sabato 26 novembre 2016

Hasta Siempre Fidel


Gracias, Fidel, porque con el Che Guevara y otros héroes, usted ha derrotado a la dictadura de América, usted ha liberado a Cuba.
Hoy Cuba tiene un muy alto nivel de la educación pública, la medicina pública, la eliminación del hambre y buen nivel de vida.


Hasta la Victoria, Siempre !

















sabato 29 ottobre 2016

Good morning World ...

"Buona sera. Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa interruzione. Come molti di voi io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo quanto chiunque altro. Ma nello spirito della commemorazione, affinché gli eventi importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta vengano celebrati con una bella festa, ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo giorno, un giorno ahimè sprofondato nell'oblio, sottraendo un pò di tempo alla vita quotidiana, per sederci e fare due chiacchiere. Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all'affermazione della verità. E la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c'era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere a ciò. Com'è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole... non c'è che da guardarsi allo specchio. If you are looking for the guilty, you look in the mirror. Io so perché l'avete fatto. So che avevate paura. E chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie. C'era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, fear has taken hold of you, ed il Caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all'attuale Alto Cancelliere.
Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente consenso. Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio. Più di quattrocento anni fa, un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria questo giorno. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l'equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato questo giorno. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, ad un anno da questa notte, fuori dai cancelli del Parlamento, e insieme offriremo loro un giorno che non verrà mai più dimenticato."

sabato 20 agosto 2016

Stay human

SIRIA - Aleppo - Omran Daqneesh, 5 anni.


 "Se fate tacere questi bambini, le pietre grideranno"
 "If you do shut up these children, the stones will cry"


Ma come siamo arrivati a questo?

Le proteste del marzo 2011 si diffondono rapidamente in più città, in virtù dell’effetto contagio delle primavere arabe. Le proteste sono partite da Deraa, città che è sì in una delle aree più depresse del Paese, ma anche a pochi passi dal confine con la Giordania. Paese in cui, coordinati dal Dipartimento di Stato, operano agenzie e militari americani, con vari centri di addestramento. Nonché inglesi e sauditi.
Un portavoce ministeriale siriano afferma che la polizia avrebbe l’ordine di non sparare sui manifestanti pacifici ma all’interno delle manifestazioni ci sono gruppi armati il cui fine è provocare scontri a fuoco.
Sulle proteste popolari si innesca l’infiltrazione di agenti provocatori che inducono alla reazione a fuoco le forze governative. Le notizie conseguenti vengono amplificate e rilanciate dai predisposti punti di diffusione. La prevista e scontata auto-propagazione nei media occidentali completa l’opera.
In Siria l’elemento scatenante sono stati agenti opportunamente addestrati dai servizi occidentali e miliziani wahabiti jihadisti. Quotidiani internazionali, come The Guardian, e regionali, come il libanese Daily Star, hanno riportato una notizia secondo cui agenti occidentali – tra cui anche i 12 francesi catturati dall’esercito – erano presenti in Siria sin dall’avvio dell’operazione di regime change camuffata sotto le proteste popolari.
Riepilogando questa potrebbe quindi essere la sequenza degli interventi adoperati: preparazione agenti, fonti di notizie e rilancio, infiltrazione nelle proteste, provocazione armata, repressione, amplificazione di notizie false e diffusione mondiale, condanna, giustificazione di interventi dall’esterno.
Per la Siria la notizia che doveva far scatenare l’intervento occidentale è stata quella dell’uso di armi chimiche da parte di Assad contro la popolazione. La notizia non era falsa, ma il gas era stato usato dagli stessi jihadisti proprio al fine di causare l’intervento USA a loro supporto. Fallito nel caso specifico soltanto per la netta frapposizione della Russia e di Papa Francesco.
Create le condizioni che, sfruttando la protesta popolare, hanno determinato in contemporanea la messa all’indice internazionale del governo di Assad e lo schiacciamento dell’opposizione in opposizione armata, nel paese sono stati fatti affluire dalle frontiere di Turchia e Giordania tra i 100 e i 200 mila miliziani (in stragrande maggioranza non siriani) addestrati nei due paesi, oltre che in Arabia Saudita e Qatar. Lo stesso re giordano Abdullah aveva detto che gli inglesi del SAS (Special Air Service) hanno costituito dal suo Paese per operare nel sud della Siria un battaglione meccanizzato di miliziani.
Il successo della fase iniziale degli attacchi delle milizie si è amplificato rapidamente, grazie anche alla loro perfetta conoscenza delle vulnerabilità dell’esercito siriano. A quel punto è intervenuta la Russia per adeguare l’esercito siriano al tipo di guerra che stava combattendo.

