Reynel Restrepo aveva 36 anni ed era il sacerdote del municipio di Marmato, uno dei 27 comuni della regione di Caldas, cuore dell'area paisa. È stato assassinato lo scorso primo settembre perché da due anni lottava contro la multinazionale Gran Colombia Gold e il megaprogetto di estrazione aurifera che coinvolge Marmato e alcuni dei paesi limitrofi, sulle cui montagne da sempre l'oro è fonte di sostentamento per la gente del luogo.
Pochi giorni prima di essere ucciso, Restrepo aveva denunciato le minacce e i pedinamenti, annunciando che questa sua lotta avrebbe potuto costargli la vita. Dietro alla multinazionale e alla sua fame d'oro, ci sono il governo e le sue concessioni, che prevedono sfollamenti forzati di vaste aree per installare impianti di estrazione ad alto impatto socio-ambientale. Iniziata dalla compagnia Medoro Resources, la corsa alle montagne aurifere è ora in mano alla Gran Colombia Gold, alla quale la Medoro si è unita, facendo lievitare contemporaneamente il progetto. Nei piani c'è adesso una miniera a cielo aperto, che implicherebbe la completa sparizione dell'intero paese e il desplazamiento di tutti i suoi abitanti. Di qui le denunce e la lotta capeggiata dal coraggioso prete a cui sono susseguite pesanti pressioni della multinazionale per convincerlo a spostare la parrocchia a valle e zittire le proteste. Dalle parole ai fatti, e l'omicidio è arrivato puntuale per mano dei paramilitari, scelta ultima ma comune di un potere che usa violenza e sopraffazione pur di ottenere profitto. Dietro a tutto, l'appoggio incondizionato di Bogotà. Il governo di Juan Manuel Santos, infatti, non ha fatto altro che continuare a incensare le grandi imprese che continuano a sfruttare le risorse naturali colombiane in cambio di prebende. Seguendo, qui sì, fedelmente le orme del suo predecessore, Alvaro Uribe, dal quale cerca di discostarsi senza troppo riuscirci. E il parroco di Marmato non è il solo sacerdote ucciso negli ultimi giorni. È di queste ore la notizia che padre Gualberto Oviedo Arrieta, 34 anni, parroco della chiesa Nuestra Señora del Carmen di Capurganà, un comune della diocesi di Apartadó, Urabá, è stato trovato ammazzato. Anche questa terra è una delle più martoriate dalla furia paramilitare e dalla complicità dei militari. È qui che è nata la comunità di pace più organizzata e nota del paese, La Comunidad de Paz de San José de Apartadó, che va lottando per mantenersi neutrale in un conflitto ultra-quarantennale dove vige la regola o con noi o contro di noi. La scelta del non stare dalla parte di nessuno, dunque, suona provocante ed è costata e sta costando la vita a molti leader comunitari perlopiù uccisi dai militari.
La Conferenza episcopale colombiana ha espresso la sua "profonda tristezza" per l'uccisione di padre Oviedo, "nel constatare che proprio durante la Settimana per la pace è stata recisa la vita di un sacerdote che si era consegnato al servizio dei più poveri nell'Urabá".
Con l'uccisione di padre Oviedo sono sei i sacerdoti assassinati nel paese sudamericano dall'inizio del 2011, "una cifra molto preoccupante che manifesta lo stato di violenza e di deterioramento morale che vive la nostra società" ha detto monsignor Juan Vicente Córdoba, segretario generale dell'episcopato, sottolineando "il coraggioso impegno dei nostri religiosi per la denuncia profetica delle ingiustizie e la causa dei più poveri".
(Tratto da: Peace Reporter)
martedì 20 settembre 2011
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