giovedì 29 agosto 2019

Amazzonia

Il sole invernale a sud del Tropico del Capricorno tramonta poco prima delle 18. Lunedì a San Paolo alle 16 non c'era già più. La città è piombata in un'oscurità surreale. Non era un'eclissi, ma l'agonia dell'Amazzonia, a 2.700 chilometri di distanza, che bruciava come non era mai successo prima.
Il 2019 sta battendo ogni record per gli incendi nella foresta pluviale amazzonica. L'Istituto nazionale per la ricerca spaziale del Brasile (Inpe), attraverso i satelliti ha rilevato un aumento dell'83% dei roghi rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso: 73 mila incendi contro 40 mila. Il blackout che ha immobilizzato San Paolo si è verificato a distanza di pochi giorni dal siluramento del direttore dell'Inpe, Ricardo Galvão, deciso dal presidente Jair Bolsonaro. La colpa dello scienziato, che ha accusato il leader di comportarsi "come se fosse in un bar", è stata quella di avere denunciato il vertiginoso aumento del tasso di disboscamento dell'Amazzonia: il 67% in più rispetto al 2018. Un'accelerazione che coincide con l'insediamento del presidente populista.
Soltanto lo scorso mese in Amazzonia sono stati distrutti 2.253 km quadrati di vegetazione. Stiamo perdendo il più grande polmone verde mondiale, e il governo Bolsonaro incoraggia la deforestazione, tanto da avere unificato il ministero dell'Ambiente e quello dell'Agricoltura. "È colpa delle Ong", ha attaccato invece il presidente, salvo poi smentire per mancanza di prove. 
 Il fatto che la deforestazione dell’Amazzonia sia aumentata da quando Bolsonaro è diventato presidente non è un caso. L’ex generale ha ribadito più volte che bisogna sfruttare la foreste “in modo ragionevole” e, per questo motivo, ha rivisto alcune misure che, negli anni, avevano garantito l’esistenza e la sopravvivenza del polmone verde. All’inizio del suo mandato ha deciso, per esempio, di affidare le riserve indigene, che prime venivano gestite dalle popolazioni autoctone, al ministero dell’Agricoltura il cui interesse principale è far posto a coltivazioni come quelle della soia.
Bolsonaro ha poi una responsabilità indiretta. Come sottolinea New Scientist, in Brasile c’è una legge che vieta ai proprietari terrieri di disboscare più di un quinto dei loro possedimenti. Bolsonaro non ha modificato questa legge ma – come ha scoperto Carlos Rittl che lavora per Climate Observatory, un network di organizzazioni ambientali brasiliane – da quando è diventato presidente le operazioni del governo per assicurare l’applicazione di questa legge sono diminuite, da gennaio ad aprile, del 70%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa impunità avrebbe indotto molti proprietari terrieri a non rispettare più il provvedimento e avrebbe quindi causato l’abbattimento di moltissimi alberi.

giovedì 13 dicembre 2018

Quando l'URSS salvava i ragazzi di strada

COSI' L'URSS SALVO' I RAGAZZI DALLE STRADE NEI DIFFICILI ANNI '20, DOPO LA PRIMA GUERRA MONDIALE, LA GUERRA CIVILE E TUTTE LE CARESTIE DEL PERIODO
SO THE USSR SAVE THE BOYS FROM THE ROADS IN DIFFICULT YEARS '20, AFTER THE FIRST WORLD WAR, THE CIVIL WAR AND ALL THE CARESTIE OF THE PERIOD



Giunto al potere il governo sovietico si trovò in una situazione a dir poco disastrosa, un paese poverissimo, a causa di un' eredità pesantissima lasciata dagli Zar, un paese feudale e poverissimo, una guerra internazionale, la guerra civile interna
Dobbiamo ricordare che uno dei problemi più grandi da risolvere fu sicuramente quello dei bambini di strada (besprizornye o besprizorniki). 
Le autorità pensarono subito di creare degli istituti e comunità, che dovevano aiutare a reinserire nella società tutti i ragazzini e riadattarli ad una vita "normale".
All'inizio degli anni '20, il numero di bambini di strada nell'URSS raggiunse il picco di 6-7 milioni e il problema divenne così acuto che Vladimir Lenin si assunse la responsabilità personale di risolverlo.
L’idea di rieducare gli adolescenti difficili, assai diffusa allora in Unione Sovietica, non era così facile da convertire in realtà: i teppisti minorenni respingevano ogni forma di responsabilità e si rifiutavano di studiare, si prendevano gioco degli insegnanti e continuavano a comportarsi come prima, mettendosi a rubare oggetti e viveri. Negli anni '20 e '30, sono state organizzate comunità speciali per bambini senzatetto in cui hanno avuto l'opportunità di lavorare e studiare.
L'eccezionale educatore sovietico, Anton Makarenko, che ha lavorato in una di queste comunità, ha dato un enorme contributo nell'aiutare i bambini di strada a riadattarsi alla società. Egli infatti era convinto che il "reinserimento dell'uomo nella società poteva avvenire con due strumenti: il lavoro e l'istruzione, che dovevano dare le stesse opportunità a tutti e dove ognuno doveva sentirsi partecipe nel dare il proprio contributo alla società".
Il governo sovietico spendeva enormi somme per costruire orfanotrofi, asili e centri artigianali che tenevano occupati i bambini senzatetto. Varie istituzioni pubbliche si sono concentrate sulla socializzazione degli orfani e dei bambini di strada e hanno effettuato controlli regolari per monitorare il modo in cui i bambini inseriti nelle famiglie si adattavano alla vita familiare e, se possibile, impedivano loro di scappare dalle loro nuove case.
Lo sforzo di grande successo dell'Unione Sovietica per ridurre il numero di bambini di strada è stato raggiunto creando un efficace programma di riabilitazione. 
Purtroppo, con il crollo dell'Unione Sovietica, la conseguente crisi economica degli anni '90 e l'abuso diffuso di droghe e alcol, la Russia moderna ha visto una rinascita nel numero di bambini senzatetto che sembra aver spazzato via i progressi compiuti nel secolo precedente, costringendo la Russia ricominciare tutto da capo.