[Valentin Vasilescu]

giovedì 28 luglio 2016

"The world is at war, a war for real” but “not a war of religions”

 for the English translation

 para la traducción española

 中国的翻译

“Il mondo è in guerra”, “guerra vera”,  “guerre di interessi, per soldi, per le risorse della natura, per il dominio dei popoli”, ma “non guerra di religione”, “le religioni tutte le religioni, vogliono la pace. La guerra la vogliono gli altri”. E’ il commento di papa Francesco all’assassinio di padre Jacques Hamel, il sacerdote ucciso a Saint Etienne du Rouvray, fatto sull’aereo che lo ha portato a Cracovia, dove è arrivato alle 16 (ora locale) per la 31ma Giornata mondiale della gioventù.
“La parola che si ripete tanto – ha detto ancora - è ‘sicurezza’, ma la vera parola è ’guerra’. Il mondo è in guerra, guerra a pezzi. C’è stata quella del 1914, con i suoi metodi, poi quella del 1939-45 e adesso questa”. “Non è tanto organica, ma organizzata sì. Ma è guerra. Questo santo sacerdote, morto proprio nel momento in cui offriva la preghiera per la pace. Lui è uno, ma quanti cristiani, quanti innocenti, quanti bambini... Pensiamo alla Nigeria, per esempio. Diciamo: ma quella è l’Africa! È guerra. Noi non abbiamo paura di dire questa verità, il mondo è in guerra perché ha perso la pace” e, ha aggiunto arrivato a Cracovia, “vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre”.
Francesco ha quindi rivolto un pensiero ai giovani della Gmg. “La gioventù sempre ci dice speranza. Speriamo che i giovani ci dicano qualcosa che sia un po’ più di speranza in questo momento”.
Al suo arrivo a Cracovia, all’aeroporto internazionale “Giovanni Paolo II” di Balice-Kraków, il Papa è stato accolto dal presidente della Repubblica, Andrzej Duda, e dall’arcivescovo di Cracovia, card. Stanisław Dziwisz, storico segretario di papa Wojtyla.
Subito dopo l’arrivo e la cerimonia di accoglienza, papa Francesco si è recato al Wawel, lo storico castello che domina Cracovia, dove ci sono stati prima l’incontro con le autorità, la società civile e i membri del corpo diplomatico accreditato in Polonia, nel cortile, poi, nella Sala degli uccelli, la visita di cortesia al Presidente della Repubblica e infine, nella cattedrale dei santi Stanislao e Venceslao, i vescovi.
Nell’unico discorso pubblico di oggi, nel cortile del Wawel, Francesco ha detto che servono “disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame” e “solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede”. Arrivato nel pomeriggio in Polonia, a Cracovia, dove da domani prenderà parte alla 31ma Giornata mondiale della gioventù, papa Francesco nel suo primo discorso davanti alle autorità del Paese ha sostenuto la necessità di affrontare le sfide poste dal tempo con “il coraggio della verità e un costante impegno etico”, in modo che sia sempre rispettata la dignità umana è un principio che coinvolge ogni attività umana, compreso “gestire il complesso fenomeno migratorio”.
“Quest’ultimo richiede un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene. Occorre individuare le cause dell’emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono ritornare. Al tempo stesso, occorre la disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede. Nello stesso tempo vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria. Si tratta così di fare il possibile per alleviare le loro sofferenze, senza stancarsi di operare con intelligenza e continuità per la giustizia e la pace, testimoniando nei fatti i valori umani e cristiani”.
Nel suo discorso il Papa ha anche affermato che “la coscienza dell’identità, libera da complessi di superiorità, è indispensabile per organizzare una comunità nazionale sulla base del suo patrimonio umano, sociale, politico, economico e religioso, per ispirare la società e la cultura, mantenendole fedeli alla tradizione e al tempo stesso aperte al rinnovamento e al futuro. In questa prospettiva avete da poco celebrato il 1050° anniversario del Battesimo della Polonia. E’ stato certamente un forte momento di unità nazionale, che ha confermato come la concordia, pur nella diversità delle opinioni, sia la strada sicura per raggiungere il bene comune dell’intero popolo polacco”.
“Anche la proficua cooperazione nell’ambito internazionale e la reciproca considerazione maturano mediante la coscienza e il rispetto dell’identità propria e altrui. Non può esistere dialogo se ciascuno non parte dalla propria identità. Nella vita quotidiana di ogni individuo, come di ogni società, vi sono però due tipi di memoria: buona e cattiva, positiva e negativa. La memoria buona è quella che la Bibbia ci mostra nel Magnificat, il cantico di Maria, che loda il Signore e la sua opera di salvezza. La memoria negativa è invece quella che tiene lo sguardo della mente e del cuore ossessivamente fissato sul male, anzitutto su quello commesso dagli altri. Guardando alla vostra storia recente, ringrazio Dio perché avete saputo far prevalere la memoria buona: ad esempio, celebrando i 50 anni del perdono reciprocamente offerto e ricevuto tra gli episcopati polacco e tedesco, dopo la seconda guerra mondiale. L’iniziativa, che ha coinvolto inizialmente le comunità ecclesiali, ha innescato anche un processo sociale, politico, culturale e religioso irreversibile, cambiando la storia dei rapporti tra i due popoli. A questo proposito, ricordiamo anche la Dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica di Polonia e quella ortodossa di Mosca: un atto che ha avviato un processo di avvicinamento e fraternità non solo tra le due Chiese, ma anche tra i due popoli. Così la nobile nazione polacca mostra come si può far crescere la memoria buona e lasciar cadere quella cattiva. Per questo si richiede una salda speranza e fiducia in Colui che guida i destini dei popoli, apre porte chiuse, trasforma le difficoltà in opportunità e crea nuovi scenari laddove sembrava impossibile”.

