L'abbandono delle periferie, la non integrazione dovuta anche ai
tagli terribili abbattutisi sulla scuola pubblica, l'assenza di spazi
sociali e culturali che, anzi, finiscono nel mirino del Comune, il
totale non-investimento in queste realtà... dove poi diventa facile
abbandonarsi alla delinquenza, e dove giovani vite vengono segnate per
sempre... come in quelle canzoni di Tupac e di Eminem... forse la 8 Mile
e il Bronx non sono poi così distanti...
Gruppi che si muovono
silenziosi e rumorosi al contempo, nelle periferie, lontani dai centri
più “in” di Milano. Sono in banda, sono tanti, sono giovani e
giovanissimi. I giornali ne parlano poco, ancor meno le tv. Eppure chi
abita dove loro si ritrovano, dove loro agiscono, sanno bene che non
sono fantasmi né leggende metropolitane, ma sono una costante assai
presente. Lorenteggio, Giambellino,
Crescensago, Stazione Lambrate, Stazione Centrale: sono solo alcuni dei
luoghi da loro più frequentati. I nomi delle loro bande evocano film,
evocano una realtà che è ben presente in centro e sud america ed anche
negli States. Ma oggi sono anche qui, in Italia, specialmente a Milano,
Genova e Roma, a fare banda, a scatenare guerriglia quando ne sentono il
bisogno, quando l’onore viene offuscato e deriso. Perché così si
comporta una banda, perché così fanno in ogni parte del mondo ove sono
presenti, perché questo è il codice da seguire. I nomi che rieccheggiano
nelle periferie metropolitane di
Milano, nella notte, sono famosi: Latin Kings, Comando, Chicago, Maras
18, Mara Salvatrucha 13, Soldao Latinos, Vatos Locos, Neta e i nuovi
entrati Trinitaria e New York. Le origini affondano radici in Ecuador,
in El Salvador, in Perù, in Uruguay, a Portorico, nelle comunità centro e
sud americane presenti negli USA. Oggi sono qui anche da noi e di
solito non fanno molto notizia, sia perché operano nelle periferie più
ghettizzate sia perché gli scontri, i pestaggi, le botte, avvengono
quasi sempre fra di loro, senza coinvolgere
gente comune. Certo, poi ci sono gli “errori”, come qualche mese fa,
quando il gruppo MS 13 scambiò un normalissimo ragazzo sudamericano per
un appartenente alla Maras 18, e lo pestarono ferocemente fino a
causargli la perdita di un occhio…
Ma chi sono i componenti di
queste pandillas? Molti sono i sudamericani, la maggioranza nati in
Italia, seguiti da italiani e africani. Praticano forme di racket, atti
vandalici, pestaggi, furti e rapine. Hanno una chiara gerarchia al loro
interno, hanno
un’identità comune, sfoggiano loro codici, loro colori nel vestiario,
loro tatuaggi, marcano un territorio. Girando sulle metro di Milano non
si possono non vedere. Musica rap, casse di birra su casse di birra,
bombolette spry, vestiti hip-hop, bandane con i colori d’appartenenza.
Si formano nei quartieri dormitorio, nelle periferie più buie, a scuola,
provengono quasi tutti da situazioni di degrado, da famiglie
problematiche, da quartieri difficili, da solitudini profonde. Emergono
così facendo gruppo, facendo spalla contro
spalla, si sentono realizzati, si sentono riconosciuti, si sentono
forti all’interno della banda, non di rado sentono nella pandillas
quella famiglia che non hanno mai avuto o che hanno avuto sfasciata. Ma
c'è di più: questi giovani, sulla scia del linguaggio universale che
propone la loro musica, il reaggeton, diffondono e credono in valori
come giustizia, fratellanza, pace e amicizia. Combattono il razzismo che
essi stessi subiscono.
Gruppi di certo complessi, oscillanti fra legalità e illegalità, giustizia e criminalità.
Andate,
andate a fare un giro a Milano, in quella Milano che non è boutique
firmate, che non è arte, che non è turismo. Venite tra i palazzoni di
cemento gli uni vicino agli altri, venite all’ultima fermata della metro
e del bus, venite nei quartieri duri lasciati al loro degrado. Lì
troverete tutte queste pandillas, quiete nel loro caos giornaliero. E
sperate solo che un giorno non decidano di dichiarare guerriglia verso
il centro, verso il vostro quartire per bene, perché la battaglia
sarebbe cruenta.
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