Fonti: https://it.rbth.com/societa/2017/03/03/cosi-in-urss-si-salvavano-i-ragazzi-dalle-strade_712888
http://www.treccani.it/enciclopedia/anton-semenovic-makarenko/
http://www.sapere.it/enciclopedia/Makarenko%2C+Anton+Semënovič.html
https://www.makarenko.it/anton-semenovic-makarenko/
Vladimir Vasil’evic Morozov, Antologija reabilitacionno-pedagogiceskogo opyta, Paradigma Akademiceskij Proekt, Moskva 2005
https://www.docsity.com/it/la-pedagogia-scolastica-sovietica-anton-makarenko/2574583/

martedì 15 maggio 2018

Palestina - Gaza - Ore di sangue

GAZA 
Le vittime gazawi sono 59, più di 2000 i feriti, molti gravi colpiti alla testa e alle gambe.
I soldati e i cecchini israeliani hanno aperto il fuoco sulla folla di palestinesi Israeli soldiers and snipers opened fire on the crowd of Palestinians, riunitasi per manifestare contro l'apertura dell'ambasciata statunitense che Donald Trump ha spostato da Tel Aviv a Gerusalemme e per ricordare l'anniversario dei 70 anni dalla Nakba, la "catastrofe" dell'allontanamento forzato della popolazione palestinese dalle proprie terre al momento della nascita dello Stato di Israele.

Amnesty International : "E' in atto una ripugnante violazione delle norme internazionali e dei diritti umani, configurabile nei crimini di guerra".











 

giovedì 19 aprile 2018

Siria: l'aggressione firmata Stati Uniti, Francia e Regno Unito

Siria, vescovo Aleppo: “Stanno facendo come in Iraq. Armi chimiche un pretesto”

Syria, Bishop Aleppo: "They are doing as in Iraq. Chemical weapons a pretext "

“Sia fatta luce su tutto ed emerga la verità non come hanno fatto con l’Iraq in cui hanno distrutto il Paese dicendo che c’erano le armi chimiche. Così come hanno fatto con l’ Iraq lo stanno facendo ora con la Siria. La gente lo ha capito, non è stupida”.. Lo ha detto il vescovo caldeo di Aleppo e presidente della Caritas siriana, mons. Antoine Audo, manifestando forti dubbi sul fatto che Damasco abbia usato armi chimiche a Douma, nel Ghouta est. “Come è possibile che Assad – ha aggiunto mons. Audo – abbia usato armi chimiche per difendersi ? Non è logico. Gli americani e i russi usano la Siria come pretesto per farsi la guerra e difendere i loro interessi internazionali”.

 

 

sabato 10 febbraio 2018

Venezuela sotto attacco

Chiunque oggi volesse prendere un volo per il Venezuela, arrivare a Caracas, entrare in un ristorante e chiedere un piatto di riso, nel 90% dei casi si sentirebbe rispondere "no hay", "non c'è", e la stessa risposta la avremmo almeno per la metà dei cibi presenti nel menù.
Il primo pensiero sarebbe quello di dire che hanno ragione i media nel raccontarci che alcuni prodotti scarseggiano per colpa di Maduro, ma poi, aprendo le pagine di cronaca locale troveremmo foto ed articoli come questi, che sono solo la punta di un iceberg gigantesco che si chiama guerra economica economic war, intrapresa contro il governo ed il popolo venezuelano per creare malcontento.
Sono solo 2 delle decine di sequestri che avvengono giornalmente: rispettivamente 26 tonnellate e 3 tonnellate di riso nascoste per venderlo a prezzo maggiorato o per esportarlo illegalmente dove il guadagno supera il 1000%.
Traffici, speculazione, guerra economica, sanzioni, sono strategie già usate dagli Stati Uniti in molti altri paesi per far cadere i governi a loro non graditi.

