"Si alzi forte in tutta la Terra il
grido della pace". Con queste parole papa Francesco è tornato a invitare
tutti a unirsi alla giornata di preghiera e digiuno per la pace di
sabato prossimo, 7 settembre.
"Rinnovo - ha detto - l'invito a tutta la Chiesa a vivere
intensamente questo giorno, e, sin d'ora, esprimo riconoscenza agli
altri fratelli cristiani, ai fratelli delle altre religioni e agli
uomini e donne di buona volontà che vorranno unirsi, nei luoghi e nei
modi loro propri, a questo momento. Esorto in particolare i fedeli
romani e i pellegrini a partecipare alla veglia di preghiera, qui, in
Piazza San Pietro alle ore 19.00, per invocare dal Signore il grande
dono della pace".
"Let a cry of peace rise from the whole Earth," Pope Francis
said as called on everyone to join him in a day of prayer and fasting for peace
next Saturday, 7 September.
"I
renew," he said, "the invitation to the whole Church to live this day
intensely, and even now I express gratitude to the other Christian brethren, to
the brethren of other religions and to the men and women of good will who
desire to join in this initiative, in places and ways of their own. I
especially urge the Roman faithful and pilgrims to participate in the prayer
vigil here in St. Peter's Square at 7.00 pm, in order to ask the Lord for the
great gift of peace."
"C'è chi la vita la gode, chi la subisce, noi la combattiamo"
"Some peopleenjoythelife,the ones whosufferthelife,wefight thelife"
(motto Urka siberiani)
C'è da dire subito che la trama del film è diversa dal libro e in parte ciò mi ha un pò deluso. Meglio il libro. Ma non disdegnerei un'occhiata al film, fatto molto bene.
E poco mi importa se la storia (in teoria un'autobiografia romanzata) sia vera, in parte vera o tutta falsa. Vale la pena leggerla, penso, scorre bene e fa riflettere.
In addition to
worrying political instability and worsening economic and social
situation in the Middle East / North Africa following the so-called
"Arab spring", there is an alarming fact, and it is the re-emergence of
religious extremism in a virulent matrix directly or indirectly
attributable to the Islamic organization Al-Qaeda. To facilitate this
triumphant return of militarism jihadist has been the emergence of
Islamist movements to power after the fall of the dictatorial Arab
regimes "laity."
Oltre alla preoccupante instabilità politica e
all’aggravarsi della situazione economica e sociale nei paesi del Medio
Oriente/Maghreb in seguito alle cosiddette “primavere arabe”, vi è un
dato ancor più allarmante ed è il riemergere in maniera virulenta
dell’estremismo religioso di matrice islamica direttamente o
indirettamente riconducibile alla nebulosa organizzazione Al-Qaida.
A favorire questo ritorno trionfale del militarismo jihadista è stato
l’affermarsi al potere di movimenti islamisti dopo la caduta
di alcuni
regimi dittatoriali arabi “laici”. I più coinvolti nelle rivolte –
spontanee in alcuni casi ed eterodirette in altri – sono stati i paesi
del Nordafrica. Questa regione è diventata la base operativa del
movimento transnazionale guidato fino a due anni fa da Osama Bin Laden.
Tale base in passato era collocata in Afghanistan e Pakistan. Il centro
di potere decisionale, tuttavia, era ed è rimasto la Penisola arabica,
dove fu ideato il movimento ai tempi della guerra fredda.
Oggi il ramo nordafricano di questo movimento jihadista, ovvero
Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), è il più attivo. E ha ormai
costituito le sue basi “indigene” in Mali, Somalia e Nigeria. E agisce
soprattutto in Medio Oriente, specie in Siria.