martedì 7 giugno 2016

Muhammad Ali

"La vita è breve, e diventiamo vecchi velocemente. Non ha senso sprecare tempo odiando le persone".  
"Life is short, and we get old quickly. It makes no sense to waste time hating people."

 
"La mia coscienza non mi permette di andare a sparare a mio fratello o a qualche altra persona con la pelle più scura, o a gente povera e affamata nel fango per la grande e potente America. E sparargli per cosa? Non mi hanno mai chiamato ‘negro’, non mi hanno mai linciato, non mi hanno mai attaccato con i cani, non mi hanno mai privato della mia nazionalità, stuprato o ucciso mia madre e mio padre. Sparargli per cosa? Come posso sparare a quelle povere persone? Allora portatemi in galera. Siete voi il mio nemico, il mio nemico è la gente bianca, non i Vietcong i cinesi o i giapponesi."
"My conscience does not allow me to go shoot my brother or some other person with darker skin, or poor and hungry people in the mud for the great and powerful America. And shoot him for what? They have not called me 'negro', they do not have me lynched, they not have attacked me with the dogs, they not have deprived me of my nationality, raped and killed my mother and my father. Shoot at them for what? How I can shoot those poor people? Then take me to jail. Are you my enemy, my enemy is white people, not the Vietcong the Chinese or the Japanese."

