Pochi principi basilari, che cerco di seguire.
Semplici, si direbbe, eppure difficili e complessi come non mai.
Vi faccio un esempio.
Immagino ch
e ognuno di noi abbia dei soldi depositati in banca. Già… la banca. La maggioranza delle nostre banche sono per così dire “armate” ovvero investono nell’industria armiera. Con tutto ciò che ne consegue e che potete ben immaginare. La Banca nazionale del Lavoro, del gruppo Paribas, 3 anni fa ha supportato le aziende armiere per 62 milioni e spiccioli di euro. Nel 2009 per un miliardo e 253 milioni. Nel lungo elenco compare anche il Gruppo Intesa San Paolo (detiene ancora il 7,16 del mercato), nonostante le mille promesse di abbandonare il campo; anche il gruppo Unicredit, seppur con cifre (119 milioni) nettamente inferiori rispetto al 2007 (404 milioni di euro) compare nella top ten. Un bel balzo in avanti lo fa, invece, Ubi Banca, con i suoi satelliti finanziari piazzati geograficamente nel cuore del comparto armiero italiano: 209 milioni di euro e quasi un 6% del mercato complessivo (dato assai eloquente, visto che nel 2007 aveva lo 0,27%). Ed è meglio che mi fermo qua, perché molti dei miei principi basilari sono già andati ad escort.Volete un altro esempio?
Apro il mio frigo: c’è dentro del cibo e delle bevande. Apro l’armadio di camera m
ia: ci sono dei vestiti.Il colosso Coca Cola sfrutta la mano d’opera sud americana. Sulla Nestlè potrei parlarvi per ore: frodi e illeciti finanziari, abusi di potere, appoggio e sostegno di regimi dittatoriali, utilizzo di organismi geneticamente modificati nella pasta (Buitoni), nei latticini, nei dolci e nelle merendine; intere aree di foresta vengono distrutte per far posto alle sue piantagioni di cacao e di caffè, dove si utilizzano pesticidi molto pericolosi. E sulla stessa scia si pongono Nike, Adidas, Mattel, Chicco, Benetton, Reebok, Levis, Mondo… potrei andare avanti. Fatemi sottolineare però la
Chiquita, che tratta i suoi operai peggio degli schiavi, tenendoli rinchiusi in veri e propri lager del lavoro, malmenati o peggio se protestano, con stipendi miserevoli, gettando loro addosso il diserbante dagli aereoplani .Come vedete, potrei sembrarvi incoerente. Predico un “mondo migliore” e poi cado nel tranello di dare fiducia a chi di un mondo migliore non gliene può fregare di meno e pensa al solo dio in cui crede: il Denaro.
So benissimo che rivoluzionare completamente il mio modo di vivere risulterebbe per certi aspetti quasi improbabile e sotto altri costoso. E qui io non è che sguazzo nell’oro: se la pasta Barilla (bella marca sporca di sangue) costa meno di quella equo solidale, compro la prima, ben consapevole di cosa sto facendo, ma altrettanto consapevole di quali sono le mie capacità finanziarie.
Penso che la rivoluzione dei consumi possa però pian piano avvenire. Piccoli passi, che se fatti insieme, fanno un grande passo. Pensiamo, non so, a Natale: un bel cesto fatto con prodotti di Altromercato magari sì ci farà sentire tutti veramente più buoni. O prendere contatto con Altroconsumo non potrà che farci bene, in quanto è un'associazione di consumatori che ha un unico obiettivo: l'informazione e la tutela dei consumatori. Valutare le offerte di Banca Etica non costa nulla.
Nel mio piccolo, io sto boicottando il marchio Coca Cola da molti anni così come altri marchi…
Piccoli gesti, niente di ecclatante, perché so bene che la maggioranza di voi non sono “aristocratici” che possono sì cambiare completamente il proprio modo di vita. Piccoli gesti che possono far capire a chi sta in alto che noi siamo esseri pensanti, che abbiamo uno spirito critico e non siamo nelle loro mani; loro non sceglieranno mai per noi, noi siamo consapevoli.
Mostriamogli il nostro cervello: varrà come una rivoluzione.