Dopo la caduta di Gheddafi, con il contributo di Aqmi attraverso la
sua filiale libica, la Libia è diventata il centro di reclutamento di
formazione e smistamento dei jihadisti verso la Siria. Secondo diverse
stime, i combattenti jihadisti presenti oggi sul territorio siriano sono
oltre 60mila, di cui più di un terzo è costituito da nordafricani. I
più numerosi sono i libici (circa 15 mila) che dopo la “liberazione” di
Tripoli si sono trasferiti armi e bagagli in Siria passando soprattutto
per la Turchia. L’altro paese africano che fornisce manovalanza alle organizzazioni
jihadiste in Siria è la Tunisia. Il numero dei combattenti tunisini
varia da 5 a 10 mila unità. Il sito maghribia.com riferisce che
il 14 febbraio scorso, in uno scontro con i soldati siriani nella
periferia di Aleppo, sono morti un centinaio di jihadisti provenienti
quasi tutti dalla zona di Sidi Bouzid dove è nata la rivoluzione
tunisina.
Ma qual è il profilo di questi tunisini che lasciano dietro di loro
un paese dove si muore ancora per le proprie idee politiche, vedi il
caso del militante Chokri Belaïd ucciso il 6 febbraio scorso? E come
finiscono nella rete di Aqmi?La maggioranza delle reclute per il jihad sono giovani appartenenti
ai ceti poveri, senza lavoro e senza speranza per il futuro. C’è chi si
arruola perché crede nel martirio come mezzo per accedere all’Eden e c’è
invece – e sono molti – chi lo fa per i soldi: di fronte ai
petrodollari di paesi arabi del Golfo, offerti dagli intermediari
libici, persino i non credenti diventano dei pii musulmani pronti a
partire per il fronte al grido di Allah'o akbar! In Tunisia, come altrove, le tante moschee controllate dai salafiti e
dagli altri gruppi qaidisti sono spesso luoghi di indottrinamento per
il jihad e il martirio. I tanti e seguiti canali tv via satellite in
chiaro, popolati da telepredicatori islamisti, sono un altro strumento
per avvicinare potenziali jihadisti. I siti web sono anch’essi
utilizzati per incitare i giovani a seguire la via del jihad “sulla via
di Allah”. Molti blog diffondono fatwa che incitano ad andare a
combattere l’alawita Bashar al Assad, “in nome di Dio”! Fatwa che
riguardano persino le donne: circola nella rete una sentenza teologica,
attribuita a un predicatore salafita di origine saudita, che invita le
donne di età superiore a 14 anni, divorziate o vedove, a recarsi in
Siria per compiere il jihad attraverso il rapporto sessuale con i
combattenti islamisti, costretti da una “causa nobile” a stare lontano
dalle loro spose.
Il sito Algerie1.com ha pubblicato il 26 febbraio scorso il
video che denuncia la scomparsa di una sedicenne. I suoi familiari
accusano i salafiti di aver fatto il lavaggio del cervello alla ragazza e
di averla portata in Siria per «prostituirsi» per i jihadisti.
Ricordiamo che i salafiti in Arabia praticano la lapidazione nei
confronti delle donne che vanno a letto con un uomo che non sia il
marito e in Siria invece rendono halal (leciti) i rapporti sessuali extra coniugali. Quindi in nome di quale islam sentenziano le loro fatwa?
Attraverso Aqmi, il cancro jihadista rischia di contaminare
gravemente l’Africa e potrebbe anche raggiungere la sponda nord del
Mediterraneo e propagarsi in Europa. Oggi, come ha ricordato di recente
la presidente dell’agenzia europea Eurojust, Michelle Coninsx, centinaia
di giovani europei di origine maghrebina combattono nelle file dei
gruppi estremisti in Siria. Un giorno questi giovani faranno rientro a
casa e, forti della loro esperienza siriana, saranno più jihadisti che
mai. (Nigrizia)
December 26, 1862: la più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti, ordinata da Abraham Lincoln. Sì, proprio lui, proprio l'acclamato Lincoln. Ordinò l'impiccagione di 38 Nativi Dakota a Mankato, Minnesota, durante la rivolta del 1862 conosciuta come “Guerra di Piccolo Corvo”.
Ma cosa accadde? Nel 1862, dopo un raccolto andato male e prima dell’inevitabile
carestia invernale, il pagamento federale tardò a giungere (i soldi e il cibo destinati ai Nativi, come spesso accadeva, erano rubati e spartiti tra gli agenti federali).