Trafficking, speculation, economic war, sanctions, are strategies already used by the United States in many other countries to bring down unwelcome governments.

https://www.noticiascol.com/2018/01/31/incautan-3-toneladas-de-arroz-que-debian-ir-a-cabimas-pero-desviaron-a-las-pulgas/

 https://laverdaddemonagas.com/incautaron-mas-de-26-toneladas-de-arroz-en-plena-avenida/




giovedì 28 dicembre 2017

Free Palestine

Ahed Tamimi, 16 anni, è stata arrestata she has been arrested il 19 dicembre dalle forze di occupazione israeliane nel villaggio di Nabi Saleh insieme alla madre, Nariman, e alla cugina Nour, 20 anni, a seguito di una manifestazione contro la decisione del presidente Trump di spostare l'ambasciata statunitense a Gerusalemme.
Il 27 dicembre è stato arrestato Munther Amira, Coordinatore dei Comitati Popolari di Resistenza nonviolenta, durante una manifestazione che chiedeva la liberazione delle donne della famiglia Tamimi. 
Il 28 dicembre, di mattina, sono stati arrestati Manal Tamimi e Jamil Baghouti, mentre manifestavano a loro volta davanti al carcere di Ofer per rivendicare libertà e giustizia per i loro familiari e amici. Obiettivo di questa campagna di repressione israeliana, che sta raggiungendo incredibili livelli di violenza, sono le attiviste e gli attivisti della Resistenza popolare non armata e nonviolenta (Popular Struggle Coordination Committee), che sosteniamo da anni nella loro lotta per la libertà, la giustizia e la dignità. 
Esprimiamo loro tutta la nostra solidarietà e raccogliamo il loro appello a sostenere - oggi più che mai - la Campagna per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sazioni (BDS Italia) nei confronti di Israele. We express all our solidarity with them and we raise their appeal to support the Campaign for Boycott, Divestment and Sanctions (BDS Italy) against Israel. 
#FreePalestine #FreeAllPoliticalPrisoners

lo sguardo fiero di Ahed Tamimi contro l'arroganza sionista

sabato 2 dicembre 2017

Nuovo golpe in Honduras? New coup d'etat in Honduras?

Il 28 giugno dell’anno 2009, quando l’Honduras imbocca una nuova strada, allontanandosi dal neoliberismo e abbracciando il progressismo latinoamericano emergente in Sud America, il presidente Manuel Zelaya subisce un colpo di Stato. Un golpe ordinato da Washington ed eseguito dall’oligarchia, come accaduto in Paraguay e Brasile; condotto dal Congresso e la Corte Suprema di Giustizia. On June 28, 2009, when Honduras takes a new path, moving away from neoliberalism and embracing the emerging Latin American progressivism in South America, President Manuel Zelaya suffers a coup. A coup ordered by Washington and performed by the oligarchy, as happened in Paraguay and Brazil; conducted by the Congress and the Supreme Court of Justice.
Avvoltoi affini al potere del capitale, dittature che vengono imposte con nuovi modelli operativi, che hanno il centro logistico nel Congresso, la Corte Suprema di Giustizia e il Tribunale Supremo Elettorale e, che sono manipolate dai media mainstream egemonici, base per mantenere in vigore il sistema attuale, ingannando la popolazione.