venerdì 22 aprile 2016

venerdì 1 aprile 2016

On the border of Romania and of humanity

Ai confini della Romania e dell'umanità

Aici articol în limba română

“A pelato di merda!”, mi urla un ragazzino grassoccio che avrà circa dodici anni. Sono a Craica, all’estrema periferia di Baia Mare, in Romania. Ai lati del binario di una ferrovia dismessa sono state costruite un’ottantina di baracche. È sempre la stessa storia: adulti con tanti bambini e bambini con altri bambini.
Il ragazzino che mi ha insultato è rom. Sto portando qualche paio di stivali di gomma ad alcuni dei bambini che vivono in condizioni terribili in una baracca che avevo visitato il giorno prima. Mi sembra illogico. Sono talmente tante le cose che mancano o non funzionano che l’idea che 15 ragazzi con le scarpe possano fare la differenza suona ridicola.
La sera prima ero stato anche a Pirita, una discarica di scarti di lavorazione di una miniera (dove ci sono altri insediamenti informali abitati dai rom). Sono rimasto impantanato con la macchina nel fango. La situazione è terribile. Ho visto centinaia di persone che vivono in un incubo: la zona ricorda i campi profughi che ho visitato l’anno scorso in Libano. The situation is terrible. I have seen hundreds of people living in a nightmare: the area is reminiscent of the refugee camps that I visited last year in Lebanon.
Qui, però, la povertà fa ancora più impressione. Una famiglia con sette figli e un ottavo in arrivo si stava costruendo una baracca. Tre dei bambini non avevano le scarpe ed erano sporchi da far spavento. Due non avevano nemmeno i pantaloni.
In tutto il campo c’è solo una fonte d’acqua. Il padre aveva 31 anni ma ne dimostrava cinquanta. La madre ne aveva 26, e anche lei ne dimostrava almeno venti di più. Probabilmente all’ultimo mese di gravidanza, la donna stava battendo dei chiodi cercando di attaccare dei pezzi di legno. Nella baracca c’era un letto grande poggiato su alcuni sassi: quando piove ci sono dieci centimetri d’acqua per terra. E c’era anche una stufa in cui la famiglia brucia qualsiasi cosa purché faccia calore. Nient’altro. Il tutto in nove metri quadrati al massimo. Ho parlato con la gente. Solo rabbia, a Pirita come a Craica.
Cosa può cambiare una visita del genere? Me lo chiedo mentre faccio indossare un paio di stivali a una bambina che ha i piedi zuppi d’acqua
I quindici bambini di Pirita a cui ho portato gli stivali hanno i piedi coperti e stamattina hanno mangiato aI have also visited the buildings of the ghetto of Baia Mare neighborhood. Waste everywhere. Drugs and prostitution. La situazione non è così grave come nel ghetto di Ferentari, a Bucarest, ma è molto probabile che tra qualche anno diventi addirittura peggiore.
sufficienza. Ma altri cento bambini del campo non sono stati così fortunati. Ho visitato anche i palazzi del quartiere ghetto di Baia Mare. Rifiuti dappertutto. Droga e prostituzione.
Cosa sto cercando in un posto del genere? Perché sto perdendo tempo a osservare cose che la maggior parte dei romeni non ha né visto né immagina che esistano? Cosa può cambiare una visita del genere? Me lo chiedo mentre faccio indossare un paio di stivali misura 23 a una bambina che ha i piedi zuppi d’acqua e coperti di fango.
Mi prendo un altro insulto. Non ho stivali per tutti gli adulti che ne hanno bisogno o che pensano di averne diritto. Parlo con loro. Così come faccio a Ferentari e in altri posti del genere.
Un uomo anziano urla qualcosa in romanì a un gruppetto che fa casino. Gli dico, sempre in romanì, che anche io sono rom e che lo ringrazio. L’uomo rimane sorpreso, come le persone intorno a lui. Poi si rivolge a me cercando di giustificare la villania degli altri. Alcuni sembrano ascoltarlo, altri se ne vanno brontolando. Uno di loro mi insulta ancora, sempre in romanì. È un ragazzo, padre di due figli. Ma non ho più stivali da dargli.

Lo stato non esiste

Per loro rappresento lo stato romeno. Uno stato che merita di essere insultato perché permette l’esistenza di luoghi come questi. Sono il dignitario di uno stato che - è evidente - ha fallito, tollerando ghetti come questo. To them I represent the Romanian state. A state that deserves to be insulted because it allows the existence of places like these. I am the dignitary of a state that - it is evident - has failed, tolerating ghettos like this. Sono consapevole che nel tempo del mio incarico non potrò cambiare granché a Craica o a Pirita. E so che anche se avessi un mandato più ampio non potrei comunque fare molto. Per trasformare davvero le cose c’è bisogno di tempo e di pazienza. Tuttavia esiste la possibilità che la mia visita cambi qualcosa. A Pirita e a Craica sono stato accompagnato da persone meravigliose. Sono convinto che torneranno nel campo e che porteranno a scuola altri bambini, ragazze e ragazzi i cui genitori non sanno cosa significhi essere responsabili. Oppure non lo sono affatto. C’è la possibilità che in futuro alcuni di questi bambini possano beneficiare delle misure che abbiamo inserito o che inseriremo nel piano anti povertà del governo.
Rispetto a questi problemi 15 paia di stivali di gomma non sono nulla. Proteggeranno solo 15 bambini dai tagli ai piedi e dall’umidità per qualche mese.