I trafficanti locali non vollero concedere ulteriori crediti ai Santee e
l’agente federale della riserva disse ai Santee che erano “liberi di mangiare l’erba oppure i loro escrementi”. Come conseguenza, il 7 agosto 1862 cominciò la rivolta dei Sioux,
allorché pochi Santee uccisero un agricoltore bianco, innescando ulteriori attacchi contro gli insediamenti dei
bianchi lungo il fiume Minnesota. I Santee aggredirono poi l’emporio e
l’agente federale della riserva fu trovato ucciso con la sua bocca
riempita di erba. Le Corti marziali processarono e condannarono a morte
per impiccagione 303 Santee per “crimini di guerra”. Il Presidente
Abraham Lincoln commutò la sentenza di morte per 284 di quei guerrieri,
convalidando l’esecuzione per impiccagione di 38 Santee il 26 dicembre
1862.(Nota: ma non per senso di giustizia; Lincoln si
preoccupava di come questo avrebbe influenzato gli europei, che aveva
paura stessero per entrare in guerra a fianco del sud. Offrì quindi
questo compromesso ai politici del Minnesota: avrebbe ridotto la lista
di quelli da impiccare fino a 39, promettendo in cambio di uccidere o
rimuovere ogni indiano e di fornire al Minnesota 2 milioni di dollari in
fondi federali. La lista fu poi portata a 38, ad uno dei condannati fu
sospesa la pena. Fonte: www.unitednativeamerica.com). Nella primavera del 2005, Jim Miller, un leader
spirituale Nativo Americano e veterano del Vietnam, sognò di
trovarsi a cavallo attraverso le grandi pianure del Sud Dakota. Poco
prima di svegliarsi, nel sogno, arrivato ad un fiume in Minnesota, vide 38 suoi antenati Dakota impiccati. A quel tempo, Jim non sapeva nulla della più grande esecuzione di massa nella storia degli Stati Uniti. “Quando
si hanno dei sogni, sai se vengono dal creatore … Ho provato a metterlo
fuori dalla mia mente, ma è uno di quei sogni che ti dà fastidio notte e
giorno” dichiarò in seguito Jim.
Ora, abbracciando il messaggio del sogno, il 26 dicembre 2012, nel
150° anniversario dell’impiccagione di 38 Nativi Dakota, l’accadimento fu solennemente ricordato presso il luogo dell’eccidio, in quello che è oggi chiamato il “Parco della Riconciliazione”.
Jim ha potuto così ripercorre i 330 km di lunghezza del suo sogno a
cavallo da Lower Brule, South Dakota a Mankato, Minnesota per arrivare
al sito dell’esecuzione. Fu prodotto un documentario, "Dakota 38", nel quale si vede la storia del loro viaggio, le bufere di neve che hanno
sopportato, le comunità dei Nativi e non Nativi che li hanno aiutati
lungo la strada, e la storia oscura che stanno cominciando a spazzare
via. Arvol Looking Horse, Custode della Sacra Pipa della diciannovesima Generazione, dichiarò che questo evento ha segnato la fine di un lungo cammino. “Sono
fiero di essere qui oggi, e di aver partecipato alla commemorazione. Sia
pace nei nostri cuori. E che una nuova stagione abbia inizio”. Nel “Parco della Riconciliazione” è stata posta una lapide, che reca i nomi dei 38 uomini con una poesia e una preghiera. Sidney Byrd, anziano Lakota – Dakota, dopo aver letto i nomi in lingua Dakota, ha dichiarato: “Sono
orgoglioso d’esser con voi oggi. Il mio bisnonno era uno di quelli che
hanno pagato il prezzo supremo per la nostra libertà. Anche se già
condannato a morte, la pena fu commutata in carcere a Davenport, nello
Iowa, dove molti morirono in condizioni orribili”.
Coloro che hanno contribuito a progettare la lapide e ad organizzare la
cavalcata commemorativa in onore dei defunti dichiararono: “Perdona tutto a tutti”.
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