L'Honduras, situato nel triangolo settentrionale dell'America Centrale, come il Guatemala ed El Salvador, è uno dei tre paesi più sfruttati dell'America Latina, negli ultimi decenni. Gli affari delle multinazionali hanno portato a termine ecocidi che si sono conclusi con lo sterminio di popoli interi. Comunità che sono costrette a emigrare irregolarmente negli Stati Uniti perché il paese li obbliga. In Honduras, le morti dei difensori dei diritti umani e dell'ambiente sono uguali a quelle della Colombia. Le cifre sui femminicidi sono travolgenti.
Paese base nel traffico di droga dalla Colombia agli Stati Uniti, e ci hanno raccontato la storia al contrario, quando ci hanno detto che gli Stati Uniti hanno firmato un accordo per sradicarlo nel triangolo settentrionale del Centroamerica con il Plan Alianza para la Prosperidad: no, si cerca solo di militarizzare la zona e di lasciarla sotto il controllo dei cricche criminali del governo, per consentire il via libera al traffico di droga, di persone e allo sfruttamento minerario; con la scomparsa e l’uccisione di chi si oppone, come in Colombia con Plan Colombia e in Messico con Plan Mérida e Plan Frontera Sur.
E poi la mediatizzazione entra nell'attacco accusando le bande di queste morti, quando si tratta di violenza istituzionale, e manipolano la popolazione che, angosciata e senza capire nulla, chiede la pena di morte per i paria. E il sipario si alza e il sipario si abbassa e si svolge il gioco teatrale che allontana la popolazione dalle transazioni del governo, dell'esercito e dell'oligarchia.
E usando la violenza delle bande e il traffico di droga come scusa, creano basi militari statunitensi in territorio latinoamericano, con l'unico scopo di assediare coloro che, per amor di patria, cercano di liberare la loro terra da ogni oppressione. And using gang violence and drug trafficking as an excuse, they create US military bases in Latin American territory, with the sole purpose of besieging those who, out of love for their country, try to free their land from all oppression.
E così ci hanno trasformato in colonie statunitensi, sconfitte e indifese.
L'Honduras, il Guatemala ed El Salvador, dopo il Messico, sono i paesi che più esportano la manodopera a basso costo negli Stati Uniti, intere popolazioni sono costrette ad emigrare: per la violenza, la mancanza di opportunità e perché cercano di salvare le loro vite e svilupparsi. Migrazioni effettuate senza documenti e che le rendono facili prede per il crimine organizzato.
La signora a terra è una delle persone morte sotto i colpi della polizia militare che sta sostenendo un ulteriore golpe della destra, la compagna militante Kimberly Dayanna Fonseca.
In Guatemala il licenziamento di Pérez Molina ha portato all'elezione di un altro capo di nome Jimmy Morales, la popolazione ha votato a favore di un altro carnefice. Serviva solo come spettacolo per la stampa internazionale e da scusa per coloro che effettivamente controllano l'area. Cambiano un burattino e ne mettono un altro.
In Honduras le cose stanno andando diversamente, la popolazione ha votato a favore di Salvador Nasralla e deve difendere quel voto, scendendo in piazza e chiedendo che la decisione venga rispettata. In Honduras things are going differently, the population has voted in favor of Salvador Nasralla and must defend that vote, taking to the streets and asking that the decision be respected.
Non può permettere che la propria sovranità venga rubata, il popolo honduregno deve difendere quel voto e non permettere un altro golpe simile a quello di Zelaya.
C'è molto in gioco, il popolo honduregno non può lasciarsi sconfiggere, ha già tracciato un percorso, deve seguirlo, è la via del progresso.
Due anni fa, l'Honduras si riempiva di indignati che manifestavano con le fiaccole, la lunga notte honduregna era piena di luce, di resistenza, di persone risvegliate, di utopie e di libero arbitrio.
Non devono lasciarsi sconfiggere, il popolo honduregno ha la forza, la dignità, l'integrità e l'amore per resistere e non permettere agli avvoltoi legati allo sfruttamento, alla manipolazione e allo sterminio, di andare al governo.
Devono mostrare all'attuale governo che il loro tempo è finito, che l'Honduras si è svegliato e che difenderanno il loro diritto costituzionale ad ogni costo. Per quelli che non ci sono più, per quelli che ci sono e per quelli che verranno. È ora, il tempo è oggi.
[ Ilka Oliva Corado ]

LA POLICÍA Y LOS CUERPOS ESPECIALES DE COBRA PASAN DEL PUEBLO, pero el ejército no.
Por la noche, un comunicado de la policía sorpresa se niega a ejecutar las órdenes y reprimir a la gente mediante el cumplimiento del toque de queda decidido por el gobierno "golpista".Hace unas horas, el Tribunal Electoral declaró al actual presidente aliado de los Estados Unidos, después de 8 días de conteos impugnados y con bloques del sistema de información.Las protestas callejeras habían causado numerosas muertes asesinadas por las fuerzas militares enviadas a reprimir.
"Expresamos nuestra inquietud contra el gobierno por la crisis actual.Nuestra gente es soberana y respondemos a las personas, y por lo tanto no podemos oponernos a ella reprimiendo sus derechos.También somos seres humanos y tenemos derecho a la libre expresión.Exigimos una solución inmediata a la crisis por parte del gobierno hondureño.Esto no se debe a nuestros ideales políticos o reclamos de categorías, sino a la discordia por lo que está sucediendo.Mantenemos que recuperamos la paz y la tranquilidad para nuestra gente lo antes posible ".DIRECCIÓN GENERAL DE POLICÍA NACIONALDIRECCIÓN NACIONAL DE FUERZAS ESPECIALES


https://www.telesurtv.net/news/Parte-de-las-fuerzas-de-seguridad-de-Honduras-inician-paro-20171204-0062.html

giovedì 2 novembre 2017

Con Maduro, con il Venezuela

Sequestrati 2 miliardi e 300 milioni di bolivares alla frontiera con la Colombia che alimentavano il contrabbando di valuta per impoverire il Venezuela di banconote.
Incautaron 2 mil millones y 300 millones de bolívares en la frontera con Colombia, lo que alimentó el contrabando de divisas para impedir los billetes de Venezuela.
Arrestati anche 11 alti dirigenti della industria del petrolio statale PDVSA, trafugavano 15 mila barili di petrolio al giorno.
El fiscal general de la República Tarek William Saab informó este jueves que en las últimas horas han sido aprehendidas 11 personas involucradas con el desfalco a la Faja Petrolífera del Orinoco.
La lotta contro infiltrati, speculatori e corrotti ha preso vigore dopo la fuga all'estero della procuratrice Ortega; lei afferma di essere una perseguitata politica, ma sui conti alle Bahamas con 6 milioni di dollari, finora non ha fornito spiegazioni.

