giovedì 22 ottobre 2009

Inside the cambodian hell

Se vi parlo della Cambogia forse dovrei parlarvi del suo favoloso Tempio di Preah Vihear, situato in cima ad un'altura di 525 metri, sui monti Dângrêk. O forse dovrei parlarvi del bellissimo fiume Mekong o della natura ricca e verdeggiante che si trova fuori le città. O magari potrei soffermarmi sulla terribile storia di Pol Pot. Ma non vi parlerò di questo. Vi parlerò di un articolo letto sul Corriere della Sera e di alcuni documentari visti. Che iniziano tutti con la stessa domanda: "La vuoi una bambina di dieci anni? O preferisci il suo fratellino, che di anni ne ha otto?".
Eh sì, assieme alla marijuana e all'anfetamina, questo offrono i papponi agli occidentali che scendono negli alberghi da due soldi attorno al lago Bung Kak di Phnom Penh. Anche l'autista di tuk-tuk propone creature di cui abusare: "Conosco un bordello pieno di ragazzine. Costano care, però. Almeno venti dollari".
Le bambine vendute ai bordelli a volte hanno solo cinque anni. Almeno un terzo delle prostitute cambogiane è minorenne.
Gli orchi sono spesso europei, australiani o statunitensi. Sì, anche italiani. Ma ci sono altri mostri, più insidiosi, perché si confondono tra i cambogiani, quindi più difficili da intercettare. Sono quei pedofili, numerosissimi, che arrivano da Taipei, Hong-Kong, Pechino. Ci sono asiatici che festeggiano la firma d'un contratto comprandosi una vergine cambogiana.
Spesso sono le famiglie stesse a fornire loro le bimbe. Bimbe che, quando tornano a casa dopo aver trascorso un paio di notti con il loro stupratore, sono prese a sassate dagli uomini del villaggio, perché considerate srey kouc, anime rotte. Perciò, dopo che una madre ha venduto la verginità di una bimba di 10 anni per 500 dollari, la piccola finisce in un bordello.
La nuova maledizione poi del porto di Sihanoukville è la yahma, così viene chiamata una micidiale metanfetamina fabbricata in Thailandia, di cui ne fa uso l'80 per cento delle prostitute cambogiane. La vecchia, ma sempre attuale, maledizione del luogo sono i pedofili occidentali, che qui addescano le loro prede sulla spiaggia; il 65 per cento sono maschietti dagli otto ai quindici anni.
E il governo cambogiano? E la polizia del luogo? Certo, qualcosa si sta muovendo in questi anni, ma la strada è ancora desolatamente lunga e ricca d'ostacoli; perchè, in fondo, il turismo sessuale porta soldi, e questi per alcuni possono essere più importanti della vita di un bambino.
Questo è l'inferno cambogiano, un inferno sceso in terra, dove padri esemplari di famiglia, gran lavoratori, di quelli che portano i figli alle partite, di quelli che fanno regali, mostrano la loro vera faccia da demoni.

3 commenti:

marcaval ha detto...

Sono stato due volte in Cambogia e sembra che una maledizione si sia abbattuta sul suo popolo. Erede di una civiltà incredibile come quella dei Khmer che ha costruito il meraviglioso Angkor Wat ... è poi caduto sotto il criminale dominio dei Khmer rossi di PolPot autori di un genocidio dai numeri altissimi ... ora è costretto a subire anche le indicibili nefandezze di malati criminali occidentali e non.

Aly ha detto...

@ marcaval: già, sorti terribili, ke lasciano il disgusto in bocca

duhangst ha detto...

Quoto Marcaval, sembrano che siano stati maledetti..
Di quel meraviglioso paese la pedofilia lascia veramente l'amaro in bocca.