domenica 20 dicembre 2009

Una storia di Natale

Siamo a Dicembre, ed ecco come sempre il post degli auguri di Natale e di buon anno. :)
Ringrazio e faccio i migliori auguri a tutti gli amici di blog con i quali ci siamo scambiati idee, opinioni, faccio gli auguri anche a tutti coloro che per caso sono capitati qui. Un pensiero corre alle amiche e agli amici che ho sparsi per il mondo, alle persone care che non ci sono più ma so che mi possono sentire, a quell’amico in particolare che non so su quale strada starà dormendo, a coloro che oggi si sono allontanati ma che spero sempre possano tornare.
Vi vorrei lasciare con una sorta d’intervista; non prendetevi male se a tratti può sembrarvi troppo triste e amara per questo perido: il “protagonista” v’assicuro che non lo è per nulla, è uno abituato a combattere con il sorriso.
Vi voglio regalare la sua grinta. Che di questi tempi, serve molto.
Arrivo a casa sua e Alex viene ad aprirmi. Fa un mezzo sorriso imbarazzato e mi dice d’entrare, d’accomodarmi. E’ da solo in casa, i genitori al lavoro, i suoi fratelli uno a studiare a casa d’amici e l’altro al lavoro anche lui. Mi vuole offrire qualcosa da bere, e così dopo un po’ arriva con un vassoio con su due bicchieri e un cartone d’aranciata. L’andatura è evidentemente zoppicante, ma porta tutto con sicurezza. Si siede e mi guarda, sempre sorridente. Dopo i convenevoli, gli faccio una domanda semplice: di parlarmi di sé. Abbassa lo sguardo, strofina piano la mano sulla gamba. Poi sereno, comincia. “E’ dall’asilo che ho capito che la mia diversità non doveva fermarmi, che se anche il dolore a volte era forte, io dovevo stringere i denti…per me stesso e anche per la mia famiglia. Le cure costavano tanto, vedevo ogni giorno i sacrifici che in casa si facevano per me. Sai, non siamo mai stati messi bene a soldi, e con il mio arrivo il problema lo so, è aumentato. Ma nessuno qui me l’ha mai fatto pesare. Le differenze le vedevo all’asilo e a scuola: sai, tutti con i vestiti della disney, con l’astuccio dell’ultimo cartone animato, con le robe di marca…io e mio fratello ci passavamo i vestiti a vicenda e abbiamo iniziato a capire subito che certi bambini “potevano” e altri, come noi, “non potevano”. Ma non siamo stati troppo lì a farci problemi, quella era la nostra situazione, lo sapevamo, e noi si andava avanti ugualmente, tranquilli. Poi, crescendo, abbiamo anche capito che in casa i nostri genitori si facevano in otto per noi: doppi lavori per far quadrare i conti…mio padre lavora di giorno e di notte, mi sono sempre chiesto come fa a reggere…E che, vedi anche tu, non abitiamo in qualche periferia o zona degradata, qui nel nostro paese stanno tutti bene…o quasi…ma mamma ha sempre detto che noi chiederemo la carità a nessuno…e anche se il comune e lo Stato in generale non hanno mai fatto quasi nulla per noi, noi non andremo mai a bussare a cose tipo la Caritas…la dignità conta molto per i miei…e per noi…E così la vita è passata, tra chi mi guardava e mi guarderà sempre in modo diverso, tra risatine di chi si prende gioco di me perché non ho un pezzo di gamba, tra sacrifici, tra niente vacanze, niente sport, perché non gliene frega molto di come stai messo a soldi, la retta è quella e o paghi o non ti puoi iscrivere, niente oratori perché anche lì devi pagare l’iscrizione, niente giocattoli nuovi, niente bici ultimo modello, niente motorino per i miei fratelli…insomma…un bel po’ di “niente” direi!...Però nessuno si è mai lamentato, anche quando mio fratello grande non è potuto andare all’Università perché serviva che lavorasse, anche quando l’altro mio fratello mi faceva quasi da balia, anche quando ho capito che comunque la si mettesse, io ero un po’ diverso dagli altri…nessuno si è mai lamentato. Adesso siamo tutti cresciuti, i problemi sono rimasti e…lo ammetto, mi sento un po’ più solo….i miei fratelli però è giusto che vadano per la loro strada, e io prima o poi troverò la mia…Sai, tra un po’ è Natale…abbiamo fatto l’albero, vedi? Ma non m’interessa se ci saranno o no pacchi per me…la gamba che non ho nessuno me la ridarà, questo è un dato di fatto, ma a costo di zoppicare, d’andare avanti con le stampelle, io non mi fermo, non m’arrendo…”
Merry Christmas, Joyeux Noel, Froehliche Weihnachten, Feliz Navidad, Shinnen omedeto Kurisumasu, Chung Mung Giang Sinh, I'd milad said oua sana saida, Sretan Bozic, Merry Keshmish, Yukpa, Nitak Hollo Chito, Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom, Gesëebende Kersfees, Kung His Hsin Nien bing Chu Shen Tan.

venerdì 4 dicembre 2009

La journée sans immigrés: 24h sans nous!