http://www.laiguana.tv/articulos/72376-saab-prehendidas-11-personas-desfalca-faja-petrolifera-orinoco

https://www.conelmazodando.com.ve/2-300-millones-de-bs-de-billetes-nuevos-incautados-por-ceofanb-en-la-frontera/


lunedì 21 agosto 2017

Venezuela - il coraggio del popolo chavista

Gli USA hanno lanciato una feroce guerra non convenzionale contro i governi rivoluzionari e progressisti ed i movimenti popolari della nuestra America.
The US has launched a fierce unconventional war against the revolutionary and progressive governments and the popular movements of our America.
La vecchia dottrina militare del Pentagono anche conosciuta come guerra di quarta generazione, si è nutrita e sviluppata con le recenti esperienze come le "rivoluzioni colorate" e la "primavera araba". L'obiettivo principale dell'attacco è il Venezuela bolivariano, contro cui l'Impero, ed i governanti della regione che lo servono, scatenano la loro furia e frustrazione.
Dopo un'offensiva di mesi per rovesciare il governo del presidente Nicolás Maduro, Trump ha dichiarato che "non esclude l'opzione militare" in Venezuela in mezzo a bravate contro la Corea del Nord e aver attizzato un grave conflitto internazionale. Grazie al raptus bellicista del magnate, i governi che lo accompagnano nella crociata anti-venezuelana, si sono visti costretti a rifiutare una soluzione militare e a ribadirlo durante il tour del vice presidente Mike Pence per la regione. Diretto a chiudere l'assedio contro la patria di Bolivar, Pence ha dovuto dedicarlo, in parte, al controllo dei danni dopo l'allarme originato dall'avventurosa dichiarazione del suo capo. Benché con tre giorni di ritardo, persino i controrivoluzionari della MUD hanno dovuto rilasciare una risibile condanna.

Maduro, buon conoscitore della prepotenza dell'impero, ha risposto con fermezza e con una gigantesca marcia chavista per la pace e con la realizzazione un'esercitazione civico-militare armata in tutte le zone di difesa integrale per il 26 ed 27 luglio. Il Venezuela ha centinaia di migliaia di combattivi miliziani volontari, oltre alla ben addestrate ed armate unità regolari.
Il chavismo ha sconfitto in due decenni, uno dopo l'altro, tutti i tentativi di porre fine alla sua esperienza di trasformazione, liberazione nazionale e sociale e d'impulso alla unità ed integrazione latino-caraibica.
Chavism defeated in two decades, one after the other, all attempts to end its experience of transformation, national and social liberation, and impetus to unity and Latin-Caribbean integration. 
Una delle più creative e rivoluzionarie che ci siano state nel mondo. La pace ed il rispetto della democrazia partecipativa e protagonista è parte fondamentale della sua filosofia. Voti sì, proiettili no, il suo slogan.
Il più recente sforzo di destabilizzazione della destra interna è inquadrato nell'Operation Freedom 2 Venezuela del Comando Sud delle forze armate yankee.

Dopo quattro mesi di violenza fascista, dando fuoco a 29 persone, di cui 9 sono morte; all'ossessivo incendio di ospedali ed asili, magazzini alimentari e di medicine, beni pubblici, uffici governativi e centinaia di
negozi privati, la destra ha subito una grave sconfitta con le elezioni per l'Assemblea Nazionale Costituente ed i decreti che questa già emette. Ottenendo più di otto milioni di voti il chavismo è stato molto vicino a raggiungere la sua massima votazione storica e l'opposizione è rimasta demoralizzata.
Al punto che, senza soluzione di continuità, è passata dalla violenza fascista e  dall'affermare che non avrebbe lasciato le strade "sino all'abbandono di Maduro" ad iscrivere, in tutta fretta, 196 candidati per le elezioni regionali.
La destra è antidemocratica per natura, ma nella sua strategia si appella soprattutto al golpismo senza lasciare il percorso elettorale.
The right is undemocratic by nature, but in its strategy it is especially appealing to golpismo without leaving the electoral process.
Se perde alle urne, grida alla frode; ma se vince, s'insuperbisce e cerca con tutti i mezzi d'imporre la sua agenda neoliberale subordinata a Washington ed al capitale internazionale.

