lunedì 26 marzo 2012

Naxalite

Dopo il rapimento di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, tutto il mondo si interroga sull'esistenza dei guerriglieri maoisti (Naxal), peraltro già molto noti alle autorità indiane, che da anni cercano, senza alcun successo, di debellarli. I due italiani sarebbero stati sequestrati nel distretto di Orissa mentre realizzavano quelle che sono state chiamate "riprovevoli fotografie" a donne che facevano il bagno in un fiume. Il leader dei maoisti di Orissa, Sabyasachi Panda,ha immediatamente chiesto di aprire una trattativa che tenga conto del rilascio di prigionieri politici da parte delle autorità di Nuova Delhi, e la sospensione dell'Operazione Greenhunt, un'offensiva militare su larga scala lanciata dal governo indiano contro la guerriglia maoista. Ma chi sono questi misteriosi guerriglieri maoisti che osano sfidare le istituzioni indiane arrivando persino al rapimento di cittadini stranieri?

ORIGINI DEL MOVIMENTO- I Maoisti sono in realtà un movimento antico, ormai radicatosi nel corso dei decenni all'interno del tessuto sociale indiano. Le loro origini risalgono addisrittura ai tempi del colonialismo, quando gli inglesi lasciarono l'India e gli Stati del nord-est rifiutarono sdegnatamente l'invito di Nehru a entrare nell'Unione Indiana. All'epoca i maoisti erano attivi negli Stati di Assam, Nagaland, Manipur e Mizoram. All'epoca ricevevano fondi direttamente da Cina e Pakistan, ma col tempo sono sempre di più diventati i difensori dei diritti dei poveri e delle caste basse nelle zone rurali. La rivoluzione maoista però subì un durissimo colpo ai tempi di Indira Gandhi, quando il governo indiano mise al bhando tutti i gruppi rivoluzionari, dichiarando loro guerr aperta. I maoisti subirono duri rovesci ma seppero aspettare nell'ombra, riorganizzandosi negli anni Ottanta presso la città di Naxalbari (da qui il nome naxaliti), nella regione del Darjeeling

FINI E OBIETTIVI-I cosidettetti maoisti si prepongono ufficialmente di instaurare il governo del popolo nella Repubblica indiana. La loro attività consiste principalmente nel fornire appoggio alle rivendicazioni di contadini e gruppi tribali all'interno degli Stati in cui si trovano a operare. Ovunque ci sia miseria e povertà, i maoisti sono riusciti a radicarsi, facendo leva sui sentimenti di riscatto della popolazione. Le sopraffazioni dei ricchi e dei latifondisti ha fatto il resto, al punto che oggi i maoisti possono contare su decine di migliaia di guerriglieri armati. Nel distretto del Bihar, una delle regioni più povere di tutta l'India, i maoisti contrastano efficacemente i cosiddetti "Thakur sena", temibili eserciti al soldo dei latifondisti, e organizzano una vera e propria lotta culturale contro i privilegi di casta, in India ancora molto sentiti. Nel Bihar ben presto i maoisti si sono spinti al punto di fondare un governo parallelo che nel giro di pochi mesi è riuscito a consegnare il controllo pressochè totale delle zone rurali della regione ai guerriglieri. Anche a Orissa i Naxaliti soono riusciti a ritagliarsi ampi consensi, e nel confinante Madhya Pradesh, dove negli anni Ottanta i maoisti promisero a contadini tribali e fuoricasta giustizia e fine del loro sfruttamento. Insomma un vero e proprio ribellismo rurale che ha fatto scricchiolare il potere di Nuova Delhi, costretto a venire incontro alle loro rivendicazioni per arginare il fuoco della rivolta. Anche per questo motivo Nuova Delhi fu ben lesta a ordinare un risanamento rurale su vasta scala da 7,35 miliardi di rupie, nel tentativo di togliere il terreno alla rivolta. Ma il governo indiano, come spesso succede, si rimangiò ben presto la parola data, e i guerriglieri maoisti, difensori dei poveri, ottennero l'appoggio incondizionato dei guerriglieri dell'Andhra Pradesh. Fu un gravissimo errore per le autorità indiane sottovalutare i gruppi di guerriglieri maoisti (sono più di 40 in tutto il paese). cercando di presentarli all'opinione pubblica internazionale come semplici banditi assetati di bottino. In realtà un approccio così superficiale ha sempre messo in secondo piano quelle che erano le reali ragioni dell'infiammarsi delle rivolte, e questo per Nuova Delhi fu un errore fatale.

