martedì 18 novembre 2008

En ce jour, le soleil se lève, et notre Congo resplendit - 2°parte


Le milizie di Nkunda tengono sotto scacco le forze governative e i peacekeepers Onu che resistono intorno a Goma


Il leader dei ribelli tutsi Laurent Nkunda si è reso disponibile ad avviare un negoziato di pace con il governo e si impegna a rispettare il cessate-il-fuoco proposto dalle Nazioni Unite se anche Kinshasa farà lo stesso. Lo ha riferito l'ex presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, inviato speciale dell'Onu, al termine di un incontro con Nkunda.
Nella regione del Nord Kivu però i combattimenti non cessano.
Il mondo sta fallendo nel suo compito di assistere i civili innocenti nella Repubblica Democratica del Congo.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno portato in Consiglio di Sicurezza le richieste di Alan Doss, il capo della Missione Onu (Monuc) per un'implementazione delle forze di peacekeeping: altri 3mila uomini dovrebbero raggiungere i 17mila già presenti nel paese centrafricano.
Ma il tempo passa...
Due cadaveri putridi messi di traverso sulla strada che porta a Kibati rappresentano la macabra "linea di confine" che dà inizio alla zona controllata dagli uomini di Laurent Nkunda. Sono i corpi di due soldati dell'esercito regolare di Kinshasa, uccisi negli scontri di mercoledì alle porte della città che si trova a pochi chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu, obiettivo di conquista dei ribelli tutsi. Si tratta di un monito che, tradotto in parole, suona: "Venite, vi aspettiamo. Ma questa sarà la vostra fine".
Le milizie Cndp (National Congress for the Defence of People) sono vicinissime a Kanyabayonga e Nkunda vorrà prenderla a tutti i costi. Kanyaboyonga si trova a circa 170 chilometri da Goma e la sua importanza strategica è nota anche agli uomini dell'Onu e a quelli di Kinshasa che hanno rafforzato il loro contingente. Chiunque controlli la città, crocevia fondamentale per la regione, controlla i rifornimenti, le comunicazioni e il commercio del Nord Kivu. Sebbene il portavoce dei Caschi blu assicura che la città sia ben protetta, voci provenienti dalle fila del Cndp fanno sapere di aver già raggiunto la città senza incontrare alcuna resistenza. Anzi, secondo Bertrand Bisimwa - fedelissimo di Nkunda - molti soldati regolari sarebbero scappati all'avanzata delle milizie tutsi.
Intorno a Goma, invece, l'esercito guadagna terreno ai danni dei ribelli, respingendoli 5 chilometri più a nord. Adesso la linea del fronte è appena a nord della città, giusto dietro due colline strategiche occupate dall'artiglieria e dai cecchini dell'esercito. L'Alto Commissariato per i Rifugiati Onu (Unchr), da giorni ormai, sta chiedendo che i rifugiati del campo di Kibati vengano trasferiti altrove. L'estrema vicinanza al fronte comporta continue incursioni da parte dei soldati dell'esercito che saccheggiano e derubano i pochi beni di cui sono in possesso i profughi rifugiati all'interno del campo. Da quando il conflitto si è riacceso, in agosto, centinaia di civili sono morti durante gli scontri a fuoco. E 250mila sono gli sfollati costretti a lasciare le loro case.
Nonostante lo squilibrio delle forze in campo, i circa 6mila uomini del generale Nkunda riescono a tenere in scacco le forze di Kinshasa, le milizie filogovernative e gli uomini dell'Onu. Il presidente Joseph Kabila ha accusato diverse volte il presidente del Ruanda Paul Kagame di sostenere le truppe ribelli. Anche se a Kigali hanno sempre rispedito le accuse al mittente, sono in molti a sostenerlo, anche in Occidente. Laurent Nkunda non sarebbe altro che il terminale di multinazionali (per lo più di paesi anglofoni, Usa, Gb, Sudafrica) usato, per il tramite ruandese appunto, per prendere il controllo delle diverse miniere sparse nel ricchissimo sottosuolo del Nord Kivu: oro e diamanti, ma soprattutto niobio, coltan e cassiterite.
Altro effetto collaterale di questa guerra subdola, con interessi economici e commerciali fortissimi, è l'impennata di sequestri di giovani tra i 15 e i 18 anni per costringerli a combattere. La cifra dei 3 mila bambini soldati presentata da Save the Children prima di quest'ultima crisi è destinata a essere drammaticamente aggiornata. Diverse sono le testimonianze di ragazzini presi davanti alle scuole e abbandonati in fosse scavate nel terreno fino a quando non avessero indossato l'uniforme e imbracciato le armi.
"Se ti rifiuti di combattere, ti sparano. Se tenti di fuggire, ti sparano. Quando ero nelle loro mani non facevo altro che aspettare di morire e che tutto fosse finito". L'autore di questa testimonianza ha solo 15 anni. Ed è riuscito a scappare, per fortuna.