Con un salto mortale, si volge ora verso le elezioni poiché il chavismo gli ha strappato la strada, da luglio, dove ora è incapace di riunire più di quattro gatti, come si è visto nella famosa "presa del Venezuela" o nell' "ora zero" che si supponeva avesse dovuto soffrire il governo chavista il 30 luglio. Tuttavia l'Operazione David, smantellata dalle forze armate e dai servizi di sicurezza bolivariani dimostra che ci possono essere nuovi  sussulti di violenza disperata.
Per quanto gli USA e le forze del neoliberismo e gli antipatria insistano, su scala internazionale, nel sostenere la controrivoluzione. Per quanto  più che le corporazioni della mafia mediatica continuino spargendo le più assurde e sballate menzogne sulla Rivoluzione Bolivariana. Anche se il capitale finanziario e la destra interna continuano la crudele guerra economica. Niente di tutto questo potrà piegare l'appoggio del popolo venezuelano al suo governo costituzionale. Ed è il decisivo. Il Venezuela, inoltre, non è solo come dimostrano la recente visita a Cuba del presidente Maduro e le crescenti espressioni di solidarietà ricevute da popoli e governi indipendenti.

[di Angel Guerra Cabrera - Cubainformazione]

mercoledì 2 agosto 2017

Today, is the beginning of the end

Oggi, è l'inizio della fine.
Hoy, es el principio de final.

It’s #Overshoot Day - the date when humanity's demand on nature exceeds what Earth can regenerate over the entire year!

Oggi è l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui finiscono ufficialmente le risorse terrestri disponibili per l'anno in corso e cominciamo a “campare” sulle spalle delle generazioni future.

Oggi cade Earth Overshoot Day 2017, il "Giorno del sovrasfruttamento della Terra", che rappresenta la data in cui l'umanità ha simbolicamente consumato tutte le risorse terrestri disponibili per l'anno in corso, portando il Pianeta "in deficit".
Da oggi si quindi può davvero parlare di sovraconsumo umano del Pianeta, dato un prelievo superiore a quanto la Terra non riesca naturalmente a rigenerare durante l'anno (la cosiddetta "biocapacità").
In pratica attraverso le pratiche agricole intensive, la pesca eccessiva, la deforestazione, l'eccessivo utilizzo di acqua, l'estrazione di combustibili fossili e le relative emissioni di gas serra, il consumo di suolo per allevamento e attività antropiche,...etc. è come se oggi avessimo finito le risorse che la Terra è in grado di rigenerare nell'intero anno solare, quando invece alla fine del 2017 mancano ancora 5 mesi.
Il consumo umano di risorse naturali avviene oggi con un tasso di prelievo 1,7 volte più veloce rispetto alla capacità naturale degli ecosistemi di auto-rigenerarsi, determinando quindi un teorico momento dell'anno in cui questo prelievo va a superare la biocapacità naturale terrestre: questo è appunto l'Earth Overshoot Day, la cui data nel corso degli anni sta man mano anticipando.
È come se oggi ci servissero 1,7 pianeti per soddisfare il nostro fabbisogno attuale di risorse naturali, una situazione evidentemente simbolica che però rende bene l'idea dell'attuale sovrasfruttamento umano delle risorse del Pianeta: e i costi di questo crescente "squilibrio ecologico" sono sempre più evidenti ed intensi, sotto forma di siccità, scarsità di acqua dolce, erosione del suolo e dissesto idrogeologico, perdita di biodiversità, cambiamento climatico per accumulo di gas serra nell’atmosfera.
Secondo i calcoli del Global Footprint Network, l'Organizzazione di ricerca internazionale che ha strutturato il metodo di misura dell’Impronta Ecologica ("Ecological Footprint") per il calcolo del consumo umano delle risorse naturali, nel 2016 l'Earth Overshoot Day era caduto l’8 agosto, invece nel 2015 era caduto il 13 agosto, nel 2010 il 21 di agosto, nel 2000 era caduto a fine settembre.

sabato 1 luglio 2017

Croazia: difesa di Piazza Tito, difesa dell'antifascismo

Croatia: defense of Tito Square, defense of anti-fascism.



Intellettuali, politici, attivisti e cittadini si sono riuniti in Piazza Maresciallo Tito a Zagabria: per impedirne il cambio di nome, per ribadire i valori dell'antifascismo contro una destra radicale dilagante. Intellectuals, politicians, activists and citizens gathered at Piazza Tus Maresciallo in Zagreb: to prevent the change of name, to reiterate the values of anti-fascism against a racial radical right.

