giovedì 29 maggio 2008

Con inmenso pesar informamos...

Con inmenso pesar informamos que nuestro comandante en jefe, Manuel Marulanda Vélez, murió el pasado 26 de marzo como consecuencia de un infarto cardíaco en brazos de sus compañera, acompañado de su guardia personal y de sus compañeros

El miembro del secretariado y vocero de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC), Timoleón Jimenez, confirmó a través de un video enviado a TeleSUR, la muerte del líder y fundador de este grupo armado, Manuel Marulanda, también conocido como "Tirofijo".

Pedro Antonio Marin (Tirofijo) nasce nel maggio del 1930 da una famiglia contadina.
Dopo la morte del leader del Partito Liberale, Jorge Eliecer Gaitán, entra a far parte della guerriglia e partecipa alla guerra civile colombiana. Tra il 1948 e il 1953 combatte contro le forze governative e in favore dei diritti degli agricoltori più poveri; nel 1953 assume il comando di un gruppo di autodifesa agraria comunista. Nello stesso anno avviene il golpe con il quale il generale Gustavo Rojas rovescia il presidente e leader dei conservatori Laureano Gómez. Nel 1958 cade il regime e finisce la guerra civile e i due principali partiti colombiani, i Conservatori moderati e i Liberali, sottoscrivono un accordo per la formazione del Fronte nazionale, un mostro antidemocratico attraverso il quale governano il Paese escludendo dalla partecipazione elettorale tutti gli altri movimenti politici. Marquetalia, enclave rurale dove la guerriglia aveva combattuto e vinto durante la guerra civile, viene attaccata nell’ottica di una strategia globale anti-comunista (i contadini che si erano rifiutati di collaborare con il regime avevano creato nuove forme di convivenza, Marquetalia ne era un esempio). Nel 1964 il governo, appoggiato dall'aviazione statunitense, scatena una gigantesca offensiva militare. Uno degli insediamenti colpiti è appunto Marquetalia, villaggio rurale composto da non più di 50 agricoltori e capeggiato da Tirofijo. E’ da quella resistenza che nascono le Farc-EP, le Forze Armate Rivoluzionarie che combattono incessantemente fino al 1984, anno in cui viene siglato un accordo di pace con il governo conservatore di Belisario Betancur, che si impegna a lanciare un programma di riforme sociali e istituzionali in cambio di un impegno che permetta di promuovere un ampio movimento politico di sinistra, l'Unión Patriotica (Up). Dopo soli sei mesi l’Up ottiene un imprevedibile consenso elettorale e diventa il punto di riferimento delle masse operaie e contadine. Il cambiamento è tale che il partito conservatore e liberale non lo accettano: la repressione non tarda ad arrivare. Nell ’86 cominciano «los años de los sicarios». I sicari, molto spesso agenti dei servizi segreti, organizzati da generali dell’esercito e dalla destra, cominciano ad ammazzare, a matar, sistematicamente, chiunque è (o è sospettato) comunista, dirigente di sinistra, sindacalista, militante, studente impegnato.
E’ una strage. Es una masacre.
Le organizzazioni di guerriglia, precedentemente smobilitate, riprendono a combattere e Tirofijo torna a guidare le Farc-Ep.

"Ante el altar de la patria juramos vencer"

lunedì 19 maggio 2008

Alla ricerca del Nirvana perduto...

Non so voi, ma io a volte vorrei lasciare il caos metropolitano e periferico, vorrei non vedere più palazzi, strade asfaltate, auto...problemi, dubbi, preoccupazioni...vorrei abbandonare tutto e potermi tuffare in un mondo parallelo fatto di natura e tempi di vita che seguono il ciclo della terra. A volte invece no, a volte l'esplosione di voci, di folla, di vita, mi rivitalizzano. A volte però. Non sempre.
Terre sconfinate abbondanti e quasi sopraffatte dagli arbusti, dove svettano montagne che sembrano toccare il cielo, sentieri poco più che abbozzati che s'immergono in foreste da leggenda. E scovare d'improvviso qualche persona e sorridere istintivamente perchè di fronte a tanta prorompenza di natura fa piacere ritrovare un proprio simile. Sì, penso d'aver trovato la mia realtà parallela...ma non è fantascienza o frutto d'un sogno...è realtà concreta e tangibile. Certo, nella mia ricerca ne ho trovate più di una, ma molte erano costellate da orde di saccoapelisti e visitatori con zaino in spalla... Io vi parlo di una nazione incastonata tra i monti, chiamata Druk Yul (Terra del Drago Tonante) dai suoi abitanti. A vederlo oggi sembra un luogo dimenticato dal tempo: antichi templi appollaiati su alti precipizi avvolti dalla nebbia, sacre vette mai conquistate, fiumi e foreste incontaminate. Con una particolarità a livello statale a partire dagli anni '70, ovvero la FIL. Sapete cos'è?^^Semplice! La "Felicità Interna Lorda". E con questo pilastro questa nazione s'è tirata fuori dalla miseria in cui versava. Beh, ovvio, per tener lontane le invasioni turistiche c'è una pesante tassa da pagare se si vuole entrare e molti vincoli da seguire, ma così facendo gli orologi hanno rallentato di molto la cadenza del tempo.
Vi sto parlando del Bhutan, tra Cina ed India, che solo di recente è diventato democrazia per volontà del monarca che ha abdicato, e che quindi s'appresta ad affrontare un futuro pieno d'incognite. Ma ad oggi, nelle aree rurali del paese, si respira una sorta d'antichità, d'avventura, di sorpresa, di "Ohh" incantati. La terra perfetta per accogliermi, per accogliermi nei momenti in cui vorrei scappare da tutto e da tutti, in cui vorrei silenzio per capire, per affrontare...tante cose...tante questioni... Vorrei partire, veramente, per questo regno buddhista che sa di magico.