Tratto da Peace Reporter

sabato 8 novembre 2008

En ce jour, le soleil se lève, et notre Congo resplendit

La République démocratique du Congo è molto bella.
Vi sono ben 5 parchi nazionali, compresi nel patrimonio dell’umanità dell’UNESCO: Garamb National Park, Kahuzi-Biega National Park, Salonga National Park, Virunga National Park, Okapi Wildlife Reserve. Il parco nazionale di Virunga, per esempio, vicino alla città di Goma, copre 12.000 km². Si tratta di un’ampia pianura fiancheggiata da due versanti montagnosi che fungono da recinto naturale per gli animali selvaggi della riserva. Vi sono leoni, bufali, antilopi, facoceri, elefanti, ippopotami, scimpanze, gorilla, giraffe, zebre e una grande varietà di uccelli acquatici. Le due cime vulcaniche di Nyamuragira (3.055 m) e di Nyiragongo (3.470 m) possono essere addirittura scalate. Nell’est vi sono colline di terra vulcanica coperte di pascoli, mentre nel nord-est si estende una foresta equatoriale densa, uno degli ultimi habitat dei pigmei. La frontiera est del Congo è costeggiata da una serie di laghi che si susseguono da nord a sud; il lago Mobutu Sese Seko è quello che contiene la maggiore quantità di pesci in Africa.
Ma cosa realmente sta accadendo a questo potenziale paradiso? Cosa c'entrano Nokia e Sony in tutto questo?

LA GUERRA DEL COLTAN
Che sta succedendo nel Nord Kivu? Si sta consumando una guerra più sporca di altre? O stiamo assistendo a un secondo atto della guerra etnica di hutu contro tutsi scoppiata tredici anni fa nel troppo vicino Ruanda?
Gli ultimi aggiornamenti. Dopo due giorni di combattimenti le forze ribelli guidate dal generale Nkunda hanno conquistato la città di Kiwanja e sconfitto le milizie filo-governative dei Pareco Mai-Mai. I cittadini, circa 35mila persone, sono stati costretti a lasciare le loro case e così i ribelli hanno avuto campo libero per saccheggiare, con tutta calma, le poche cose rimaste. Secondo testimonianze di caschi blu e reporters sul luogo, diverse decine di corpi sarebbero riversi nelle strade. Kiwanja è a soli 80 chilometri da Goma, la capitale del Nord Kivu. I combattimenti intorno alla città e a Rutshuru hanno costretto gli operatori umanitari a sospendere le loro attività. Il primo convoglio con il cibo era arrivato solo ieri e l'equipe di Medici Senza Frontiere (Msf) aveva ripreso a operare nei campi profughi. Nkunda ha accusato il governo di aver rotto il cessate-il-fuoco proclamato unilateralmente dal generale la settimana scorsa. Il generale tutsi sostiene, infatti, che le milizie Pareco Mai-Mai, costituite per lo più da hutu, siano sostenute direttamente dal governo di Joseph Kabila. Stessa sorte è toccata nel pomeriggio alla città di Nyanzale. Anche lì stesso copione: evacuazioni e saccheggi. Intanto, i mezzi corazzati del dell'Onu si sono schierati intorno a Kikuku e i soldati hanno l'ordine di sparare, se necessario. La possibilità di arrivare a una trattativa è sempre più remota.
Un conflitto esportato. Stiamo rischiando di assistere alla continuazione degli scontri etnici tra hutu e tutsi? Stando a quanto dichiarato a Radio Popolare Salento da Chiara Castellani, un chirurgo volontario che vive nella regione da diciotto anni, non dobbiamo farci ingannare. Quella che si sta combattendo è una guerra più sporca di tante altre, non si tratta solo di un conflitto etnico "esportato" dal Ruanda. Ma, leggendo tra le righe, è facile capire che diverse potenze "anglofone", nascoste dietro le spalle del presidente ruandese Paul Kagame e le sue mire espansionistiche, stanno facendo guerra alla Repubblica Democratica del Congo (DR Congo), colpevole di essere ricchissima di risorse del sottosuolo e di superficie. Diamanti, uranio, cobalto, un consistente patrimonio idroelettrico e coltan. Il coltan... tutti noi abbiamo una piccola quantità di coltan nelle nostre tasche: senza questo minerale i telefoni cellulari non potrebbero funzionare. Il suo prezzo è di poco superiore all'oro e l'ottanta percento dei giacimenti scoperti si trova proprio nella DR Congo, nel Nord Kivu a voler essere precisi.
Il Ruanda e le multinazionali. Nkunda ha cominciato a provocare disordini nel Kivu già da prima delle elezioni. Dietro alla supposta necessità di sostenere la minoranza tutsi dei Banyamulenge, ci sono gli interessi del Ruanda. Secondo Chiara Castellani, non c'era nessuna esigenza di proteggere un gruppo, quello dei Banyamulenge, abbastanza integrato nella società congolese. Nessuno ha interesse ad attaccare i tutsi, ma adesso, dopo le provocazioni del generale Nkunda e del suo gruppo armato, il rischio più grosso è che la minoranza tutsi attiri su di sé, incolpevole, l'odio della popolazione. "La vera ragione di questa guerra - continua la dottoressa Castellani - va ricercata nella difesa degli interessi delle multinazionali. Una difesa sponsorizzata da Kagame, che riceve il suo tornaconto".

martedì 4 novembre 2008

If Obama wins... Se vince Obama...

Occhi puntati sugli United States of America...
Non credo certo che Obama sia un Santo, intendiamoci. E non mi piace il modo di fare politica, di condurre una campagna elettorale negli U.S.A.
Ma ora il mio tifo è tutto per lui.
Go Obama! Go! Yes, we can!
Come intitolava Liberazione "If Obama wins, the son of slaves..."