Lo scorso 22 giugno, in occasione del Giorno della lotta antifascista, circa un migliaio di persone si sono radunate in piazza maresciallo Tito nel centro di Zagabria per celebrare questa ricorrenza, ma anche per manifestare il proprio dissenso contro l’ennesimo tentativo di cambiare il nome della piazza.
Così per la prima volta - contemporaneamente alla commemorazione ufficiale che si tiene ogni anno a Brezovica, nei pressi di Sisak, dove il 22 giugno 1941 gli antifascisti croati organizzarono la prima insurrezione armata contro le truppe di occupazione naziste e fasciste - questa ricorrenza è stata celebrata anche nella piazza dedicata al maresciallo Tito.
La manifestazione, che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti dell’opposizione e intellettuali croati, è stata organizzata da varie associazioni della società civile in segno di protesta contro la richiesta – avanzata in seno al consiglio comunale di Zagabria da un nuovo partito fondato dal controverso ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović insieme alla deputata Bruna Esih – di rinominare la piazza intitolata al leader jugoslavo Josip Broz Tito.
Nonostante i pochi seggi aggiudicatisi nell’assemblea cittadina alle recenti elezioni amministrative, i voti del gruppo di Hasanbegović sono essenziali per formare una maggioranza che garantisca al rieletto sindaco Milan Bandić di governare tranquillamente per i prossimi quattro anni.
Hasanbegović e Esih, che rappresentano una forza di estrema destra distaccatasi dal partito al potere (HDZ), hanno costruito la propria campagna per le elezioni amministrative sulla retorica anticomunista, perorando la necessità di rinominare la piazza maresciallo Tito con una delibera del consiglio comunale. Il sindaco Bandić, dal canto suo, resta fermo nella sua intenzione di indire un referendum sulla questione, probabilmente contando sul fatto che alle urne sia improbabile si rechi il 50% più uno degli aventi diritto al voto, necessario affinché il risultato sia considerato valido.
Negli anni, Bandić si è dimostrato molto abile nel combinare il sostegno alle organizzazioni antifasciste con quello alla destra radicale.
Ciò che ha spinto i cittadini a riunirsi in piazza maresciallo Tito è stata proprio la percezione di questa minaccia che incombe sull’intero lascito della lotta antifascista. Una minaccia concretizzatasi nel discorso tenuto da Hasanbegović a Jazovka.
”Questo luogo sinistro ricorda il carattere criminale del comunismo jugoslavo che nel 1945 fu imposto al popolo croato contro la sua volontà […] E proprio questo apocrifo ovvero la festa nazionale del 22 giugno è l’occasione giusta per ricordare ancora una volta un fatto ben noto […] lo stato croato moderno è sorto unicamente dalla volontà nazionale della nostra generazione e dalla vittoria nella Guerra patriottica (1991-1995), che è anche una vittoria sui successori spirituali e reali degli esecutori (del massacro) di Jazovka”, ha detto Hasanbegović, aggiungendo: “È nostro dovere politico, statale e legislativo annullare il 22 giugno come festa nazionale e come fonte di una discordia del tutto inutile in seno al popolo croato, facendo sì che finalmente si creino i presupposti per una vera riconciliazione nazionale, che può basarsi unicamente sulla verità”.
Hasanbegović è noto per le sue posizioni anticomuniste e per le critiche all’antifascismo, nonché per la sua propensione a relativizzare i crimini del regime ustascia. Tant’è che già da studente aderì al movimento neonazista, scrivendo pamphlet nostalgici per la rivista filoustascia “Lo Stato Indipendente Croato”.
Tito occupa un posto simbolico (nella memoria collettiva) come leader del movimento antifascista e fondatore di uno stato socialista che portò modernizzazione e progresso nei vari ambiti della vita economica, sociale e culturale – industrializzazione, elettrificazione, innalzamento degli standard di vita, modernismo nell’arte e nell’architettura, progresso scientifico, notevole miglioramento del sistema sanitario e di protezione sociale, aumento del tasso di alfabetizzazione e di scolarizzazione, innalzamento del livello medio di istruzione, risoluzione della questione abitativa.
Molti cittadini croati ritengono che la rimozione dell’intitolazione di una delle piazze centrali di Zagabria a Josip Broz Tito rappresenterebbe l’atto finale di una lunga serie di rinominazioni delle vie e piazze in tutta la Croazia che fino agli anni Novanta portavano i nomi di uomini politici e intellettuali dell’epoca socialista, nonché di combattenti e battaglioni partigiani.
Animato da canti partigiani jugoslavi e croati, ma anche dalle note di “Ay, Carmela” e “Bella Ciao”, il raduno organizzato in piazza maresciallo Tito ha visto la presenza di numerosi esponenti dell’opposizione di sinistra, nonché di simpatizzanti del regime jugoslavo e dello stesso Tito. Oltre alle bandiere di “Radnička fronta”, un piccolo partito della sinistra radicale, e quelle della Lega dei comunisti di Jugoslavia, in piazza sventolavano numerosi striscioni, alcuni dei quali dal sapore ironico. A rivolgersi ai presenti, tra i quali c’era anche il celebre allenatore di pallanuoto Ratko Rudić, sono stati alcuni intellettuali e attivisti di spicco.
L’antifascismo non ha alternative. Non ne ha avute nel 1941, non ne ha nemmeno oggi […] Il fascismo fu un periodo buio, nient’altro che buio. Un male assoluto, espressione dell’odio verso tutto ciò che è umano, diverso”, ha dichiarato l’attivista femminista Marijana Bijelić, parlando dei pericoli delle tendenze fasciste odierne.
Hrvoje Klasić, docente di Storia presso la Facoltà di Filosofia dell’Università di Zagabria, ha fatto notare che anche il primo presidente della Croazia indipendente Franjo Tuđman fu membro del movimento antifascista guidato da Tito.
“Rade Končar, Nada Dimić, Josip Kraš, Ivo Lola Ribar non sono solo nomi delle fabbriche, sono i nomi degli eroi nazionali croati, ai quali la società rese omaggio nel 1945 intitolando loro fabbriche, vie,…Nel 1991 quella stessa società decise di punirli – da un giorno all’altro da eroi divennero criminali. Molti ne sono responsabili, compreso il loro compagno di partito Franjo Tuđman, che non avrebbe dovuto permettere che ciò accadesse, e lo stesso vale per Janko Bobetko e Martin Špegelj [ex generali dell’Armata popolare jugoslava, tra i principali protagonisti della guerra di indipendenza croata]. Ma c’è comunque qualcosa che li lega a Nada Dimić e Rade Končar – tutti fecero parte dello stesso movimento di resistenza organizzato e vittoriosamente guidato da Tito”, ha detto Klasić.
Snježana Banović, nota critica teatrale che si è occupata tra l’altro di teatro del periodo ustascia, ha citato i nomi di numerosi attori e professionisti del teatro uccisi durante la Seconda guerra mondiale per mano degli ustascia. “Credo che oggi tutti sappiamo che ci sono limiti che non si oltrepassano e linee dalle quali non si indietreggia. Oggi quella linea è questa piazza che porta il nome del maresciallo Tito da 71 anni e lo porterà per almeno dieci volte tanto. La piazza maresciallo Tito è barometro e polso di Zagabria che mostra quanto questa città si ricorda del proprio passato eroico. Una città che si vergogna del proprio passato partigiano è condannata all’oblio, ossia a morte”, ha concluso Banović.

