Intellettuali, politici, attivisti e cittadini si sono riuniti in Piazza Maresciallo Tito a Zagabria: per impedirne il cambio di nome, per ribadire i valori dell'antifascismo contro una destra radicale dilagante. Intellectuals, politicians, activists and citizens gathered at Piazza Tus Maresciallo in Zagreb: to prevent the change of name, to reiterate the values of anti-fascism against a racial radical right.
Lo scorso 22 giugno, in occasione del Giorno della
lotta antifascista, circa un migliaio di persone si sono radunate in
piazza maresciallo Tito nel centro di Zagabria per celebrare questa
ricorrenza, ma anche per manifestare il proprio dissenso contro
l’ennesimo tentativo di cambiare il nome della piazza.
Così per la prima
volta - contemporaneamente alla commemorazione ufficiale che si tiene
ogni anno a Brezovica, nei pressi di Sisak, dove il 22 giugno 1941 gli
antifascisti croati organizzarono la prima insurrezione armata contro le
truppe di occupazione naziste e fasciste - questa ricorrenza è stata
celebrata anche nella piazza dedicata al maresciallo Tito.
La
manifestazione, che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti
dell’opposizione e intellettuali croati, è stata organizzata da varie
associazioni della società civile in segno di protesta contro la
richiesta – avanzata in seno al consiglio comunale di Zagabria da un
nuovo partito fondato dal controverso ex ministro della Cultura Zlatko
Hasanbegović insieme alla deputata Bruna Esih – di rinominare la piazza
intitolata al leader jugoslavo Josip Broz Tito.
Nonostante
i pochi seggi aggiudicatisi nell’assemblea cittadina alle recenti
elezioni amministrative, i voti del gruppo di Hasanbegović sono
essenziali per formare una maggioranza che garantisca al rieletto
sindaco Milan Bandić di governare tranquillamente per i prossimi quattro
anni.
Hasanbegović e Esih, che rappresentano
una forza di estrema destra distaccatasi dal partito al potere (HDZ),
hanno costruito la propria campagna per le elezioni amministrative sulla
retorica anticomunista, perorando la necessità di rinominare la piazza
maresciallo Tito con una delibera del consiglio comunale. Il sindaco
Bandić, dal canto suo, resta fermo nella sua intenzione di indire un
referendum sulla questione, probabilmente contando sul fatto che alle
urne sia improbabile si rechi il 50% più uno degli aventi diritto al
voto, necessario affinché il risultato sia considerato valido.
Negli
anni, Bandić si è dimostrato molto abile nel combinare il sostegno alle
organizzazioni antifasciste con quello alla destra radicale.
Ciò
che ha spinto i cittadini a riunirsi in piazza maresciallo Tito è stata
proprio la percezione di questa minaccia che incombe sull’intero
lascito della lotta antifascista. Una minaccia concretizzatasi nel
discorso tenuto da Hasanbegović a Jazovka.
”Questo
luogo sinistro ricorda il carattere criminale del comunismo jugoslavo
che nel 1945 fu imposto al popolo croato contro la sua volontà […] E
proprio questo apocrifo ovvero la festa nazionale del 22 giugno è
l’occasione giusta per ricordare ancora una volta un fatto ben noto […]
lo stato croato moderno è sorto unicamente dalla volontà nazionale della
nostra generazione e dalla vittoria nella Guerra patriottica
(1991-1995), che è anche una vittoria sui successori spirituali e reali
degli esecutori (del massacro) di Jazovka”, ha detto Hasanbegović,
aggiungendo: “È nostro dovere politico, statale e legislativo annullare
il 22 giugno come festa nazionale e come fonte di una discordia del
tutto inutile in seno al popolo croato, facendo sì che finalmente si
creino i presupposti per una vera riconciliazione nazionale, che può
basarsi unicamente sulla verità”.
Hasanbegović è
noto per le sue posizioni anticomuniste e per le critiche
all’antifascismo, nonché per la sua propensione a relativizzare i
crimini del regime ustascia. Tant’è che già da studente aderì al
movimento neonazista, scrivendo pamphlet nostalgici per la rivista
filoustascia “Lo Stato Indipendente Croato”.