GOVERNI OMBRA- I Naxaliti sono riusciti con il passare del tempo a creare dei veri e propri governi-ombra all'interno degli Stati dove si sono trovati ad operare. Nel 2004 il Maoist Communist Centre of India (Mcc), e il Communist Party of India People's war si sono uniti formando il Communist Party of India-Maoist (Cpi-M). un vero e proprio salto di qualità indotto dalle pressanti operazioni anti-guerriglia condotta in grande stile dalla polizia indiana a partire dal 2000. Leader indiscusso del nuovo partito è stato nominato Muppala Laxman Rao detto Ganapati, il quale pubblicò subito dopo un manifesto ideologico che rappresenta a tutt'oggi la bandiera del movimento. In sostanza secondo i maoisti l'India sarebbe definita un paese ancora "semi-medievale" che necessiterebbe di una autentica rivoluzione democratrica. I guerriglieri del popolo che hanno deciso di combattere per questo fine sono, secondo le ultime stime, almeno 10.000 e sarebbero tutti muniti di armi efficaci e moderne. Il reale obiettivo del Cpi-M attualmente sarebbe quello di estendere le proprie attività anche alle regioni settentrionali dell'India per creare una Compact Revolutionary Zone (Crz), che dal Nepal, tagliando il Bihar, permetta di passare in mezzo all'India centrale fino all'Andhra Pradesh nel Sud. Una volta che la Crz sarà diventata realtà, allora Nuova Delhi si troverà di fronte a una sfida vera e propria alla sua sovranità. Qualora si realizzasse il Crz infatti, i maoisti potrebbero rinsaldare i legami con i "cugini" maoisti del Nepal, attualmente al governo con il Communist Party of Bhutan-Maoist. Il Cpi-M infatti non è solamente un gruppo guerrigliero indiano e localista, dispone infatti al suo interno di intellettuali e scienziati in grado di dare al movimento un respiro internazionalista. I maoisti indiani infatti intrattegono legami stretto con il Liberation Army of Perù, e con il Kurdistan Workers Party. Vi è poi un altro aspetto da tenere in considerazione: se negli anni Ottanta erano quasi tutti contadini maschi adulti coloro che sceglievano di schierarsi con la rivoluzione, oggi ci sono anche donne, borghesi, laureati e intellettuali, segno evidente di una maturazione del movimento che sta portando i maoisti a sfidare direttamente il potere centrale.

LE ORIGINI DEL SUCCESSO- Quali sono dunque i motivi di tanto successo? innanzitutto la povertà, la rabbia, l'insoddisfazione e la frustrazione di ampie porzioni della popolazione rurale e più disagiata, nelle campagne come nei centri urbani. Spesso i poveri indiani sono costretti a vivere in condizioni disumane, privi anche della speranza di un riscatto sociale; è proprio a costoro che si rivolge l'ideologia maoista, promettendo loro un futuro di lotta nei confronti delle disuguaglianze sociali ed economiche della popolazione. Spesso inoltre nelle regioni in questione le istituzioni dello Stato sono pressochè assenti, consentendo ancora una volta ai Naxaliti di riuscire facilmente a sostitursi ad esse diventando un punto di riferimento per la gente.Come se non bastasse i maoisti indiani non lascerebbero nulla all'improvvisazione e avrebbero da tempo messo a punto dei piani progressivi da realizzare anno dopo anno, sulla stessa falsariga della lotta vittoriosa portata avanti in Nepal.

ORISSA-Torniamo ora allo Stato di Orissa, il teatro del rapimento dei due italiani. Orissa è uno stato federato dell'India orientale e conta una popolazione di circa 38 milioni di abitanti . La sua capitale si chiama Bhubaneswar, e ad Orissa, secondo stime del governo, sarebbero attivi qualcosa come 20.000 guerriglieri maoisti. Nel 2009 i maoisti hanno lanciato in tutta la regione pesanti attacchi contro obiettivi governativi che hanno causato qualcosa come 600 morti. Mai prima d'ora i maoisti avevano sequestrato turisti o cittadini stranieri, per questo a Nuova Delhi stanno seguendo il rapimento dei due italiani con viva preoccupazione. L'Orissa è uno Stato che possiede ben il 70% delle riserve di bauxite, il 90% di quelle di cromo e nichel, e il 24% di carbone dell'interna India, di conseguenza in molti iniziano a pensare che dietro i maoisti si nasconda la longa manus di Pechino, che finanzierebbe il movimento per motivi strategici. Cina o no, fin quando Nuova Delhi continuerà a tenere escluse dal progresso porzioni enormi della popolazione, soprattutto nelle campagne e nelle regioni periferiche, i maoisti troveranno sempre nuovo materiale umano per finanziare e foraggiare la propria lotta. In molti iniziano a temere che, senza una svolta in un senso o nell'altro, nei prossimi anni i Naxaliti potrebbero persino arrivare a dichiarare una secessione da Nuova Delhi, che come prevedibile potrebbe affere conseguenze imprevedibili, e potenzialmente devastanti.

UNA GUERRA CIVILE- Attualmente comunque, Nuova Delhi sembra aver finalmente compreso la proporzione della minaccia rappresentata dai maoisti. Il premier Manmohan Singh ha recentemente dichiarato che i maoisti "rappresentano la più grave minaccia alla sicurezza interna mai affrontata dal paese". Oggi il Pci-M sarebbe in controllo, grazie ai suoi governi ombra, di oltre un terzo dei distretti della federazione indiana (220 su 600), e forte del consenso di milioni di diseredati che vedono nei combattenti "rossi" la sola arma contro il governo, che da tempo utilizza il pugno di ferro per scacciarli dalle loro terre in nome del progresso. Nuova Delhi ha comunque risposto ai maoisti scatenando quella che possiamo tranquillamente chiamare come "una guerra civile" in piena regola. Le autorità indiane hanno infatti dato avvio negli scorsi anni all'operazione GreenHunt, la stessa di cui i maoisti hanno chiesto l'interruzione con il rapimento dei due italiani ad Orissa. Nell'operazione Nuova Delhi ha impiegato qualcosa come 75.000 soldati in quella che è stata definita come una vera e propria guerra di conquista dato che si preponeva di riportare il controllo indiano su regioni che sono cadute ormai sotto il completo controllo del Pci-M. Si è scatenata quindi negli scorsi anni una autentica guerra tra eserciti ben organizzati e ben armati, che ha provocato centinaia di morti senza che però i media si interessassero minimamente alla vicenda. Oggi, a distanza di qualche anno, si può tranquillamente sostenere che l'operazione GreenHunt abbia fallito nel suo intento di soffocare la rivolta.

(Tratto da: Articolo Tre)