Ospiti inattesi

Mi telefona mio figlio. Ha i pidocchi. C’era da aspettarselo, considerato che passiamo almeno dieci ore a settimana con i bambini di Ferentari. In qualche modo è divertito e si congratula con me per la mia calvizie, che mi protegge dal prurito e dallo shampoo contro i parassiti. Domani torneremo dai bambini del centro d’accoglienza di Bucarest. Oggi stanno meglio di qualche anno fa. E rispetto agli altri ragazzini del quartiere hanno qualche possibilità in più di vivere una vita quasi normale.
All’improvviso l’insulto del ragazzino di Craica mi sembra molto meno drammatico. La mia calvizie ha anche un lato positivo. A Craica non ho risolto granché ma, per quanto posso, continuerò a provare a fare qualcosa. E sono sicuro che troverò sempre sostegno.

di Valeriu Nicolae

lunedì 8 febbraio 2016

Welcome to hell cambodian

Se vi parlo della Cambogia forse dovrei parlarvi del suo favoloso Tempio di Preah Vihear, situato in cima ad un'altura di 525 metri, sui monti Dângrêk. O forse dovrei parlarvi del bellissimo fiume Mekong o della natura ricca e verdeggiante che si trova fuori le città. O magari potrei soffermarmi sulla terribile storia di Pol Pot. Ma non vi parlerò di questo. Vi parlerò di un articolo letto sul Corriere della Sera e di alcuni documentari visti. Che iniziano tutti con la stessa domanda: "La vuoi una bambina di dieci anni? O preferisci il suo fratellino, che di anni ne ha otto?". "You want child a ten year old? Or you would rather his little brother, who has eight year old?".
Eh sì, assieme alla marijuana e all'anfetamina, questo offrono i papponi agli occidentali che scendono negli alberghi da due soldi attorno al lago Bung Kak di Phnom Penh. Anche l'autista di tuk-tuk propone creature di cui abusare: "Conosco un bordello pieno di ragazzine. Costano care, però. Almeno venti dollari".
Le bambine vendute ai bordelli a volte hanno solo cinque anni. Almeno un terzo delle prostitute cambogiane è minorenne. The girls are sold to brothels sometimes have only five years old. At least a third of Cambodian prostitutes are minors.
Gli orchi sono spesso europei, australiani, statunitensi e giapponesi. Orcs are often European, Australian, US and Japanese. Sì, anche italiani. Ma ci sono altri mostri, più insidiosi, perché si confondono tra i cambogiani, quindi più difficili da intercettare. Sono quei pedofili, numerosissimi, che arrivano da Taipei, Hong-Kong, Pechino. Ci sono asiatici che festeggiano la firma d'un contratto comprandosi una vergine cambogiana. There are Asian celebrating the signing of a contract by buying a Cambodian virgin.
Spesso sono le famiglie stesse a fornire loro le bimbe. Bimbe che, quando tornano a casa dopo aver trascorso un paio di notti con il loro stupratore, sono prese a sassate dagli uomini del villaggio, perché considerate srey kouc,
anime rotte. Perciò, dopo che una madre ha venduto la verginità di una bimba di 10 anni per 500 dollari, la piccola finisce in un bordello.
La nuova maledizione poi del porto di Sihanoukville è la yahma, così viene chiamata una micidiale metanfetamina fabbricata in Thailandia, di cui ne fa uso l'80 % delle prostitute cambogiane. La vecchia, ma sempre attuale, maledizione del luogo sono i pedofili occidentali, che qui addescano le loro prede sulla spiaggia; il 65% sono maschietti dagli otto ai quindici anni.
E il governo cambogiano? E la polizia del luogo? Certo, qualcosa si sta muovendo in questi anni, ma la strada è ancora desolatamente lunga e ricca d'ostacoli; perchè, in fondo, il turismo sessuale porta soldi, e questi per alcuni possono essere più importanti della vita di un bambino.
Questo è l'inferno cambogiano, un inferno sceso in terra, dove padri esemplari di famiglia, gran lavoratori, di quelli che portano i figli alle partite, di quelli che fanno regali, mostrano la loro vera faccia da demoni.

 http://video.repubblica.it/mondo-solidale/parlando-con-gli-alberi-il-film-sulla-prostituzione-minorile/129560/128063