Tito occupa un posto simbolico (nella memoria collettiva) come leader del
movimento antifascista e fondatore di uno stato socialista che portò
modernizzazione e progresso nei vari ambiti della vita economica,
sociale e culturale – industrializzazione, elettrificazione,
innalzamento degli standard di vita, modernismo nell’arte e
nell’architettura, progresso scientifico, notevole miglioramento del
sistema sanitario e di protezione sociale, aumento del tasso di
alfabetizzazione e di scolarizzazione, innalzamento del livello medio di
istruzione, risoluzione della questione abitativa.
Molti
cittadini croati ritengono che la rimozione dell’intitolazione di una
delle piazze centrali di Zagabria a Josip Broz Tito rappresenterebbe
l’atto finale di una lunga serie di rinominazioni delle vie e piazze in
tutta la Croazia che fino agli anni Novanta portavano i nomi di uomini
politici e intellettuali dell’epoca socialista, nonché di combattenti e
battaglioni partigiani.
Animato da canti
partigiani jugoslavi e croati, ma anche dalle note di “Ay, Carmela” e
“Bella Ciao”, il raduno organizzato in piazza maresciallo Tito ha visto
la presenza di numerosi esponenti dell’opposizione di sinistra, nonché
di simpatizzanti del regime jugoslavo e dello stesso Tito. Oltre alle
bandiere di “Radnička fronta”, un piccolo partito della sinistra
radicale, e quelle della Lega dei comunisti di Jugoslavia, in piazza
sventolavano numerosi striscioni, alcuni dei quali dal sapore ironico. A
rivolgersi ai presenti, tra i quali c’era anche il celebre allenatore
di pallanuoto Ratko Rudić, sono stati alcuni intellettuali e attivisti
di spicco.
“L’antifascismo non ha alternative.
Non ne ha avute nel 1941, non ne ha nemmeno oggi […] Il fascismo fu un
periodo buio, nient’altro che buio. Un male assoluto, espressione
dell’odio verso tutto ciò che è umano, diverso”, ha dichiarato
l’attivista femminista Marijana Bijelić, parlando dei pericoli delle
tendenze fasciste odierne.
Hrvoje Klasić,
docente di Storia presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di
Zagabria, ha fatto notare che anche il primo presidente della Croazia
indipendente Franjo Tuđman fu membro del movimento antifascista guidato
da Tito.
“Rade Končar, Nada Dimić, Josip Kraš,
Ivo Lola Ribar non sono solo nomi delle fabbriche, sono i nomi degli
eroi nazionali croati, ai quali la società rese omaggio nel 1945
intitolando loro fabbriche, vie,…Nel 1991 quella stessa società decise
di punirli – da un giorno all’altro da eroi divennero criminali. Molti
ne sono responsabili, compreso il loro compagno di partito Franjo
Tuđman, che non avrebbe dovuto permettere che ciò accadesse, e lo stesso
vale per Janko Bobetko e Martin Špegelj [ex generali dell’Armata
popolare jugoslava, tra i principali protagonisti della guerra di
indipendenza croata]. Ma c’è comunque qualcosa che li lega a Nada Dimić e
Rade Končar – tutti fecero parte dello stesso movimento di resistenza
organizzato e vittoriosamente guidato da Tito”, ha detto Klasić.
Snježana
Banović, nota critica teatrale che si è occupata tra l’altro di teatro
del periodo ustascia, ha citato i nomi di numerosi attori e
professionisti del teatro uccisi durante la Seconda guerra mondiale per
mano degli ustascia. “Credo che oggi tutti sappiamo che ci sono limiti
che non si oltrepassano e linee dalle quali non si indietreggia. Oggi
quella linea è questa piazza che porta il nome del maresciallo Tito da
71 anni e lo porterà per almeno dieci volte tanto. La piazza maresciallo
Tito è barometro e polso di Zagabria che mostra quanto questa città si
ricorda del proprio passato eroico. Una città che si vergogna del
proprio passato partigiano è condannata all’oblio, ossia a morte”, ha
concluso Banović.
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