La giornalista francese Nadia Lamarkbi, ha lanciato sul web un’idea un po’ particolare: far scioperare tutti gli immigrati presenti in Francia. Ha aperto una pagina su Facebook dal titolo “La journée sans immigrés: 24h sans nous!” e ha già avuto un sacco di iscritti. L’idea è arrivata anche qui da noi (“Primo marzo 2010 primo sciopero italiano degli stranieri”) e sempre grazie a Facebook si sta propagando per tutta l’Italia. Per chi volesse iscriversi al gruppo può andare a questo indirizzo oppure qui. Chi voglia invece iscriversi al gruppo francese basta che vada qui.
Ma vi siete mai chiesti come sarebbe l’Italia se d’improvviso tutti gli immigrati sparissero? Di certo, ammettiamolo, qualcuno di noi festeggerebbe, ma ci sarebbe realmente da essere contenti? Perché non facciamo una prova? Dai, seguitemi nel gioco, proviamo…
Iniziamo con una cosa di cui noi italiani siamo famosi: la cucina. Improvvisamente avremmo una drastica riduzione di pomodori, olive, ortaggi in generale e frutta. Molti di coloro che raccolgono questi prodotti sono stranieri. Avremmo meno pane, quasi tutte le pizzerie chiuderebbero, seguite a ruota da ristoranti cinesi, ristoranti giapponesi e anche ristoranti italiani; eh sì, anche italiani: avete mai fatto caso che non pochi sono i cuochi, i camerieri e i lavapiatti stranieri?
Non meno importante penso sia la pulizia, a cui noi italiani teniamo molto. Però senza stranieri le nostre strade pullulerebbero di immondizia, perché molti degli operatori ecologici, meglio conosciuti come spazzini, sono stranieri. E i supermercati? E gli uffici? Da chi verrebbero puliti? Sono sempre stranieri coloro che si occupano di queste pulizie.
E gli anziani? Come faremmo senza badanti? Chi si prenderebbe a carico la nonnina novantenne che fa fatica a camminare e la si deve imboccare? Le case di riposo dite? Ok, guardate pure i costi…e spaventatevi.
Poi abbiamo le case in Italia. Beh, senza stranieri, penso che la casa nuova che ti stavano costruendo ritarderà di molti anni prima che risulti pronta. In fondo, tantissimi muratori sono stranieri.
I lavori sulle strade sarebbe qusi del tutto interrotti perché molti che lavorano nei cantieri stradali sono stranieri.
Poi abbiamo le ditte: operai, mulettisti, camionisti, magazzinieri, una ditta va avanti grazie a loro. Ma se il cinquanta per cento è costituito da immigrati e questi spariscono, le ditte come fanno a far quadrare tutto? Le produzione, i costi, i tempi, salterebbero totalmente.
Abbiamo poi gli ospedali: già gli infermieri sono pochi, vi immaginate se anche da qui gli stranieri se ne vanno? E senza dottori come faremmo? Eh sì, forse non lo sapete, ma abbiamo anche dottori stranieri.
E poi, scusate, noi amanti dello sport, senza stranieri che faremmo? Più della metà dei campionati italiani verrebbero sospesi; in primis il calcio. Chissà, magari ci appassioneremmo al curling…
La lista potrebbe continuare. E v’assicuro che questi vuoti non verrebbero riempiti dagli italiani, come molti sostengono. Molti di questi lavori nessun italiano vuole più farli.
Ma una delle cose che più mi toccherebbe sarebbe vedere amiche senza i rispettivi mariti. O vedere il mio cuginetto senza il suo amico del cuore. E vedere un sacco di miei amici sparire. E…oh cavolo! Sparito è anche il ex maestro di karate! In fondo, un giapponese è sempre uno straniero, no?
Eh sì, ci sarebbe poco da stare allegri se tutti gli stranieri sparissero.
Avanti allora, incrociate le braccia stranieri italiani, incrociamole anche noi con loro, e facciamo vedere a questa Italia dal passato emigrante, che senza di voi gli ingranaggi non girerebbero più.