Magari installarmi un pò in un villaggio come quello di Nebji, nascosto nel cuore delle Montagne Nere, nel Buthan centrale, dove non arrivano strade ed elettricità, circondata da foreste e montagne. Tornare alla quiete del silenzio, al respiro profondo, agli spazi senza barriere che bloccano la vista...tornare alla pura semplicità.

Ma qui, scusate, mi devo fermare. Non credo nè alle favole nè agli eden in terra; e neanche il Buthan lo è. Magari si avvicina per me, ma non lo è. Mentirei a voi e a me se vi dicessi il contrario.
Anche qui i problemi ci sono.

Il maggior gruppo etnico del paese era quello degli induisti nepalesi, giunti in Buthan agli inizi del '900. Allarmata da una immigrazione costante, l'élite al potere buddhista e di origine tibetana (Drukpa) decretò che tutti i buthanesi dovessero seguire il codice linguistico, religioso, d'abbigliamento e condotta proprio dei Drukpa. E più ancora: tutti i bhutanesi non "puri" dovevano lasciare il paese entro 4 giorni. Ondate di proteste e conseguenti arresti si abbatterono negli anni '90, con decine di migliaia di bhutanesi d'origine nepalese che si dovettero rifugiare oltre confine. E qui, in questi campi profughi (che di certo non sono a 5 stelle...ma neanche 1 di stella!), si gioca tutt'oggi una delle dispute internazionali più spinose al mondo.

No...neanche il Buthan è il paradiso.

E non è neanche così immobile nel tempo.
Me ne accorgo meglio quando leggo un'intervista sul National Geograpich a Norbu Kinzang, un bambino di 7 anni abitante della capitale bhutanese, Thimphu (ཐིམ་ཕུ་); alla domanda del giornalista "Secondo te chi è il più cool del mondo?" lui risponde senza problemi "Mah...sia 50 Cent sia il quarto re del Bhutan...mi piacciono tutti e due!".

Sì...sentitevi spiazzati quanto me... O.o
E così, alla fine, la mia realtà parallela fatta di pura natura dove rifugiarmi, assume sfumature non certo da idillo.
Chissà, forse la "pace" esterna la si può cercare nel mondo (con un pò di pazienza...), si possono trovare luoghi che molto hanno da donare e molto da insegnare, nonostante i problemi interni che, d'altronde, ci sono in tutti i paesi.
Ma la "pace" interna, quella profonda, a costo di sembrare scontata, forse la troviamo solo dentro di noi. E non c'è luogo che regga, usi e costumi che servano, se prima non affrontiamo noi stessi, in quei discorsi a volte silenziosissimi, a volte chiassosi, a volte spietatamente veritieri, a volte spudoratamente bugiardi, che facciamo da soli con l'altro "io". In un dialogo tutto nostro, intimo e privato. A noi la scelta di tessere discorsi originali o falsi. Solo noi poi ne pagheremo le conseguenze. Magari non subito, magari tra qualche anno, magari tra molti anni.

E la ricerca della mia "pace" interna, del mio nirvana, allora, mi sa che diviene più complessa del previsto...

mercoledì 14 maggio 2008

Buna ziua România !

Sarà perchè in TV se ne sta parlando molto, o sarà perchè andandomene in giro a zonzo li vedo un pò ovunque, ma volentieri vorrei dedicare a loro e alla loro nazione uno spazio nel mio blog.

Romania: nazione d'un popolo antico, che compare nelle fonti di lingua latina, greca e slava del IX e X secolo sotto il nome di "vlahi" o "valahi"; nazione che dichiarò l'indipendenza nel 1877 (indipendenza difesa brillantemente nelle battaglie a Plevna, Rahova, Smardan...); nazione di Mihai Eminescu, eminente poeta tardo-romantico; nazione che nel 1900 sempre di più prosperava; nazione che si trovò imprigionata in una dittatura nazi-fascista con 270.000 deportati ai campi di sterminio; nazione di Iuliu Maniu, George Brătianu, Lucreţiu Pătrăşcanu, Titel Petrescu e Constantin Sănătescu che nel 1944 costituirono un governo d'unità nazionale e affiancarono gli Alleati; nazione comunista prima e appartenente all'UE ora.
Non pochi legami uniscono noi italiani ai rumeni, e questi "fratelli latini" del Danubio e dei Carpazi fanno parte, attraverso la loro storia, di una famiglia latina ed europea. Come scrisse lo storico Ion Bulei "...scoprire che l'azzurro delle pitture di Giotto nella Cappella degli Scrovegni lo si può incontrare anche nei monasteri dipinti di Voronet, Moldovita o Sucevita".