martedì 30 maggio 2017

Grand River

Fase calante di un'estate rancida, nel mezzo di un paese guasto. 
Waning phase of a rancid summer, in the middle of a dead country.


Mettersi in viaggio è il miglior cardiotonico.
Mettersi in viaggio allontana la tristezza.
Mettersi in viaggio evita il peggio per il rotto della cuffia.

Ogni volta che lo afferra la voglia di sparare ai passanti dal balcone, Wu Ming decide: tempo di partire. Lo scrittore coglie al balzo una palla da lacrosse e si proietta in Canada.
Quebec, Ontario, British Columbia. L'America francese, anglosassone, indiana, l'America che non è Stati Uniti, patria di un multiculturalismo che brilla e scintilla ma mostra la corda. Un mese di visioni e pellegrinaggi, tra passato e futuro, vestiti pesanti di pioggia, piedi che affondano nella melma della Storia o battono le terre dure delle riserve, sulle tracce di Joseph Brant e sua sorella Molly. In Canada c'è una statua di bronzo. La statua di Joseph Brant, grande capo indiano. Il bronzo viene dai cannoni che a Waterloo sconfissero l'armée di Napoleone.
Una storia di tanti anni fa A story many years ago : Joseph e Molly, guide della nazione Mohawk, nemici della rivoluzione americana, ancora odiati nel paese delle stelle-e-strisce, omaggiati ma avvolti di oblio nel paese della foglia d'acero.
Da Montreal alla sonnacchiosa Québec, dall'arcipelago delle Mille Isole alla riserva di Six Nations, da Brantford a Vancouver (dove tutto è di più) si allunga la "via francigena" di Wu Ming, tra inukshuk e chitarre elettriche, caffè lunghi e fucili ad avancarica, lacrime e risate, totem e tabù.


Partiti per il Canada, partiti con uno scopo ma anche per scappare dall'Italia, da un'Italia che straborda dei "cascami del consumo illimitato", "discarica della comunicazione, rifiuti media-tossici sempre riciclabili. Smaltibili mai".
Un viaggio tra settembre e ottobre del 2007 compiuto da due membri del collettivo Wu Ming nella valle del fiume Mohawk, dove nel XVIII secolo era insediata la “Confederazione della Grande Pace”, la più potente lega indiana. Lì i nativi convissero con irlandesi e scozzesi, fino alla rivoluzione che generò gli Stati Uniti.

"Cos'è viaggiare se non uscire da sè - dice Wu Ming - rimettersi in prospettiva sotto un altro cielo e calpestando altra terra?"