loro esperienza siriana, saranno più jihadisti che mai.
(Nigrizia)

mercoledì 6 marzo 2013

Hasta Siempre, compañero Chávez

"Los que mueren por la vida no pueden llamarse muertos"
"Quelli che muoiono per la vita non possono essere chiamati morti"

Arrivederci compagno comandante Chávez ...
Goodbye comrade commander Chávez ...


martedì 12 febbraio 2013

Dakota 38

December 26, 1862: la più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti, ordinata da Abraham Lincoln. Sì, proprio lui, proprio l'acclamato Lincoln. Ordinò l'impiccagione di 38 Nativi Dakota a Mankato, Minnesota, durante la rivolta del 1862 conosciuta come “Guerra di Piccolo Corvo”.
Ma cosa accadde? Nel 1862, dopo un raccolto andato male e prima dell’inevitabile carestia invernale, il pagamento federale tardò a giungere (i soldi e il cibo destinati ai Nativi, come spesso accadeva, erano rubati e spartiti tra gli agenti federali). I trafficanti locali non vollero concedere ulteriori crediti ai Santee e l’agente federale della riserva disse ai Santee che erano “liberi di mangiare l’erba oppure i loro escrementi”. Come conseguenza, il 7 agosto 1862 cominciò la rivolta dei Sioux, allorché pochi Santee uccisero un agricoltore bianco, innescando ulteriori attacchi contro gli insediamenti dei bianchi lungo il fiume Minnesota. I Santee aggredirono poi l’emporio e l’agente federale della riserva fu trovato ucciso con la sua bocca riempita di erba. Le Corti marziali processarono e condannarono a morte per impiccagione 303 Santee per “crimini di guerra”. Il Presidente Abraham Lincoln commutò la sentenza di morte per 284 di quei guerrieri, convalidando l’esecuzione per impiccagione di 38 Santee il 26 dicembre 1862. (Nota: ma non per senso di giustizia; Lincoln si preoccupava di come questo avrebbe influenzato gli europei, che aveva paura stessero per entrare in guerra a fianco del sud. Offrì quindi questo compromesso ai politici del Minnesota: avrebbe ridotto la lista di quelli da impiccare fino a 39,  promettendo in cambio di uccidere o rimuovere ogni indiano e di fornire al Minnesota 2 milioni di dollari in fondi federali. La lista fu poi portata a 38, ad uno dei condannati fu sospesa la pena. Fonte: www.unitednativeamerica.com).
Nella primavera del 2005, Jim Miller, un leader spirituale Nativo Americano e veterano del Vietnam, sognò di trovarsi  a cavallo attraverso le grandi pianure del Sud Dakota. Poco prima di svegliarsi, nel sogno, arrivato ad un fiume in Minnesota, vide 38 suoi antenati Dakota impiccati. A quel tempo, Jim non sapeva nulla della più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti. “Quando si hanno dei sogni, sai se vengono dal creatore … Ho provato a metterlo fuori dalla mia mente, ma è uno di quei sogni che ti dà fastidio notte e giorno” dichiarò in seguito Jim.

Ora, abbracciando il messaggio del sogno, il 26 dicembre 2012, nel 150° anniversario dell’impiccagione di 38 Nativi Dakota, l’accadimento fu solennemente ricordato presso il luogo dell’eccidio, in quello che è oggi chiamato il “Parco della Riconciliazione”. Jim ha potuto così ripercorre i 330 km di lunghezza del suo sogno a cavallo da Lower Brule, South Dakota a Mankato, Minnesota per arrivare al sito dell’esecuzione.
Fu prodotto un documentario, "Dakota 38", nel quale si vede la storia del loro viaggio, le bufere di neve che hanno sopportato, le comunità dei Nativi e non Nativi che li hanno aiutati lungo la strada, e la storia oscura che stanno cominciando a spazzare via. Arvol Looking Horse, Custode della Sacra Pipa della diciannovesima Generazione, dichiarò che questo evento ha segnato la fine di un lungo cammino. “Sono fiero di essere qui oggi, e di aver partecipato alla commemorazione. Sia pace nei nostri cuori. E che una nuova stagione abbia inizio”. Nel “Parco della Riconciliazione” è stata posta una lapide, che reca i nomi dei 38 uomini con una poesia e una preghiera. Sidney Byrd, anziano Lakota – Dakota, dopo aver letto i nomi in lingua Dakota, ha dichiarato: “Sono orgoglioso d’esser con voi oggi. Il mio bisnonno era uno di quelli che hanno pagato il prezzo supremo per la nostra libertà. Anche se già condannato a morte, la pena fu commutata in carcere a Davenport, nello Iowa, dove molti morirono in condizioni orribili”.
Coloro che hanno contribuito a progettare la lapide e ad organizzare la cavalcata commemorativa in onore dei defunti dichiararono: “Perdona tutto a tutti”.