Questa nazione può offrire tanto.


La Transilvania, circondata dai Carpazi, culla dei Rumeni, che offre al viaggiatore straniero una vastissima gamma di stili architettonici. Terra di castelli, che possono portarci indietro nel tempo, in un viaggio fantastico: da quello di Peles costruito tra il 1875 e il 1914, a quello di Bran del 1300, a quello di Hunedoara del 1200 !
E che di dire della Bucovinia, con i suoi innumerevoli monasteri decorati con affreschi esterni, o Maramures situata a 2.300 metri costellata di Chiese di legno uniche al mondo !
E poi, per ultimo, ma non certo per importanza, la grande BUCAREST (Bucureşti), con i suoi 2 milioni di abitanti, con i suoi intrecci molteplici di vite, di racconti... Le grandi città m'attirano, (a dir la verità tutte le città m'attirano!) soprattutto per la gente, per quelle semplici persone che vivono con i loro bagagli di storie personali, che a volte si sono intrecciate con la storia che si studia sui libri. Tristemente famosi i pezzi di racconti dei "bambini randagi", che vivono d'inverno tra le condutture sotterranee e d'estate dormono sui tetti dei palazzi, che sniffano Aurolac...chissà se sognano anche loro un futuro migliore magari in Germania, in Francia...in Italia...Chissà se anche loro vorrebbero partire come molti connazionali su quei pullman che andranno lontano e che promettono "speranza".
Alla TV una volta avevano seguito la storia d'un giovane rumeno giunto in Italia, dal suo piccolo paese in Romania fino a qua. Nel rivedere i suo genitori che con le lacrime agli occhi lo salutavano, che s'erano messi probabilmente quello che per loro era il vestito della festa per "celebrare" l'evento, che lo riempivano di raccomandazioni, m'è parso di rivedere quei miei parenti veneti che partirono per gli USA e per l'Australia. Secondo me la scena era identica. E se anche io non c'ero, gli occhi al solo pensiero mi si offuscano di lacrime.
Eh già, la storia si ripete...
Quando mi sarà possibile andrò a vistare questa grande nazione, perchè vorrei capire tante cose, e solo un viaggio mi darà l'occasione di comprendere meglio.

In questi giorni in Italia si parla di chiudere le frontiere, di "bloccare l'esodo dei rumeni", di persone rumene "tendenzialmente cattive". I giochi di potere si sa, sono viscidi e subdoli, e sono sempre dettati da interessi di parte. Un tempo c'era la caccia alle streghe, poi è arrivata la caccia all'infedele (o al fedele), ma la caccia alla razza straniera colpevole di portare tutti mali c'è sempre stata (e c'è) un pò dappertutto. Di certo poi nelle alte sfere attualmente al Governo italiano non si potrà non tener conto che in Romania sono 25.000 le imprese a capitale italiano (i vantaggi che traggono ad aprire un'attività là invece che in Italia sappiamo benissimo quali sono); Unimpresa (l'associazione che in Romania riunisce Confindustria, Confartigianato, Confesercenti e Confagricoltura) di certo non starà con le mani in mano.

Ma andiamo oltre i giochi economici-finanziari, oltre i facili stereotipi, seguitemi oltre...oltre le trincee che ci costruiamo nella testa, oltre i nostri minuscoli giardini così limitati... Seguitemi in una terra costellata di spazi verdi illimitati e monumenti bloccati nel tempo, di macchinoni spavaldi e colla da respirare, di cultura antica e multietnica.
Scoprirete che questo popolo non è nè buono nè cattivo; è semplicemente un popolo, fatto da persone come noi.

Fidatevi...

Seguitemi in România.

Salut ! Buna ! La revedere !

giovedì 8 maggio 2008

Il primo post...


Saltato su un treno merci che partiva da Los Angeles in pieno mezzogiorno d'una giornata di fine settembre del 1955, presi posto su un carro aperto e mi sdraiai col mio sacco a spalla sotto la testa a gambe accavallate e contemplai le nuvole mentre correvano a nord verso Santa Barbara. Era un treno locale e la mia intenzione era di dormire quella notte sulla spiaggia di Santa Barbara e salire la mattina dopo su un altro treno locale fino a San Luis Obispo oppure su un merci espresso che arrivava direttamente a San Francisco alle sette di sera. (...)

Tratto da: "I vagabondi del Dharma", Jack Kerouac

Perchè è solo viaggiando, fisicamente o virtualmente, solo viaggiando, che si possono scoprire tutte le sfumature del mondo e della sua gente. E poi, a volte, si scoprono parti di noi stessi.

Viaggiare, informare, scoprire, imparare...

Vediamo un pò cosa riuscirò a combinare con questo blog tra le mani ^^