domenica 1 febbraio 2009

L'infanzia negata

Questa settimana su Italia 1, al mattino presto, inizierà un cartone animato dal titolo un po’ poetico “Spicchi di cielo tra baffi di fumo” (Romio no aoi sora). L’anime fu prodotto nel 1995 dalla Nippon Animation.
Perché dovrei parlarvi di questo cartone? Perché spendere un post a dedicargli spazio?
Perché questo non è un cartone animato. Questo non è un semplice anime, non è né banale, né divertente, né fantasioso, né irreale. Questo è serio. Questo è pesante se sapete guardare oltre. Questo tratta una tematica drammatica e intrisa di sofferenza.
Il cartone fu tratto da un romanzo della svizzera Lisa Tetzner, “I Fratelli Neri” (Die Schwarzen Brüder), scritto nel 1941. Il romanzo fu in realtà scritto dal marito Kurt ma in quanto rifugiato politico in Svizzera gli era imposto il divieto di pubblicazione. Il libro racconta la vera storia dei ragazzi ticinesi che, ancora a metà del XIX secolo, venivano venduti/affittati a loschi personaggi che li portavano a Milano per lavorare come spazzacamini. Nello specifico il romanzo è ambientato nel 1839 e viene narrato il destino di Giorgio, un quattordicenne originario della Valle Verzasca venduto dal padre a un uomo senza scrupoli che lo porta a Milano a lavorare come spazzacamino. Il ragazzo condivide il viaggio verso il suo triste destino con altri bambini tra cui Alfredo, che diventa suo amico. A Milano, Giorgio e Alfredo vengono rivenduti a due differenti mastri spazzacamini. Sfruttati e costretti a subire ogni sorta di soprusi, i due giovani si riscattano grazie all'incontro e alla solidarietà con altri spazzacamini, riuniti attorno alla società segreta de "I Fratelli Neri". Nel 2007 fu composto anche un musical.
L’anime si rifà a grandi linee a questa trama. Attuale come non mai la tematica dei vari scontri tra il gruppo de “I Fratelli Neri”, composto dagli spazzacamini immigrati, e “I Lupi”, banda di altrettanti bambini-ragazzini milanesi poveri e semi-delinquenti.
La realtà degli spazzicamini era una realtà dura, molte volte letale. Spinte dalle ristrettezze, molte famiglie vendevano per pochi soldi i propri figli a inquietanti personaggi che li portavano nelle grandi città del nord Italia (ma anche a Parigi e Rotterdam) e li costringevano a lavorare come spazzacamini. Venduti per mesi e a volte anche per anni, questi ragazzini tra i 6 e i 16 anni vivevano in condizioni di vera schiavitù. Senza protezione, minacciati, sfruttati e anche malnutriti perché i loro padroni temevano che se si irrobustivano non sarebbero più riusciti ad entrare nel camino; spesso questi bambini finivano col perdere la vita: tubercolosi, asma, bronchiti croniche, polmonite, affaticamento cardiaco, silicosi. Un'odissea infantile, che colpì in generale tutto l'arco alpino ma raggiunse dimensioni impressionanti nelle valli del Verbano (Verzasca, Centovalli, Vallemaggia, Vigezzo e Cannobina). I primi spazzacamini in assoluto furono i Vigezzini, che troviamo in giro per l’Europa nella prima metà del 1500. Determinante fu sempre stato in questo mestiere l’apporto dei bambini i quali, con la loro esile statura, riuscivano ad infilarsi sulle cappe e ad assicurare con la raspa e lo scopino, che maneggiavano al buio, a tentoni, avendo il capo avvolto dalla “caparüza”, berretto privo delle aperture per gli occhi, un lavoro particolarmente accurato. Per mesi poi i bambini restavano senza potersi lavare, perchè più erano sporchi e più davano l'impressione di essere diligenti. Immaginate poi la paura del buio, la claustrofobia, i maltrattamenti, le ferite e le sbucciature non curate, la fuliggine sulla pelle e nei polmoni per mesi…
All'inizio del '900 erano diventate popolari le cartoline e i calendari con foto patetiche del bambino nero con la sua raspa e i vestiti laceri. Le mamme di città additavano i piccoli valligiani ai loro figli per richiamarli alla disciplina: se non facevano i bravi, li avrebbero fatti portar via «dall'uomo nero». Il fenomeno dei piccoli «rüsca» terminò da solo, tra il 1940 e il 1950, con la scomparsa dei caminetti, sostituiti dalle stufe e dai moderni sistemi di riscaldamento.
Magari provate a guardare qualche puntata di questo anime, le trovate anche su You Tube. Provate a mettervi nei panni dei bambini che vedete, pensate alla vostra infanzia e a quella di questi bambini. Provate a pensare che quello che state vedendo non è un cartone, ma è stata realtà.

2 commenti:

Ale ha detto...

non la conoscevo questa parte di storia..
impressionante...prima si vendevano bambini per spazzare i camini = servizio per la comunità

ora si trattano i bambini, vendendo gli organi e sfruttandoli al lavoro = servizio per la comunità...

non siamo tanto lontani da quel tempo...che tristezza...
mi piace l'idea di questo cartone animato, il modo migliore per comunicare con i bambini. veramente una gran bella idea.
un abbraccio

Alessio ha detto...

Ciao Aly, ho visto il cartone, o meglio, mia figlia mi ha costretto a vederlo monopolizzando la tv di mattina, certo non l'ho seguito con attenzione ma è bello conoscere la storia che c'è dietro ad ogni rappresentazione. Grazie per il contributo interessante.
Alessio